Riccardo Nencini commenta con un post su Facebook le dichiarazioni di Enrico Zanetti sulla riforma delle pensioni. “Ha ragione il viceministro Zanetti: servono risorse per le imprese. Ha torto il vice ministro Zanetti quando pensa che pensioni e investimento sulle persone non siano una priorità. E invece aumento delle pensioni minime e sostegno agli studenti meritevoli e in condizione di bisogno devono essere al centro della legge di stabilità”, scrive il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti. La sua posizione è poi ben nota: le pensioni minime andrebbero aumentate facendo crescere la tassazione sul gioco d’azzardo.
Dopo gli ultimi dati Istat che hanno certificato una situazione economica italiana ed europea ritornata ad essere quanto meno preoccupante in ragione di un pil praticamente fermo, da più parti si sta pensando alla possibilità di accantonare la riforma del sistema pensionistico in attesa di tempi migliori. Non la pensa alla stessa maniera Annamaria Furlan, segretario della Cisl, che nel corso di una recente intervista pungolata sull’argomento ha sottolineato: “Rinviare il cantiere delle pensioni? Assolutamente no. La riforma delle pensioni è indispensabile non solo per una questione di equità sociale ma anche per creare le condizioni per l’innovazione di cui hanno bisogno le imprese: in Italia abbiamo nonni e padri di 66 e 67 anni ancora al lavoro, e figli e nipoti disoccupati. Ed è chiaro che l’innovazione si fa più facilmente con i giovani lavoratori”.
Enrico Mentana con un post su Facebook evidenzia come l’Italia, dopo tre mesi trascorsi a parlare di referendum, si sia risvegliata scoprendo di essere un paese “azzerato”, visto il suo livello di Pil, di inflazione e di tassi di interesse. Tra i vari elementi di “blocco” del Paese, il direttore del Tg La7 evidenzia che “la maggior parte dei giovani non lavora, o svolge attività incredibilmente sottodimensionate rispetto alle capacità, perché la base produttiva è la più stretta d’Europa e perché nessuno o quasi, soprattutto nelle professioni, lascia il suo posto, nemmeno con l’età pensionabile o quando potrebbe comunque permetterselo, ostruendo del tutto il ricambio generazionale, e crescendo leve gregarie. Crediamo di essere Cocoon e invece stiamo appassendo”.
Cesare Damiano “consiglia” al Governo di non rinunciare alla riforma delle pensioni, diversamente si potrebbe creare “un conflitto sociale e politico che va assolutamente evitato”. Intervistato da Il Giornale, l’ex ministro del Lavoro evidenzia come nell’esecutivo ci siano posizioni diverse sulle pensioni (Nencini e Zanetti) e questo potrebbe essere un problema. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha quindi ribadito che per interventi efficaci sul sistema previdenziale occorre prevedere un esborso pari a due miliardi di euro, tenuto anche conto che gli interventi per esodati e Opzione donna non comporterebbero lo stanziamento di nuove risorse.
Le dichiarazioni di Enrico Zanetti sulla riforma delle pensioni non potevano non provocare delle reazioni. E così Cristiano Fiorentini, membro dell’esecutivo nazionale Usb pubblico impiego, spiega che contrapporre il rinnovo del contratto degli statali e la riforma delle pensioni è “un tentativo di scatenare una guerra tra poveri che conferma l’impianto antipopolare di questo Governo che quando si tratta di intervenire in risposta ai bisogni dei cittadini, siano essi lavoratori, pensionati, migranti o disoccupati, mette a disposizione solo le briciole”. Il sindacalista evidenzia quindi che occorre certo rinnovare il contratto del pubblico impiego, ma che che “questo non può essere fatto a danno dei pensionati che hanno diritto ad avere una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro”.
Un rapporto della Fondazione Bertelsmann, che prende in esame le attività dei governi e le riforme attuate nei paesi Ocse e Ue, pone l’Italia al 32° posto su 41. E dà anche un giudizio sulle politiche previdenziali del nostro Paese, giudicate non proprio positivamente. In particolare, viene segnalato che godono di una particolare protezione gli impiegati nel settore pubblico o nelle grandi imprese private più avanti con l’età, a discapito dei giovani e dei lavoratori delle imprese private più piccole. Il sistema pensionistico italiano viene messo in 34a posizione e viene espresso un giudizio positivo sull’innalzamento dell’età pensionabile, ma c’è preoccupazione per i giovani che, avendo difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, vedranno in futuro pensioni molto basse.
Gli interventi di riforma delle pensioni possono avere anche effetti negativi. Lo sanno bene non solo gli esodati e coloro che si sono visti alzare l’età pensionabile dopo la Legge Fornero, sulle pensioni ma anche tutti i pensionati che con il blocco della rivalutazione dei loro assegni deciso dal Governo Monti hanno complessivamente perso circa 18 miliardi di euro, per poi riaverne indietro con il bonus Poletti solamente 2,8. I calcoli sono stati compiuti dal patronato 50&Più Enasco che ha anticipato uno studio che sarà pubblicato sulla sua rivista. Tra i dati interessanti, c’è quello secondo cui i pensionati l’anno scorso “si sono visti rimborsare mediamente meno del 12% del totale della mancata indicizzazione della perequazione”. Numeri che certamente saranno di supporto a quanti ancora ritengono che la Corte Costituzionale dovrebbe far rispettare la sua sentenza n. 70/2015.
