Annamaria Furlan non nasconde che la riforma delle pensioni all’insegna dell’Ape ipotizzata dal Governo potrebbe essere a rischio flop. Intervistata da Repubblica, la numero uno della Cisl spiega che l’Anticipo pensionistico non è mutuo, come lo definisce Susanna Camusso, ma un prestito. “Certo, se non arriveranno le detrazioni promesse dal governo per esentare dalle rate chi ha perso il posto, ha una patologia grave o fa un lavoro pesante allora sì, il rischio flop c’è tutto”, aggiunge la sindacalista, che poi ricorda come la flessibilità pensionistica sia importante per gli investimenti delle imprese: “Diventa complesso innovare con una media di lavoratori ultra sessantenni”.
Il Governo Renzi sta valutando attentamente come muoversi al meglio per quanto concerne la riforma del sistema pensionistico. Il punto cruciale restano al momento le risorse che non sembrano essere sufficienti per riuscire ad inserire nella prossima legge di stabilità tutte le misure messe in agenda. Secondo quanto riportato da diversi quotidiani nazionali, il Governo in ragione di ciò starebbe pensando di dividere la riforma almeno in due step. Un primo step rappresentato dalla Legge di Stabilità nel quale verrà data massima priorità alla questione della flessibilità con l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Nello specifico, si dovrebbe arrivare ad utilizzare la cosiddetta Ape con i lavoratori che dovrebbero accedere ad una sorta di prestito. In un secondo step si andranno quindi ad affrontare altre tematiche come gli interventi sulle quattordicesime e lo ‘scivolo’ per i cosiddetti lavoratori precoci.
Il Governo continua a lavorare alla riforma delle pensioni da inserire nella Legge di stabilità e Il Sole 24 Ore ricorda che l’Ape dovrebbe consentire, nelle intenzioni dell’esecutivo, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per circa 350.000 persone nell’arco di tre anni. Sembra poi che il requisito minimo di età verrà fissato a 63 anni, con un anticipo quindi fino a 3,7 anni rispetto all’attuale età di pensionamento, oltre al versamento di 20 anni di contributi. Tra tutte le misure sul tavolo, l’Ape sembra quella che verrà certamente approvata dal Governo.
Cesare Damiano si aspetta dal Governo qualcosa di più di un intervento sulle pensioni minime. In un’intervista a La Stampa, l’ex ministro del Lavoro ha detto di attendersi per la Legge di stabilità “risorse anche per chi vorrebbe anticipare il momento della pensione, e penso a disoccupati di lungo periodo, a chi fa attività usuranti, lavoratori precoci e invalidi. Bisogna spostare il limite da 66 anni e 7 mesi a 63 anni, senza penalità”. Dunque il Presidente della commissione Lavoro della Camera ritiene che la riforma delle pensioni debba essere approvata in maniera “completa” e che non vengano quindi varati solo dei singoli interventi.
Enrico Morando è tornato sul tema della riforma delle pensioni. Intervistato dall’Unità, il viceministro dell’Economia ha detto che “sulle pensioni c’è un confronto a cui l’esecutivo si è presentato con proposte credibili. Io spero che vada in porto”, facendo quindi riferimento all’Ape. E visto che uno degli argomenti entrati ultimamente nel dibattito è quello del rinnovo dei contratti della Pa, che per alcuni potrebbe “ostacolare” gli interventi in ambito previdenziale, Morando ha detto che “sul pubblico impiego sappiamo tutti che gli oneri saranno maggiori di quelli previsti nella Stabilità”. Tuttavia il viceministro dell’Economia ha detto di non volersi sbilanciare sulle cifre.
Il Governo Renzi nella persona del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ed in quella del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, da alcune settimane sta portando avanti un’opera di confronto con i sindacati per trovare delle soluzioni condivise per la riforma delle pensioni, da inserire nella prossima Legge di Stabilità. Tuttavia, l’attenzione dei sindacati è anche rivolta a misure di sostegno sulle prestazioni pensionistiche in essere. Infatti, il segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, in una recente intervista ha dichiarato la necessità di dare sostegno alle pensioni per pensare di riuscire ad avere una efficace ripresa economica del Paese. Ecco quanto detto da Proietti: “La prossima Legge di Stabilità deve sostenere in maniera forte la ripresa della nostra economia. Ciò può avvenire attraverso un intervento a sostegno delle pensioni in essere, il rinnovo dei contratti a cominciare da quelli pubblici, ed eliminando tutte le ingiustizie del sistema previdenziale. In particolare, vanno affrontati i temi dei lavori usuranti, dei lavoratori precoci, delle ricongiunzioni onerose e introducendo una reale flessibilità di accesso all’età pensionistica. Sull’insieme di questi argomenti nelle scorse settimane si è fatto un lavoro utile nel confronto fra governo e sindacati che adesso richiede scelte coerenti e coraggiose”.
