IL CONSIGLIO DI DAMIANO A MARTINA
Cesare Damiano è soddisfatto del “passo avanti” fatto da Maurizio Martina. Il Segretario reggente del Partito democratico ha infatti avanzato tre proposte di contenuto per l’azione di Governo e per l’ex ministro del Lavoro questo significa chiarire ogni dubbio sul fatto che i dem non vogliono stare sull’Aventino. Damiano consiglia in ogni caso a Martina di “non trascurare il tema della previdenza al fine di proseguire l’opera di correzione della legge Fornero iniziata nella scorsa legislatura (20 miliardi recuperati) e per introdurre la pensione contributiva di garanzia per i giovani”. Del resto il giorno prima l’ex ministro aveva chiesto che nel Pd venisse aperto una discussione “per fissare il nostro orientamento sui punti che potrebbero costituire il programma di un nuovo Governo”. E aveva aggiunto: “Noi pensiamo, ad esempio, che sulla legge Fornero e sul Jobs Act, che saranno sicuramente un oggetto della discussione, si debba di nuovo intervenire per mettere in campo profonde correzioni. Cosa ne pensa il Pd?”.
LEONARDO, ACCORDO PER PREPENSIONAMENTO DIRIGENTI
Dopo l’intesa riguardante l’isopensione, Leonardo ha sottoscritto un accordo insieme a Federmanager e al coordinamento delle Rsa Dirigenti del gruppo, riguardante i prepensionamenti per massimo 65 dirigenti che matureranno i requisiti pensionistici nell’arco temporale massimo dei quattro anni successivi alle uscite programmate nel biennio 2018-2019. Come riporta Mf-Dow Jones, Leonardo ha sottolineato l’importanza di tale accordo nell’ottico del perseguimento degli obiettivi del piano industriale 2018-2022. In particolare per quel che riguarda la promozione del ricambio generazionale e l’inserimento di nuovo personale con competenze nuove che possano migliorare l’efficienza di Leonardo. L’implementazione dell’accordo verrà monitorata attraverso delle verifiche già programmate, anche per valutarne delle possibili estensioni.
L’APPELLO DEI MEDICI
L’ennesimo caso di un aggressione al personale medico di un ospedale ha portato la Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri ad appellarsi ai cittadini, evidenziando il compito svolto dai medici, nonostante situazioni non facili. Filippo Anelli, Presidente della Federazione, ha chiesto “un cambio di passo, che restituisca a tutti, medici e pazienti, strutture e organizzazioni in grado di rispondere alle richieste di salute”. Inoltre, dal suo punti di vista è “improcrastinabile una rivoluzione dell’opinione pubblica che rimetta al centro l’alleanza terapeutica: sono i medici, gli operatori sanitari che ormai stanno reggendo il sistema, soli contro carenze organizzative e istituzionali. Lo fanno a costo di gravi sacrifici personali: turni oltre ogni limite, reperibilità praticamente non pagata, pensioni sempre più lontane, quasi un miraggio. Molti si arrendono, lasciando anzitempo l’ospedale, le postazioni di guardia medica, gli studi da medico di medicina generale in luoghi più disagiati. Molti resistono, per senso del dovere, per dedizione verso i pazienti. Ma non possono, non possiamo farlo da soli”.
IL CONSIGLIO DI ANP-CIA TOSCANA AI PARTITI
L’Anp-Cia Toscana ha un suggerimento utile per i partiti che sono al lavoro per cercare un’intesa sul programma di un futuro governo. “Ecco un argomento concreto: aumentare le pensioni basse, quelle sotto i mille euro che riguardano quasi il 71 per cento (per le donne oltre l’86 per cento) delle pensioni erogate dall’Inps, cioè 12,8 milioni di assegni”. L’Associazione nazionale pensionati della Confederazione italiana agricoltori sul fatto che l’emergenza numero uno del Paese in questo momento è rappresentata dalle disuguaglianze sociali, “e il paradosso che stiamo vivendo è quello che la ricchezza prodotta dalla ripresa economica in corso, sebbene di modesta entità, non produca benefici ai soggetti sociali meno abbienti perché manca un sistema di corretta ripartizione delle risorse, così che i benefici se ne andranno altrove”.
L’analisi dell’Anp-Cia Toscana si basa anche sui dati dell’Osservatorio Inps che hanno messo in evidenza quanti siano i pensionati che ricevono meno di mille euro al mese. E non c’è dubbio che tra di loro ci siano tanti ex agricoltori. Dai dati dell’Istituto nazionale di previdenza sociale arriva però anche altro: la necessità di separare i conti derivanti dalla gestione previdenziale da quelli dell’assistenza, senza dimenticare che non si parla mai delle tasse pagate sulle pensioni che ritornano nelle casse dello Stato. Dunque sono “più che legittime le rivendicazioni fatte anche di recente. Le pensioni minime almeno a 650 euro, stabilizzare la quattordicesima, ridurre ancora le tasse sulle pensioni, favorire l’uscita dal lavoro per i lavori usuranti e di fatica, primo fra tutti gli agricoltori. Sarebbe una buona base programmatica per il nuovo governo”.