GARDINI (CONFCOOPERATIVE) CONTRO LA LEGGE FORNERO
La Tecnica della Scuola, il quotidiano della scuola on line, riporta delle dichiarazioni di Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative, sulla Legge Fornero, a seguito della presentazione del focus Censis-Confcooperative sui Millenials e le pensioni. “Dopo sei anni di legge Fornero si può dire che ci ha consegnato un Paese con un prezzo pagato sia dalle generazioni di età avanzata (che hanno visto spostarsi in avanti l’obiettivo della pensione) sia soprattutto dai giovani (entrati più tardi nel mondo del lavoro proprio a causa del tappo formato anche dalla riforma)”, ha detto Gardini, che ha quindi aggiunto: “Non dico spazzarla via, ma occorre porre dei correttivi alla Legge Fornero”, perché “potrebbe portare negli anni a venire situazioni di grandissimo disagio”. Una presa di posizione piuttosto forte quindi contro la riforma delle pensioni del 2011.
VITALIZI E LEGGE FORNERO UNISCONO LEGA E M5S
Lega e Movimento 5 Stelle potrebbero dar vita a una maggioranza di Governo, secondo Repubblica. In un articolo del quotidiano romano si sottolinea infatti che “tra i due partiti vincitori nelle urne che potrebbero dare vita al governo grilloleghista, ci sono già importanti convergenze, dall’abolizione della Fornero ai rimpatri degli immigrati. E su altri un’intesa non sembra impossibile, a partire da Europa e fisco”. Viene ricordato, tra le altre cose, che “non può essere un caso che, subito dopo aver telefonato a Di Maio, Salvini abbia sentito il bisogno di dire che la priorità della Lega è abolire i vitalizi e tagliare i costi inutili, cavalli di battaglia dei grillini”. Inoltre, le due forze sono contrarie all’attuale sistema pensionistico, che promettono di cambiare, seppur con tempi diversi, ma sempre con l’approdo a Quota 41 e Quota 100.
LA BEFFA NEL RINNOVO DEI CONTRATTI SCUOLA
Prima ancora delle elezioni, il Governo era riuscito a raggiungere un accordo con i sindacati per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, anche nel settore della scuola. Tuttavia Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief, evidenzia un grosso problema nelle nuove tabelle stipendiali. “Ci si aspettava una nuova fascia, la 36-43 anni, attraverso la quale si sarebbe recepito nel contratto collettivo nazionale il sensibile allungamento dell’età pensionabile. Invece, inspiegabilmente, nell’ipotesi di contratto accordato dalla parte pubblica con i sindacati Confederali, si condannano gli over 60 a percepire lo stesso stipendio fino all’ultimo anno prima di andare in pensione. Tra l’altro per vedersi riconosciuto un assegno di quiescenza destinato a diventare la metà di quanto percepito con l’ultimo stipendio”, fa sapere il sindacalista in una nota.
LA LEGGE FORNERO PENALIZZA ANCHE I SINDACATI
In un articolo pubblicato su La Nazione si mette in evidenza come il risultato delle elezioni del 4 marzo rappresenti una sconfitta anche per il sindacato. Alcuni suoi membri ammettono infatti che ci sono operai che hanno votato Lega o Movimento 5 Stelle. “Gli operai che votavano a sinistra hanno votato Di Maio anche se ha attaccato i sindacati, li ha talvolta irrisi. Ma il punto è: Salvini abolisce la Fornero? Allora voto Salvini, proviamo a cambiare qualcosa. Già, la legge Fornero, l’articolo 18. Lì si è consumato lo strappo tra sinistra e operai, con il Pd che ha cambiato lo Statuto dei lavorato”, scrive Stefano Vetusti, autore dell’articolo, nel quale viene citata Dalida Angelini, Segretaria della Cgil Toscana, secondo cui c’è una ripresa degli iscritti al sindacato. Anche se non tra i pensionati, “perché i pensionamenti calano, per effetto della Fornero”.