Le ultime dichiarazioni di Matteo Renzi fanno sperare i sostenitori di una riforma delle pensioni. Durante la Versiliana, a Marina di Pietrasanta, il Premier ha infatti parlato di diversi temi e di come intende costruire la prossima Legge di bilancio. Tra le altre cose, ha anche detto che “bisogna dare un po’ più di soldi in tasca ai pensionati”. Sembra quindi confermata l’ipotesi di un intervento sugli assegni più bassi. Ma resta da capire cosa farà l’esecutivo sul fronte della flessibilità pensionistica. Sembra certa l’adozione dell’Ape, che però non convince del tutto i sindacati.
Il Governo dopo un paio di settimane di vacanze in concomitanza con il Ferragosto ritorna al lavoro ed in particolare ad occuparsi della questione della riforma del sistema pensionistico. Il Ministro Poletti ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, devono completare l’opera di concertazione con i sindacati per trovare soluzioni condivise. A quanto sembra, il Governo nella prossima Legge di Stabilità oltre a voler inserire misure per favorire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, sembra intenzionato anche a prevedere un aumento per le cosiddette pensioni minime. Il Premier Renzi, infatti, conscio di come vi siano tantissimi pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese sembra deciso a porvi rimedio. Staremo a vedere se effettivamente nelle prossime ore ci saranno conferme in tal senso.
Cesare Damiano non vuol sentir parlare di rinvio della riforma delle pensioni dopo che il ministro Calenda ha dichiarato che bisognerebbe concentrare le risorse disponibili in Legge di stabilità per la crescita e la produttività. Una tale scelta, secondo il Presidente della commissione Lavoro della Camera, dimostrerebbe “che il Governo non ha compreso la gravità del disagio sociale che esiste nel Paese”. L’ex ministro del Lavoro è quindi tornato a chiedere di stanziare 2 miliardi di euro per varare gli interventi in campo previdenziale necessari. “Renzi su questi argomenti si è impegnato e indietro non si può tornare”, ha aggiunto.
Ospite del Meeting di Rimini, Vincenzo Boccia ha parlato della prossima Legge di stabilità e dell’annoso tema della riforma delle pensioni. Il Presidente di Confindustria ritiene occorra “includere i giovani in questo mondo in cui sono sempre più esclusi. Dobbiamo creare ricchezza per avere un Paese più uguale, più solidale e anche più solidale tra le generazioni”. Il punto è che le risorse non sono molte: “Dobbiamo pensare prima di allargare la torta insieme e poi dividerla”, ha detto Boccia, secondo cui quindi il problema è di carattere temporale, altrimenti il rischio è quello di “dividere una piccola torta in questo momento”. “Dobbiamo creare ricchezza per avere un Paese più uguale, più solidale e anche più solidale tra le generazioni”, ha sottolineato il leader degli Industriali.
Il leader della minoranza del Pd, Roberto Speranza, lancia un appello al Governo per focalizzare la propria azione su alcuni punti, tra cui la riforma delle pensioni, per non rischiare di “andare a sbattere”. In un’intervista a Il Piccolo, Speranza spiega che “l’azione del governo va focalizzata sui nodi economici e sociali, archiviando la stagione dei bonus e aprendo quella degli investimenti per lo sviluppo. Penso a una misura universale di contrasto alla povertà che non lasci il tema degli ultimi al M5s. E bisogna riaprire il dialogo su scuola e pensioni”.
Oggi a Ventotene è in programma il vertice tra Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande e in molti ritengono che il Premier italiano comincerà a parlare ai partner europei della richiesta di flessibilità sul deficit di bilancio. Flessibilità che dovrebbe servire a varare in Legge di stabilità degli interventi che possano favorire la ripresa economica. Tra questi anche una riforma delle pensioni. Non tanto quella all’insegna della flessibilità, che dovrebbe prendere forma attraverso l’Ape. Più che altro si starebbe pensando di intervenire sulle pensioni minime, alzandone l’importo, magari attraverso un bonus. Questo almeno è quel che segnala Repubblica. Quel che in ogni caso resta avvolto nel mistero è il numero di pensionati che ne sarebbero beneficiari. E ovviamente più ampia sarà la platea, più l’intera ento costoso e magari anche l’aumento dell’assegno ridotto. In ogni caso sembra chiaro che senza la flessibilità non sarà possibile varare degli interventi previdenziali che vadano oltre all’Ape. Il quale, si sa, ha un costo piuttosto ridotto per le casse pubbliche.
