VISCO: PASSI INDIETRO RISCHIOSI
In attesa che Carlo Cottarelli torni al Quirinale per comunicare la squadra del suo Governo, Ignazio Visco fa un nuovo richiamo sulla tenuta del sistema pensionistico. Nel corso delle Considerazioni finali, il Governatore della Banca d’Italia ha detto che sarebbe rischioso fare dei passi indietro rispetto a quanto fatto per mettere in sicurezza la sostenibilità delle pensioni in Italia. Dal suo punto di vista sono comunque possibili degli interventi di riforma delle pensioni minimi, per ridurre alcune “specifiche rigidità”, come del resto è già stato fatto in passato. Ma per Visco è importante che essi siano “sempre adeguatamente compensati in modo da assicurare l’equilibrio attuariale del sistema pensionistico”. Dunque, “nel modificare le regole di fondo che determinano le tendenze di lungo periodo della spesa pubblica va esercitata estrema prudenza”, ha aggiunto.
COTTARELLI E I TAGLI ALLE PENSIONI
Carlo Cottarelli potrebbe diventare Presidente del Consiglio e c’è chi ricorda che idee avesse di riforma delle pensioni, o meglio di possibilità di tagliare le stesse. Redattoresociale.it, in particolare, evidenzia che quando era commissario alla spending review, il dossier che aveva messo a punto prevedeva, tra le “Riduzioni trasferimenti inefficienti”: “la ‘prova del reddito per indennità accompagnamento’ e ‘abusi pensioni di invalidità’, per un risparmio previsto per entrambi pari il primo anno a zero, e i successivi 0,1 e 0,2 miliardi da ciascuna voce (per un totale complessivo di 0,6 miliardi in due anni)”. Cottarelli aveva anche ipotizzato una revisione delle pensioni di guerra, “per un risparmio di 0,2 miliardi già nel primo anno, e di 0,3 nel secondo e terzo”, oltre che delle pensioni di reversibilità, con nessun risparmio per i primi due anni, di 0,1 miliardi nel terzo. “Complessivamente, quindi, si parlava di un rientro di spesa di 1,5 miliardi derivante da pensioni d’invalidità, indennità di accompagnamento, pensioni di guerra e reversibilità”.
COTTARELLI E LA SEPARAZIONE PREVIDENZA-ASSISTENZA
Separare assistenza e previdenza è uno degli obiettivi che Lega e Movimento 5 Stelle avevano inserito nel contratto di Governo. Secondo Stefano Patriarca, tuttavia, questo non garantirebbe l’equilibrio del sistema pensionistico, che deve sostenere un numero crescente di anziani. Il consigliere economico di palazzo Chigi è stato intervistato da Marco lo Conte per il sito del Sole 24 Ore e ha spiegato che la spesa pensionistica sul Pil è ancora elevata. E che nemmeno la Legge Fornero ha del tutto messo in stabilità il sistema, visto che la crescita dell’economia resta bassa. Dal suo punto di vista è quindi importante che il debito non cresca, così da non gravare sulle generazioni future. Ha poi suggerito di percorrere la strada già intrapresa negli ultimi anni, cioè fornire ammortizzatori sociali e redditi ponte, ma non pensioni, per cercare di avere un po’ di flessibilità nel sistema, in modo da non gravare sui conti delle generazioni future. Anche l’Osservatorio sui conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli aveva messo in evidenza che separare assistenza e previdenza non avrebbe migliorato molto la situazione. Resta da capire se un esecutivo a sua guida riterrebbe importante o meno un provvedimento in questa direzione.
QUOTA 100 E QUOTA 41, LA BATTAGLIA PROSEGUE IN PARLAMENTO?
“Secondo voi noi andavamo al governo e per avere tre voti in più mettevamo a rischio i risparmi, le pensioni, le banche e il futuro dei miei figli?”. Matteo Salvini si sfoga così nell’intervista a Circo Massimo, la trasmissione di Radio Capital, dopo che l’esecutivo di Giuseppe Conte non potrà prendere forma per il no del Quirinale a Paolo Savona come ministro dell’Economia. Il leader della Lega annuncia anche che proporrà in Parlamento una riforma della legge elettorale, in modo anche che “se non parte un governo che aveva il 50% dei voti degli italiani, allora gli porteremo un governo che avrà il 70% dei voti”. Resta da capire se alla Camera andrà avanti la battaglia del Carroccio su uno dei suoi cavalli di battaglia della campagna elettorale: la cancellazione della Legge Fornero. Del resto il Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali potrebbero votare per una modifica importante dell’attuale sistema pensionistico.
SALTANO QUOTA 100 E QUOTA 41
Il Governo Conte non nascerà. Il Professore ha infatti rimesso il mandato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha successivamente spiegato che non ha potuto dire di sì alla richiesta di avere Paolo Savona come ministro dell’Economia. Che tra Lega e Movimento 5 Stelle, da una parte, e il Quirinale, dall’altra, fosse in atto un braccio di ferro su questo tema era noto. Si era sperato fino all’ultimo in una mediazione, ma la scelta del Capo dello Stato è stata piuttosto chiara. Dunque l’esecutivo giallo-verde non nascerà e il contratto di Governo sottoscritto dopo una lunga trattativa resterà solo carta straccia. Cosa che non piacerà a quanti speravano nel varo di Quota 100, Quota 41 e la proroga di Opzione donna, provvedimenti inseriti all’interno dell’accordo tra Lega e M5S.
Resta difficile capire cosa accadrà ora, se si tornerà al voto o se invece potrà nascere un governo “neutro” per traghettare il Paese verso le urne nel 2019. Quel che sembra certo è che chiunque sarà al Governo difficilmente potrà mettere mano alla Legge Fornero. Sergio Mattarella ha infatti fatto capire di voler fungere da garante degli interessi dei risparmiatori quando ci sono decisioni che potrebbero non essere nel loro interesse. E viste le posizioni che agenzie di rating e organismi internazionali e sovranazionali hanno preso sul sistema pensionistico italiano pare quasi impossibile che venga fatto passare un qualche provvedimento che possa creare “squilibrio” in un settore che ha un certo peso sulla spesa pubblica e quindi sui conti dello Stato.