L’ultimo giorno del 2015 un decreto nominava il presidente della nuova agenzia per i servizi al lavoro. Il braccio operativo del Jobs Act trovava così attuazione. Ci sarà una struttura di servizi specializzati che si prenderà in carico chi è in cerca di lavoro, così come avviene in tutti i paesi avanzati. Il 2 gennaio il nuovo presidente, accompagnato dal responsabile logistica del ministero, ha visitato gli uffici. Comodi, funzionali, poi col tempo potrà personalizzarli come ha fatto nel suo cubicolo di professore universitario.
Il 7 gennaio primo incontro con il direttore generale del ministero. Viene presentata la pianta organica del personale già impegnato nei Centri per l’impiego locali. Non ci si occupa degli aspetti formali, la burocrazia è già all’opera per i dettagli. Definita la struttura dirigenziale per i servizi con lo spostamento di dirigenti già presenti nel ministero o in Italia Lavoro o in Isfol, ci si dedica a valutare la necessità di avviare una fase di formazione per il personale. Si tratta di poche persone rispetto alle necessità e formate per attività in parte diverse da quelle previste dalla riforma.
Viene illustrato il piano formativo previsto per il mese di febbraio. D’altro canto in alcune regioni i servizi al lavoro già funzionano così come la nuova legislazione ha previsto per tutto il Paese. È bastato contattare le agenzie regionali per ottenere materiale e indicazioni per definire il percorso formativo.
Al fine di potenziare la rete di sportelli disponibili e sviluppare la rete di servizi si opererà con il coinvolgimento in rete delle Agenzie per il lavoro autorizzate e accreditate. È già fissato un incontro con le associazioni di rappresentanza per definire il modello di servizio e le competenze pubbliche che verranno esercitate direttamente. Per gli aspetti economici sono già stati fatti incontri basati sui costi standard applicati nei territori regionali dove il sistema pubblico-privato è in atto per fissare i tetti nazionali. La collaborazione pubblico-privati è peraltro già sperimentata anche nazionalmente con il programma Garanzia Giovani e quindi tutte le strutture, centrali e territoriali, hanno testato la gestione dei servizi in rete.
La definizione della governance occupa poco spazio nel dibattito. Il cda vede solo due membri oltre al presidente e verranno indicati entro 15 giorni dalle regioni e dal ministero. Un consiglio di indirizzo e valutazione, più numeroso, sarà composto da esperti di politiche del lavoro. Entro un mese le rappresentanze sindacali e industriali indicheranno i componenti.
La parte maggiore dell’incontro viene dedicata all’illustrazione del sistema informativo. Dato che si deve operare nel tempo più breve possibile ci si è rifatti a ciò che già esiste, e non è poco. Garanzia Giovani ha un sistema di interscambio informativo già testato sul piano nazionale e vede operare sia strutture pubbliche che private. Il sistema informativo dei Centri per l’impiego, per la gestione delle Comunicazioni obbligatorie, diffuso ovunque, richiedeva solo di essere messo in rete su tutto il territorio nazionale per favorire la mobilità. Altri progetti svolti da Italia Lavoro negli ultimi anni hanno sviluppato software dedicati a scuola-lavoro, apprendistato e altri target che possono servire per implementare le capacità di personalizzazione del sistema.
A tal fine, già da sei mesi è all’opera un gruppo di lavoro che ha definito il sistema informativo di base, collegando l’esistente. Si prevede solo dopo un anno di avvio di implementare e sviluppare il sistema definitivo tenendo conto delle esigenze emerse dall’esperienza. Anche per la profilatura e la personalizzazione dei servizi sulla base delle capacità delle persone si sono trovate soluzioni già testate.
Oltre ai progetti per singoli target promossi in anni recenti con fondi europei vi è l’importante lavoro fatto dalla Agenzia per il lavoro di regione Lombardia. Il sistema è ormai noto agli esperti e oggetto di confronti internazionali. Riportato sul piano nazionale, permette di avviare subito i servizi sulla base di valutazioni personalizzate oggettive. Si può così saltare una fase pionieristica e basata su target prefissati come è avvenuto nelle regioni che hanno sviluppato i servizi al lavoro nel silenzio delle strutture centrali.
Assieme al sistema informativo, il gruppo di lavoro ha sviluppato due strumenti essenziali per il nuovo modello di servizi. In primo luogo, un sistema di raccolta dati per sviluppare criteri di valutazione di efficienza ed efficacia dei servizi forniti. Si potrà sapere in tempo reale dove, in quanto tempo e con quali servizi la persona presa in carico ha trovato una nuova occupazione. Oltre a questo modulo essenziale sono state mostrate carte tematiche, elaborate sulla base dei dati amministrativi, che indicano dove si stanno creando nuovi posti di lavoro e per quali profili professionali. Sono strumenti utili per sviluppare politiche territoriali mirate e mettono a frutto il lavoro sviluppato da alcuni centri di ricerca universitari con le esigenze della nuova Agenzia nazionale per il lavoro. Finita la giornata si fissano le date per l’avvio dei nuovi servizi. Entro due mesi la rete potrà essere attivata e il supporto dei servizi previsto dal Jobs Act sarà operativo.
Ciò che racconta questo articolo è tutto vero, ossia era possibile farlo. Nella realtà a oggi è vera solo la prima riga. Mi auguro che settembre porti tutti i responsabili coinvolti nella nuova agenzia a un colpo di reni. Soprattutto i dirigenti preposti, più che temere i decreti Madia, dimostrino di essere determinanti, altrimenti ben venga la mobilità.