L'incontro Putin-Zelensky si allontana? Lavrov, Vance e Zelensky, con i volenterosi UE divisi sull'invio di truppe: tutti gli ultimi scenari di pace
LAVROV GELA L’UCRAINA E ATTACCA L’OCCIDENTE: QUALI CONDIZIONI CHIEDE OGGI LA RUSSIA
Se le parole di ieri del Ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, avevano congelato ulteriormente le possibilità di un vertice imminente di pace tra Putin e Zelensky (come del resto già avvenuto la scorsa settimana appena pochi giorni il summit alla Casa Bianca), l’ultima intervista rilasciata alla NBC sembra addirittura allontanare l’evento faticosamente preparato dal vertice in Alaska tra i due Presidenti di Russia e Stati Uniti. Dopo aver infatti ribadito che è l’Occidente a cercar di sabotare i negoziati di pace, ad esclusione di Trump, per il Ministro Lavrov è il tema delle condizioni di “base” a non soddisfare le richieste russe.
Il trattare tra Kiev e UE di possibili forze militare in Ucraina al termine della guerra, così come l’indisponibilità di rimuovere il divieto sulla lingua russa in tutto il territorio ucraino, vengono ritenute da Mosca questioni d’ostacolo per organizzare un vertice a due tra Ucraina e Russia. «Incontrarsi solo per dare a Zelensky un’altra occasione di stare sotto i riflettori non lo riteniamo opportuno», attacca il capo della diplomazia russa, identificando come problema principale il fatto che Kiev ad oggi non sia disposta a discutere di alcun territorio da concedere.

In questo modo, ravvisa Lavrov, «i leader UE con Zelensky sfidano pubblicamente Trump e gli sforzi di pace della delegazione americana»: seppur abbia descritto l’incontro in Alaska come altamente produttivo per lo sviluppo della pace in Ucraina, il Ministro degli Esteri russo ritiene l’azione dei vari “Volenterosi” UE come nociva per la fine effettiva del conflitto. Di contro comunque, la Russia apprezza lo sforzo americano per tenere aperti tutti i canali diplomatici, speci nel favorire un punto di incontro tra le due fazioni in guerra: è sempre nell’intervista alla NBC che Lavrov illustra (ma non si discosta ovviamente da Putin) le condizioni richieste per sedersi al tavolo con Zelensky.
Si tratta delle garanzie di sicurezze in Ucraina, con membri del Consiglio di Sicurezza ONU come la Cina, assieme a USA, Francia, UK, Germania e Turchia, e dunque non un esercito di “Volenterosi occidentali”: neutralità ucraina nel futuro scacchiere geopolitico, nessun ingresso nella NATO, protezione per la popolazione russofona e status non nucleare del Paese, oltre ovviamente alla discussione sulla cessione dei territori (in primis il Donbass).
L’OTTIMISMO DI VANCE E IL “PUNTO” TENUTO DA TRUMP: LA POSIZIONE AMERICANA MEDIA ANCORA VERSO I NEGOZIATI
È proprio considerati tutti questi punti che ad oggi, chiarisce Lavrov, «non ci sono le condizioni per il vertice Putin-Zelensky», prima serve mettere a punto un’intesa di base che possa emergere dai negoziati russo-ucraini da riprendere in Turchia già nei prossimi giorni. Come annunciato stamattina dallo stesso Presidente ucraino sui propri canali ufficiali, nel fine settimana si terrà un nuovo incontro con le delegazioni di Ucraina e Stati Uniti per provare a porre una strategia comune dopo gli ultimi giorni di “andamento sparso”.

Le condizioni poste dalla Russia restano imponenti e non da ieri il vicepresidente J.D Vance, così come il Segretario di Stato Rubio, hanno fatto intuire che sia Mosca che Kiev dovranno essere disposti ad abbandonare alcune delle proprie richieste per poter procedere con una vera tregua di pace. Come ha sottolineato ancora il vicepresidente americano nell’intervista alla NBC, la Russia finora ha fatto alcune concessioni importanti e significative, come ad esempio l’ammettere una discussione sui territori già occupati, e il riconoscimento di uno Stato effettivo dell’Ucraina senza governi “fantocci”. Per Vance, l’ammissione più grande russa è poter concepire che vi sia una garanzia di sicurezza per l’integrità territoriale di Kiev.
Dalla Casa Bianca del resto ieri il Presidente Donald Trump è stato perentorio nel suo messaggio per la giornata dell’indipendenza dell’Ucraina: «questa carneficina insensata deve finire al più presto» e gli Stati Uniti «sono pronti a guidare i negoziati per ottenere la pace duratura, salvaguardando la sovranità dell’Ucraina». Zelensky ha gradito e apprezzato, ma al contempo ha ritenuto fondamentale la possibilità di poter inviare truppe europee/occidentali sul proprio territorio come vera clausola di garanzia sulla pace conclusiva.
E L’EUROPA? SCONTRO SUI SOLDATI DA INVIARE A KIEV (RICHIESTI ANCORA IERI DA ZELENSKY), BERLINO “MINACCIA” PUTIN
Con la Russia che ribadisce la possibilità di un incontro Putin-Zelensky «solo qualora sarà preparata un’agenda concreta sui punti della tregua», è l’Europa che in queste ore prova a farsi sentire sempre con voci “sparse” dei vari leader appartenenti al gruppo dei “Volenterosi”. Rispondendo direttamente al Presidente ucraino, che durante il colloquio con il Premier canadese Carney ha sottolineato la centralità della «presenza sul campo di eserciti alleati», Macon e Starmer insistono sulla necessità che una coalizione di eserciti “volenterosi” possa fungere da deterrente per ulteriori prossime invasioni russe.
L’Italia tiene ferma la posizione sulla garanzia di un simil articolo 5 NATO, così come il Presidente Trump, con unica potenziale concessione la possibilità di inviare sminatori dell’Esercito italiano per poter bonificare al meglio i territori ucraini pieni di bombe e raid non esplosi: la Germania di Merz, sebbene non abbia ancora aderito pienamente alla tesi di Macron di un esercito da inviare in Ucraina, lancia un messaggio al Cremlino sottolineando come Putin non debba illudersi, «il sostegno della Germania all’Ucraina non vacillerà», ha detto il Ministro delle Finanze Lars Klingbeil (tra il leader della SPD).