Potrebbero ben presto concludersi la lunga attesa degli ultimi esodati. Come riportato da Michele Di Branco e Umberto Mancini per Il Messaggero, il governo ha deciso di attuare le procedure per l’ottava salvaguardia, che metterà a riparo ben 32 mila persone e porterà a quota 172 mila i tutelati, che potranno così accedere alla pensione. La questione sarà definita a settembre, salvo intoppi collegati al peggioramento del quadro economico del paese, e l’idea è quella di approvare il disegno di legge prima della legge di Stabilità. Nel caso di approvazione senza alcuna modifica, avranno accesso a tale salvaguardia coloro che entro il 2019 avranno maturato i seguenti requisiti: 61 anni e 7 mesi di età e 36 anni di contributi oppure 62 anni e sette mesi e 35 anni di contributi; 40 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica; 65 anni e sette mesi di età e 20 anni di contributi: pensione di vecchiaia; 65 anni e quattro mesi e 20 anni di contributi per le lavoratrici nel privato.
Come rivela il Giornale, la Riforma delle Pensioni 2016 rischia di diventare una “rivoluzione a metà”, visto le risorse economiche che al momento non sembrano promettere un vero pano di risanamento totale per il mondo previdenziale. I sindacati domani incontreranno il governo per capire quale sia il piano dell’esecutivo: bisogna infatti capire se il Mef – Ministro Economia e Finanze – ha i conti a posto per provare la maxi-riforma. La sensazione è che in cassa ci siano meno risorse di quanto si dica, ma il governo Renzi proverà a replicare mostrando il piano pensionistico del prossimo biennio. Ipotesi al momento più adatta è quella di 700 milioni per poter finanziare l’Ape – Anticipo Pensionistico – mentre quei 2 miliardi voluti da Cesare Damiano sembra al momento lontani. Il piano originario promesso da Renzi prevede circa 4 miliardi di euro di fondi, visto che ci sono ad esempio i 500 milioni per la ricongiunzione dei contributi, o anche gli 800 per l’estensione della platea in quattordicesima: il piano andrà in porto?
La riforma delle pensioni 2016 prosegue i suoi lavori e pressioni per arrivare ad una soluzione urgente rispetto ai conti previsti dall’INPS che nei prossimi anni annunciano futuro nero se non si interviene immediatamente: il governo e i sindacati proseguono nei lavori, mentre Cesare Damiano riporta l’attenzione su quale cifra va attesa dal provvedimento di riforma pensioni del Governo Renzi. «Vanno impiegati i risparmi maturati su Opzione Donna, Lavori Usuranti e Ottava Salvaguardia per finanziare i relativi provvedimenti, ci vogliono almeno 2 miliardi e li attendiamo dalle decisioni del governo». Molto critico con il ministro Calende quando, come riporta Pensioni Oggi rispetto a dichiarazioni di due giorni, Damiano insiste sul tema della restituzione: «Adesso – prosegue – è giunto il tempo della restituzione: non è possibile caricare sempre sui soliti noti il peso della crisi, della diminuzione del debito e della ripresa del Paese. Sfugge a Calenda il fatto che, secondo il DEF dello scorso aprile, i risparmi che si realizzeranno dal sistema pensionistico da qui al 2050 con le riforme del 2004, 2007 e 2011, ammonteranno a 900 miliardi di euro, vale a dire circa il 40% del totale del debito pubblico italiano?».
In attesa di capire che forma avrà la riforma delle pensioni allo studio del Governo, Tito Boeri ha già portato qualche cambiamento all’Inps, come l’eliminazione della Direzione delle convenzioni internazionale dell’Inps, con l’accorpamento delle sue funzioni nella Direzione centrale pensioni. Una mossa che non è piaciuta a Marco Fedi e Fabio Porta, che si chiedono quali conseguenze avrà questa “inattesa e forse indecifrabile decisione sui diritti socio-previdenziali dei lavoratori emigrati e migranti”. I due deputati del Pd eletti nella circoscrizione estero ricordano che teoricamente l’accorpamento dovrebbe portare a un servizio più efficiente per gli italiani residenti all’estero. Tuttavia non nascondo alcune perplessità. Anzitutto per il fatto che il nuovo ordinamento prevede una rafforzamento delle strutture territoriali, ma solo in Italia. Inoltre, patronati e assicurati hanno ora un buon rapporto diretto con la Direzione convenzioni internazionali che potrebbe non essere più tale. Infine, non si capisce come saranno gestiti i rapporti con gli enti previdenziali dei paesi con cui l’Italia ha stipulato le Convenzioni, dato che “verranno a mancare i riferimenti certi e consolidati nella struttura dell’Inps”. Fedi e Porta intendono quindi proporre questi loro dubbi al Governo e all’Inps.