La riforma delle pensioni in Italia tiene sempre banco anche nel weekend dove si sommano le varie proposte e idee che durante la settimana vengono poi messe nel tavolo tra governo e sindacati: come riporta il portale Pensioni Oggi, è al vaglio una modifica nell’uscita anticipata nel settore volo, tra assistenti di volo e piloti che potrebbero usufruire dell’Ape sino a 5 anni prima. La Legge Fornero infatti non ha cancellato le agevolazioni sui requisiti pensionistici dei lavoratori iscritti al Fondo Volo e così nel 2016 la pensione per queste due categorie di lavoratori nel settore aerei potrebbe essere raggiunta a 61 anni e 7 mesi di età. La seconda alternativa potrebbe invece essere l’anticipo di pensione dopo 37 anni e 10 mesi contributivi, in generale comunque fino a 5 prima dell’ipotetica data di inizio dell’assegno previdenziale. Ricordiamo come il Fondo Volo è un organo a cui sono iscritti il personale addetto al comando, alla guida e al pilotaggio degli aerei, ma anche tutto il personale addetto al controllo degli apparati e degli impianti di boro, e infine il personale dei servizi di volo, ovvero gli assistenti di volto.
Il governo è alle prese con due questioni urgenti sulla riforma pensioni 2016: dopo l’Ape anche i lavoratori precoci tornano in scena con alcuni studi all’atto dell’esecutivo, in quanto possibilità per arrivare a modificare e di molto la legislazione previdenziale in Italia. Come riporta oggi Pensioni Oggi, la Riforma sulla quale sta lavorando il Governo Renzi e i sindacati contiene misure sui lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno iniziato a lavorare molto presto, tra i 14 e i 18 anni, arrivando così a maturare un’anzianità contributiva molto elevata oltre i 40 anni anche se di età ora relativamente basse, anche prima degli anni stabiliti dall’Anticipo Pensionistico. Tra il 29 luglio e il 5 agosto Governo e sindacati ci saranno i vari accordi che poi a fine settembre potrebbero essere messi all’atto ufficialmente: purtroppo però, da quanto sembra secondo uno studio del Sole 24 Ore, l’intervento sarà di portata limitato rispetto a quanto si possa immaginare visto che sono solo i precoci “veri” ad usufruire della riforma: chi ne beneficerebbe dunque? Sembra solo chi ha lavorato prima della maggiore età, attribuendogli una maggioranza convenzionale dell’anzianità contributiva al 50%. Per capirsi, se gli anni lavorati sono 2 prima dei 18anni, allora ci sarà un anno di sconto e così via…
Governo e sindacati sono pronti a parlare di riforma delle pensioni, ma ancora la settima salvaguardia degli esodati non riesce a chiudersi. La Rete dei Comitati ha infatti pubblicato un nuovo aggiornamento sulle istanze dei mobilitati, dopo aver avuto un colloquio con la Direzione generale dell’Inps. Cinquecento richiedenti riceveranno presto la lettera di certificazione spedita alla fine della settimana, mentre altre saranno inviate da lunedì. Un problema non di poco conto riguarda, segnala la Rete, tante istanze che vengono approvate dalle sedi territoriali, ma poi vengono respinte a seguito della verifica della data degli accordi che risulta successiva al 31 dicembre del 2011. Senza dimenticare che ci sono istanze presentate in base ad accordi con aziende fallite. Queste sono ancora in attesa di essere esaminate, “in quanto il ministero del Lavoro non ha ancora risposto al quesito posto e sollecitato da alcuni Comitati (non della Rete)”. Il messaggio della Rete si chiude con un dato interessante: “Da un parziale esame risulta che i 6.300 posti previsti in legge saranno largamente sufficienti per coprire Tutte le richieste degli aventi diritto. Anzi, ne resteranno risparmiati per l’Ottava salvaguardia”.
La riforma delle pensioni allo studio del Governo si sta arricchendo di intervento: non più solo l’Ape, ma anche la fine delle ricongiunzione onerose, misure per lavoratori precoci, aumento della quattordicesima, estensione della no tax area. Secondo Il Sole 24 Ore, tuttavia, l’esecutivo dovrà cercare di contenere la spesa per il capitolo previdenziale in 1,5 miliardi di euro. Considerando che l’Ape ne richiederebbe circa 600 milioni, le altre misure dovrebbero essere finanziate con meno di un miliardo di euro. Basteranno o bisognerà rinunciare a qualcuno degli interventi ipotizzati?