Con la flessibilità che il Governo vuol chiedere all’Europa si andrebbe a finanziare “un intervento secco sulle pensioni: aumento delle minime e uscite anticipate”. Lo scrive Repubblica spiegando che Matteo Renzi, quando incontrerà lunedì prossimo a Ventotene Angela Merkel, cercherà di portare a casa la possibilità di rivedere il deficit concordato con l’Europa, sfruttando anche il fatto che la Germania l’anno prossimo va al voto e il Cancelliere non vorrà farlo in un clima europeo teso, già alle prese con la Brexit. Se dunque per Enrico Zanetti e Il Giornale le pensioni non sono una priorità per il Governo, Repubblica sembra invece sostenere l’opposto. Presto scopriremo chi ha ragione.
Che il Governo possa accantonare la riforma delle pensioni non sembra un’ipotesi campata per aria, dato che Enrico Zanetti, intervistato da La Stampa, oltre che da Sky Tg24, ritiene che la priorità debba essere data “alle misure che favoriscono l’occupazione e la crescita, poi ci sono quelle per la redistribuzione”. Per il viceministro dell’Economia, occorre “partire dalle misure che evitano l’aumento dell’Iva, poi ci sono le misure per ridurre la pressione fiscale delle imprese, poi ci sono degli spazi da gestire con attenzione, come il rinnovo del contratto del pubblico impiego che viene prima delle pensioni. Le pensioni non vanno davanti alle misure per la crescita e al rinnovo del contratto degli statali”.
Cesare Damiano interviene sulla riforma delle pensioni proposta dalla Bundesbank, che chiede di alzare l’età pensionabile in Germania fino a 69 anni nel 2060. “Noi informiamo la Bundesbank che gli italiani nel 2046, cioè 14 anni prima di quello che si vorrebbe per i tedeschi, per andare in pensione dovranno avere almeno 69 anni e 5 mesi di età, stante le attuali normative previdenziali”, ha scritto l’ex ministro in un post sulla sua pagina Facebook. E Damiano dà qualche consiglio ai tedeschi: “Forse la medicina non è quella di alzare continuamente l’età pensionabile e popolare le aziende di anziani, ma quella di rendere flessibile il sistema e prevedere una integrazione al minimo alle pensioni dei giovani penalizzati dalla precarietà delle carriere discontinue”.
Il Governo potrebbe decidere di accantonare la riforma delle pensioni per privilegiare invece il rinnovo del contratto degli statali. Lo scrive Il Giornale, sottolinenando come l’esecutivo si sia accorto che sono forti le pressioni sindacali per avere un innalzamento dei salari dei lavoratori della Pubblica amministrazione. Tuttavia essendo le risorse piuttosto scarse, ci sarebbe da fare una scelta tra i vari interventi possibili. E a quanto pare a farne le spese potrebbero essere quelli relativi al capitolo previdenziale.
I dati sul Pil dell’economia italiana nel secondo trimestre non sono passati inosservati e secondo l’Aduc sono paura ansia, apprensione e incertezza le cause di questo brusco “stop” della ripresa. L’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori non manca di evidenziare gli effetti che hanno avuto sui pensionati le ipotesi di un intervento che potesse far diminuire gli assegni calcolati con il sistema retributivo. Per questi timori, spiega Aduc in una nota, “i pensionati spendono di meno, quindi minori consumi, mancata attivazione del ciclo economico, diminuzione del Pil e aumento del debito pubblico”. Dunque, “è necessario che il Governo restituisca certezze ai pensionati”.
Come segnalato nei giorni scorsi, in Germania la Bundesbank ha proposto una riforma delle pensioni per innalzare a 69 anni l’età per uscire dal mondo del lavoro entro il 2060. In terra teutonica non sono mancate le reazioni. Sigmar Gabriel, che è Vicecancelliere,ha detto che ovviamente se fosse uno dei membri della Banca centrale sarebbe d’accordo con un’idea del genere, dato che si tratta di persone che guadagnano molto, sopportano uno stress fisico minimo e hanno una prospettiva di pensioni elevate. “Invece un artigiano, una commessa, un’infermiera del reparto geriatrico pensano che sia un’idea stupida. E io penso la stessa cosa”, ha detto il socialdemocratico.
I rappresentanti del Governo Renzi ed i sindacati si incontreranno nuovamente prima della fine del mese di agosto per cercare di trovare una convergenza per quanto concerne le misure da adottare in sede di riforma delle pensioni. Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, a più riprese hanno palesato una certa apertura nei confronti delle parti sociali allo scopo di trovare soluzioni funzionali e condivise. Obiettivo che rischia di essere alquanto difficile da centrare non solo perché le risorse che il Governo ha deciso di stanziare (circa 1,5 miliardi di euro) sono state definite insufficienti dai sindacati ma anche e soprattutto in ragione del rallentamento della ripresa che si sta registrando in tutta la zona UE. Il rischio è che il progetto di permettere un accesso anticipato alle pensioni possa essere rimandato in attesa di uno scenario migliore o peggio ancora che le penalizzazioni per i lavoratori possano essere più pesanti. Staremo a vedere nei prossimi giorni cosa succederà.