POSSIBILE BLOCCO DELLA PENSIONE PER CHI HA DEBITI COL FISCO
Dal 1° marzo scorso chi ha debiti superiori ai 5.000 euro con il Fisco potrebbe vedersi sospesa l’erogazione delle pensioni o del Tfr (o Tfs). Lo ricorda leggioggi.it, spiegando che il tutto si deve alla Legge di bilancio 2018 che ha ridotto da 10.000 a 5.000 euro la soglia per la verifica obbligatoria dei debiti erariali, alzando contemporaneamente da 30 a 60 i giorni di sospensione del pagamento. “L’Inps ha precisato quindi che dal 1° marzo scorso è stata attivata la procedura di verifica sui destinatari dei pagamenti a titolo d’indennità di fine servizio o di fine rapporto o dell’assegno pensionistico il cui importo netto sia pari o superiore a 5 mila euro e che si procederà alla sospensione del pagamento per 2 mesi in caso di inadempimento. Dalla verifica sui debiti con il fisco, precisa l’Ente previdenziale, sono escluse le prestazioni assistenziali, le rendite Inail e le prestazioni erogate per conto di altri soggetti”, si legge sul quotidiano di informazione giuridica.
BONUS POLETTI, RICORSO ALLA CEDU ENTRO FINE MESE
La battaglia dei pensionati che vogliono vedersi restituito integralmente quanto non ricevuto per via del blocco delle indicizzazioni varato dal Governo Monti nel 2011 prosegue. Su molisedoc.it si legge che lo Studio AGC Dipartimento azioni giudiziarie collettive, degli Avv. Vincenzo Rocco e Francesca Testini ha fatto sapere che “l’ultimo termine per i pensionati di accedere all Corte europea dei diritti dell’uomo in merito all’azione giudiziale per la restituzione di quanto prelevato dai Governi con la forza, è fissato al 31 marzo 2018. Questo è davvero l’ultimo termine perché altrimenti non ci sarebbe più tempo per depositare il ricorso”. Sarà interessante capire quanti pensionati faranno ricorso alla Cedu anche per capire quale sarebbe la cifra che lo Stato rischia di dover sborsare nel caso il ricorso trovi accoglimento.
APPROVATO BILANCIO DI PREVISIONE INPS
Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha approvato all’unanimità il bilancio di previsione del 2018, in cui si stimano: 5, 4 miliardi di euro di disavanzo della gestione finanziaria, 227 miliardi di entrate contributive (+2,1% rispetto al 2017), 346 miliardi di entrate per le attività caratteristiche dell’Istituto (compresi i trasferimenti dal bilancio dello Stato per 108 miliardi), 283 miliardi di spesa per prestazioni pensionistiche, 352 miliardi di spesa per le attività caratteristiche dell’Istituto, 743 milioni come versamento a favore della fiscalità generale di risorse sottratte al funzionamento dell’Istituto per contribuire al risanamento dei conti pubblici, 7,5 miliardi di disavanzo economico di esercizio.
Il Consiglio, alla luce delle nuove attività affidate all’Inps, come l’Ape, i bonus nido e bebè e il Rei, ha ritenuto necessario un incremento di risorse economiche da destinare alla qualificazione, riqualificazione e crescita occupazionale del personale, che al 1° gennaio 2018 ammonta a 27.904 unità. Il Civ ha anche evidenziato l’esigenza di risolvere gli elementi di criticità organizzativa e funzionale per riconoscere le prestazioni pensionistiche e previdenziali nei termini previsti dalla carta dei servizi. A tale scopo, secondo il Consiglio, devono concorrere politiche deflattive del contenzioso. Inoltre, nella logica della trasparenza, viene riconosciuta l’indispensabilità di mettere a disposizione sia di tutti gli organi dell’Istituto che del mondo accademico i dati di archivio dell’Inps, anche per permettere all’opinione pubblica di avere una reale fotografia dello stato del sistema di welfare italiano.