Tra il 30 e il 40% delle aziende del comparto spettacoli rischiano di chiudere entro la fine dell'anno
“Coprifuoco? La fine dello show”. Lo afferma il critico musicale Maurizio Scandurra, esperto studioso dei fenomeni legati al comparto discografico e live. “Il prolungarsi delle misure restrittive serali è il peggior nemico di chi vive di musica e spettacolo, così come anche di chi ne fruisce. Impossibile pensare a una reale ripartenza del settore senza la rimozione irreversibile di una misura che moltissimi autorevoli scienziati nel mondo, non certo i nostri virologi ormai star della tv, ritengono inutile e superabile”, spiega il giornalista e saggista cattolico ospite fisso a ‘Radio Radio’ e altresì opinionista di ‘Canale Italia’.
Buongiorno, Scandurra: quale futuro per lo spettacolo?
Al momento, nessuno. Idem per ristorazione e hotellerie. In assenza di una ben precisa volontà politica di salvaguardare e rilanciare contesti strategici per l’economia quali turismo e Pmi, tutto appare stagnante. In crescita solo le multinazionali alimentari, digitali, dell’e-commerce e della Big Pharma. Chiediamoci perché, e diciamo grazie all’Europa. Tutte aziende estere che hanno praticamente monopolizzato le abitudini di consumo degli italiani, a discapito dei nostri esercizi al dettaglio e del piccolo commercio. Vedrei bene al Governo Flavio Briatore: quantomeno è uno che lavora da sempre e crea lavoro. Uno che sa quel che dice e quel che fa.
Quale il Suo pensiero sul coprifuoco?
Mi verrebbe spontaneo rispondere con le ormai mitiche e altrettanto schiette parole dell’indimenticato Ragionier Fantozzi al Mega Direttore Generale su ‘La Corazzata Potemkin’: ma che, per eleganza, evito di citare espressamente.
Si spieghi meglio.
Come ho detto anche il 1° Maggio all’agenzia di stampa Ansa, è impensabile pensare di assicurare ripresa all’indotto dello showbusiness mantenendo l’obbligo di rientro a casa alle 22. La gente lavora in media sino alle 18, sia in fabbrica che in ufficio. I negozianti chiudono tra le 19.30 e le 20.00. Neanche il tempo di rincasare per doccia e cena che si fanno le dieci di sera. Una prospettiva scoraggiante acuita dal fatto che, per andare al ristorante, concerto, cinema o teatro, si scatena una folle corsa alle prenotazioni che, anziché produrre piacere ed entusiasmo, induce e alimenta invece ulteriore stress e altrettanta comprensibile demotivazione.
Può fornire qualche numero?
A chiudere i battenti entro il 2021 saranno in Italia tra il 30 e il 40% degli operatori del settore: ditte di fornitura impianti audio-luci, noleggio e montaggio palcoscenici, tensostrutture e attrezzature fieristiche, con tutto l’indotto che attorno a esse gravita. Imprese che fondano la propria competitività sull’aggiornamento costante delle strumentazioni, e che dopo un anno e mezzo non hanno più liquidità per far fronte agli impegni creditizi contratti per mantenersi efficienti e all’avanguardia. Solo in Piemonte in 15 mesi di inattività prolungata sono andati in fumo oltre 25 milioni di euro di mancato fatturato. Lavoratori e tecnici per i quali è difficilissimo riconvertirsi professionalmente. Il coprifuoco è una disgrazia nella disgrazia. Urge un cambio di passo.
Lei non è d’accordo quindi con Massimo Galli, Andrea Crisanti, Roberto Burioni, Antonella Viola, Ilaria Capua?
Ma per carità! Li considero indistintamente amanti e complici della iattura di Stato. Un manipolo di professionisti prestati al soldo di certa politica mistificante, del panico diffuso e dell’allarmismo contingentato e contingentante a danno e discapito dei veri interessi del Paese, per la quale vale il motto improbabile “E’ meglio sani, ma poveri e senza un euro in tasca”, così come ho affermato insieme alla collega Maria Giovanna Maglie qualche giorno fa anche a ‘Radio Radio’. Peccato, però, che della salute mentale del popolo reduce da mesi di prigionia forzata a nessuno di loro poco o nulla importi.
Né tantomeno anche a Palazzo Chigi se ne parla.
Vero Mario Draghi? Vero Roberto Speranza? Vero Generale Figliuolo? Mi domando che cosa aspettino Franco Locatelli e Silvio Brusaferro ad aprire le porte del CTS anche ad autorevoli personalità del calibro di Alessandro Meluzzi, Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Roberta Bruzzone, perché anche psicologia e psichiatria abbiano il loro ruolo nella gestione della pandemia, vera o presunta che sia.