I lavoratori precoci si preparano a tornare davanti alle istituzioni. L’occasione è la consegna al Presidente del Senato Piero Grasso delle firme raccolte in favore della riforma delle pensioni proposta dal ddl 857 di Cesare Damiano. Martedì alle 16:30 una piccola delegazione, accompagnata da Giovanni Battafarano, Segretario generale dell’Associazione Lavoro & Welfare, si recherà a palazzo Madama per questa consegna. Come noto, la proposta di Cesare Damiano prevede la tanto richiesta Quota 41, che consentirebbe l’accesso alla pensioni dopo 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica.
Cesare Damiano critica Stefano Parisi ricordando cosa significhi per lui la riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. L’ex ministro del Lavoro, sul suo profilo Facebook, ha infatti scritto che se Parisi sostiene la flessibilità, “deve sapere che questo significa abbassare, fino a un massimo di 4 anni, l’attuale limite della pensione di vecchiaia di 66 anni e 7 mesi”. Questo perché l’ex candidato Sindaco di Milano aveva detto che è indispensabile l’allungamento dell’età pensionabile, dichiarazione che non è certo coerente con quella relativa alla flessibilità. Parisi potrebbe essere il nuovo leader del centrodestra e per questo Damiano ha dedicato un post alle sue parole.
Antonio Boccuzzi, deputato del Pd, è convinto che occorra varare una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, quanto meno per i lavoratori che svolgono attività usuranti. In un intervento sulla rivista di Lavoro & Welfare, il membro della commissione Lavoro della Camera spiega che “anticipare la pensione, quando si fa per tutta la vita un lavoro molto faticoso e rischioso vuol dire diminuire anche il numero degli infortuni e degli incidenti mortali sul posto di lavoro”. Occorrerebbe quindi cogliere l’occasione dell’attuale dibattito sulla riforma delle pensioni per affrontare anche il tema importante dei lavori usuranti.
Continuano ad essere avanzate proposte per regolamentare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro senza andare ad incidere eccessivamente sugli stessi lavoratori. Proposte che dovranno soddisfare alcuni vincoli tra cui quello delle risorse che non potranno superare l’1,5 miliardi di euro. Per quanto concerne i lavoratori precoci ed ossia quelli che hanno iniziato a lavorare tra i 14 ed i 18 anni, si profila una soluzione che prevede un bonus contributivo di 4 o 6 mesi l’anno per consentire loro l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con soli 41 anni di contributi complessivi. Un’ipotesi che quindi si potrebbe dimostrare molto utile per questo particolare segmento di lavoratori che quindi potrebbero accedere anzitempo al sistema pensionistico senza penalizzazioni.
Dalla Rete dei comitati degli esodati arriva un aggiornamento relativo all’ottava salvaguardia. La proposta di legge è stata assegnata alla commissione Lavoro della Camera e il 28 luglio è previsto il primo esame del testo. La Rete fa anche sapere che la Lega Nord ha deciso di presentare una sua proposta e questo potrebbe comportare un allungamento dell’iter della proposta di legge, in quanto come avvenuto in passato su altri temi si cercherà di arrivare a un testo unificato. La Rete nei prossimi giorni chiederà ai capogruppo di Camera e Senato “l’assegnazione della sede deliberante alla Commissione per evitare le 4 letture della proposta (commissione e aula alla Camera e poi al Senato) tale da ottenerne una sollecita approvazione entro settembre”.
Mentre continua il proficuo confronto tra i rappresentanti del Governo Renzi e delle varie sigle sindacali nella speranza di riuscire a trovare una soluzione univoca in tema di riforme pensioni ed in particolare per quanto concerne l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, arrivano importanti novità per i lavoratori stagionali. Infatti, la Commissione Lavoro alla Camera ha approvato una risoluzione nata da una proposta congiunta del Partito Democratico, della Lega Nord e del Movimento Cinque Stelle, per permettere l’estensione della Naspi in relazione ai lavoratori stagionali. Entrando maggiormente nel merito della risoluzione, il testo prevede un ritocco sul passaggio graduale che ha portato dall’Aspi alla Naspi, avvenuto di fatto per effetto del Jobs Act. Un passaggio che a conti fatti ha comportato dei danni per i lavoratori che sono impegnati con il proprio impiego un numero inferiore di mesi (la soglia è sei mesi). Grazie a questa risoluzione possono godere di un trattamento di integrazione salariale pari a tre mesi per ogni semestre lavorato nell’arco di un anno.