QUOTA 100 SI DIMENTICA DELLE DONNE
Orietta Armiliato, dalle pagine del Comitato Opzione donna social, evidenzia che la riforma delle pensioni all’insegna di Quota 100, sia essa a partire dai 64 che dai 62 anni, “non è un provvedimento per donne”. Il perché lo si intuisce presto: per accedere alla pensione a 62 anni bisognerebbe avere 38 anni di contributi. Un ammontare che per le donne può essere difficile da raggiungere, considerando la discontinuità lavorativa che contrassegna le carriere di molte di loro, chiamate spesso a occuparsi di figli o familiari in età avanzata. Come ricorda Armiliato, spesso le donne sopperiscono alle carenze del sistema di welfare, ma ciò nonostante rischiano di trovarsi nuovamente penalizzate, dopo la Legge Fornero, da una riforma delle pensioni. Purtroppo non essendoci nemmeno un confronto aperto con le parti sociali sul tema, è difficile ricordare all’esecutivo che si rischia di penalizzare una parte importante della società.
SALVINI: CON QUOTA 100 AIUTEREMO ANCHE I GIOVANI
Dal suo profilo Facebook, Matteo Salvini ricorda che il Governo interverrà con una riforma delle pensioni in grado di aiutare anche l’occupazione giovanile. “Dopo le ingiustizie e le sofferenze causate dalla Legge Fornero, la nostra priorità era ed è restituire il diritto alla pensione a milioni di italiani: stiamo lavorando per questo. Obiettivo: quota 100, permettendo così anche l’ingresso di tanti giovani nel mondo del lavoro. Dopo l’immigrazione ora tocca all’economia”, si legge in un suo post. Proprio la scorsa settimana Salvini aveva detto di aver chiesto che la Quota 100 partisse dai 62 anni di età e non dai 64 ipotizzati fino a quel momento. Il post odierno di Salvini sembra rilanciare questa proposta di intervento sul fronte previdenziale. Vedremo se entrerà nella Legge di bilancio in preparazione.
CAPONE (UGL): SI TAGLINO ANCHE LE TASSE
La proposta di riforma delle pensioni con Quota 100 a 62 anni potrebbe avere dei costi importanti. Per questo Paolo Capone chiede “di procedere con interventi graduali in grado di trasmettere il messaggio di una manovra orientata alla crescita del Paese, attraverso anche la riduzione delle tasse con un intervento sull’Irpef a partire dai redditi più bassi e sulla flat tax per gli autonomi”. Il Segretario generale dell’Ugl, in una nota, ricorda che quello di rivedere la Legge Fornero “è uno degli obiettivi più importanti e delicati della prossima manovra 2019. È un tema spinoso che coinvolge non solo i pensionati, ma anche i giovani e la loro possibilità di entrare nel mondo del lavoro”. Per il sindacalista, nella manovra sarà anche “necessario avviare politiche di welfare volte a intercettare le risorse economiche e creare nuova occupazione”.
BRAMBILLA: QUOTA 100 MEGLIO DI PENSIONI DI CITTADINANZA
Alberto Brambilla non ha dubbi: per la riforma delle pensioni Quota 100 è meglio che alzare le minime a 780 euro. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex sottosegretario al Welfare spiega infatti che Quota 100 sarebbe “una proposta gestibile”, in quanto “si potrebbe in futuro sempre alzare in funzione della speranza di vita, mentre se si introducesse la pensione minima di 780 euro, sarebbe difficile rimediare i guasti che ne deriverebbero”. Dal suo punto di vista, il punto critica della proposta del Movimento 5 Stelle sta nel fatto che i 780 euro potrebbe andare anche a chi ha pagato pochi (o nessuno) contributi durante la propria vita lavorativa, considerando che le pensioni al minimo comprendono anche prestazioni totalmente assistenziali. Il costo dell’operazione andrebbe quindi sulle giovani generazioni.
D’UVA: TAGLI ALLE PENSIONI SOPRA I 4.500 EURO
Dalla sua pagina Facebook Francesco D’Uva annuncia che la maggioranza si appresta a varare il taglio delle pensioni d’oro. “Nel contratto di governo avevamo inserito il taglio delle pensioni d’oro superiori ai 5mila euro netti. Oggi, con grande soddisfazione, possiamo annunciarvi che abbiamo abbassato il tetto: taglieremo le pensioni d’oro superiori ai 4500 euro netti. Questo ci permetterà di innalzare in maniera sostanziosa anche le pensioni minime”, scrive il capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, rilanciando così l’introduzione delle pensioni di cittadinanza da 780 euro al mese. D’Uva specifica che “il taglio riguarderà solamente la parte non contributiva, che tradotto significa: percepirai in base a quanto hai effettivamente versato. Non 1 euro in più, né 1 euro in meno. Stiamo lavorando per concretizzare le nostre battaglie storiche che abbiamo inserito nel contratto di Governo. Come sempre il nostro unico interesse rimane la tutela esclusiva dei cittadini”.
QUOTA 100, SPOT ELETTORALE CONTRO I GIOVANI
Su Democratica, il sito di informazione del Pd, è stato pubblicato un articolo in cui si evidenzia come il Governo non manterrà le promesse della campagna elettorale in tema di riforma delle pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza. Sul fronte previdenziale, in particolare si legge: “In campagna elettorale entrambe le forze politiche hanno promesso di ritoccare la riforma delle pensioni. Salvini proponeva l’abolizione immediata, costi stimati circa 17 miliardi l’anno, mentre Di Maio un’abolizione graduale in 5 anni. Salvini continua a proporre quota 100 con età minima di 62 anni insieme alla possibilità di uscire con 41 anni e mezzo di contributi indipendentemente dall’età (costerebbe 13 miliardi nel 2019 e circa 20 miliardi a regime), mentre si media per un’età minima di 64 anni. Una riforma costosa e in pratica uno spot elettorale che sfavorirebbe le giovani generazioni”.
RIFORMA PENSIONI, IL PROBLEMA DEGLI EX ENPALS
La riforma delle pensioni che verrà inserita nella Legge di bilancio probabilmente non si occuperà di un tema che interessa i lavoratori dello spettacolo. Come spiega Davide Cappelletti, Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza, dopo la soppressione dell’Ente nazionale di previdenza e assistenza dei lavoratori dello spettacolo, con il trasferimento delle sue funzioni all’Inps, infatti “non è possibile ottenere la documentazione che attesta le annualità contributive e la data da cui scatta il diritto all’assegno pensionistico. Solo un serio approfondimento rispetto a tali problematiche può garantire a tali lavoratori il diritto di pianificare il proprio futuro previdenziale, garantendo, al traguardo, un accesso a pensione senza ritardi”.
Il sindacalista, secondo quanto riporta mbnews.it, ricorda che “gli iscritti Inps exEnpals versano i contributi non su base settimanale, ma giornaliera e per maturare un’annualità di contribuzione è sufficiente un numero di giorni lavorati che varia a seconda del lavoro svolto: 120 o 260 per chi ha un contratto a tempo determinato e 312 per i tempi indeterminati”. Tali soglie “prima del 1997 erano inferiori per tutelare gli attori e i musicisti che sono spesso occupati per pochi mesi e non in modo continuativo. In aggiunta, eventuali eccedenze di contributi giornalieri accumulati in un anno fortunato possono essere utilizzate per riempire i buchi degli altri periodi”. C’è quindi una situazione di scarsa chiarezza che non aiuta in primis a poter calcolare con certezza quanto manca alla maturazione dei requisiti pensionistici. Inoltre, è complicato verificare la correttezza dell’importo liquidato.