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Home » Lavoro » CONSIGLI NON RICHIESTI/ Una buona prima impressione sul lavoro non basta

  • Lavoro

CONSIGLI NON RICHIESTI/ Una buona prima impressione sul lavoro non basta

Luca Brambilla
Pubblicato 18 Marzo 2019
Guardarsi durante le videochiamate fa sentire peggio

Pixabay

È più difficile, ma non sempre impossibile, riuscire a cambiare una brutta prima impressione avuta o ricevuta sul lavoro

Tutti sappiamo quanto sia importante dare una buona prima impressione e quanto ciascuno di noi poi si affezioni alle proprie idee, anche se basate su pochi elementi. In realtà una nuova ricerca suggerisce che questo non è del tutto vero, anche se le notizie non sono buone per chiunque stia cercando di migliorare l’impressione che ha dato di sé.


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Recentemente alcuni studiosi dell’Università di Chicago hanno condotto diversi esperimenti progettati per scoprire quanto velocemente le persone sono disposte a cambiare impressione. Lo studio prevedeva che un’impiegata nota come “Barbara” si presentasse in un ufficio assumendo un comportamento neutrale, ma occasionalmente commettesse una serie di azioni positive o negative. A volte teneva le porte per le persone e faceva i complimenti. Altre volte superava la fila e diffondeva pettegolezzi. I soggetti dello studio hanno dovuto esprimersi stimando quanto tempo fosse necessario perché un determinato comportamento di Barbara influenzasse la loro percezione, rendendo Barbara buona o cattiva ai loro occhi.


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Il risultato? Barbara ha dovuto fare cose carine per più settimane consecutive per essere considerata una brava persona rispetto al numero di settimane in cui ha dovuto fare cose cattive per essere considerata negativamente. Le persone erano più veloci nel giudicare quando Barbara stava sbagliando e molto più lente e restie a credere che fosse cambiata in meglio. Le persone apparentemente hanno bisogno di commettere solo poche azioni negative per apparire sostanzialmente cambiate in peggio, ma devono impegnarsi in molte buone azioni per apparire cambiate in meglio.

Esiste un “punto di non ritorno morale asimmetrico”: in altre parole, è apparentemente più facile diventare un peccatore che un santo, nonostante si esibiscano prove equivalenti per il cambiamento in entrambe le direzioni. Se hai fatto una buona prima impressione su un gruppo di persone, non metterti troppo comodo: basta sbagliare qualcosa e l’impressione che si è data cambierà. Ma se hai fatto una brutta prima impressione? Sarà dura: le persone sono sempre veloci nel giudicare.


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Ci piacciono le nostre opinioni e non ci piace cambiarle. In effetti, quando qualcuno forma un’opinione negativa su qualcun altro, e poi assiste ad atti piacevoli, si scatena una tale dissonanza cognitiva che le persone faranno ogni genere di cosa per evitare di cambiare la loro tesi originale. Le persone spesso razionalizzano un comportamento piacevole in un modo che indichi comunque che l’opinione originale era corretta: ad esempio: “Ora è gentile, quindi lo aiuterò a svolgere il suo lavoro, dal momento che non è mai stato molto bravo in primo luogo”. O più semplicemente eviteranno la persona, per non dover più vedere prove di un buon comportamento (che collimerebbe con la loro originale opinione).

Quindi, è difllficile cambiare una brutta prima impressione, ma non impossibile. Sta a voi decidere se conviene fare questo tipo di investimento o meno. Tenete però conto che la vera ragione per farlo non può essere semplicemente piacere di più alle persone, ma deve essere vissuto come un’occasione di crescita personale andando a migliorare i propri difetti.


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