La lettera del cardinale Pizzaballa a due anni dall'inizio della guerra a Gaza: “il perdono e l'amore di Gesù contro l'odio. Chiesa non fa rese dei conti”
LA LETTERA DEL PATRIARCA PER I 2 ANNI DI GUERRA IN TERRA SANTA: L’AMORE DI DIO E IL PERDONO VALGONO PIÙ DELL’ODIO
Una lunga lettera indirizzata all’intera diocesi della Terra Santa, con il cardinale e Patriarca Pierbattista Pizzaballa che ribadisce la centralità dell’amore di Dio anche nel pieno di una guerra assurda e sanguinosa, un amore in grado di vincere l’odio in quanto “imperniato” della speranza di Cristo. Oggi sono infatti due anni esatti dalla tragedia immane del 7 ottobre 2023, il giorno in cui Hamas e gli alleati jihadisti filo-Iran hanno attaccato brutalmente civili in territorio di Israele.
Razzie, uccisioni, stupri e rapimenti di quegli ostaggi per cui è poi cominciata l’altrettanto immane mattanza della guerra nella Striscia di Gaza con vittime anch’esse civili rimaste in mezzo ai raid israeliani e agli “scudi umani” posti da Hamas. Una lettera quella del Patriarca Latino di Gerusalemme indirizzata all’intera diocesi cattolica e cristiana in Terra Santa, per sostenere gli animi devastati da due anni di conflitto e con uno scenario internazionale tutt’altro che limpido e chiaro anche nei giorni delle delicatissime trattative in Egitto tra Israele e la stessa Hamas.

Pizzaballa ricorda tutto quanto avvenuto in questi due anni, dalla strage ingiustificata di Hamas del 7 ottobre – come del resto hanno ribadito in questi giorni anche Papa Leone XIV e il Segretario di Stato Parolin – fino agli orrori dei massacri di civili ridotti letteralmente alla fame: le notizie positive in arrivo dal piano di pace di Trump sono un filo di luce che penetra nell’oscurità del male, anche se «Nulla è ancora del tutto chiaro e definito».
“GIOIA PER LA TREGUA MA PERCORSO È LUNGO”: COSA HA DETTO IL CARDINALE PIZZABALLA
Di sicuro per il Patriarca di Gerusalemme l’attesa è tutta ora per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco contro i palestinesi: «Gioiamo soprattutto per la fine delle ostilità, che ci auguriamo non sia temporanea, che porterà sollievo agli abitanti di Gaza», scrive nella lunga lettera resa pubblica il 5 ottobre scorso. Resta da fare molto per il futuro della Striscia e in generale di un Medio Oriente che esce a brandelli da questi due anni di conflitto, come evidenzia il caos in Cisgiordania sulla questione dei coloni.
Con un futuro senza chiarezza, è la Chiesa di Cristo a generare speranza tra la gente afflitta anche per le cose banali di tutti i giorni rese complicatissime in questi anni: «è proprio qui che, come Chiesa, siamo chiamati a dire una parola di speranza, ad avere il coraggio di una narrativa che apra orizzonti». Secondo il Patriarca latino Pizzaballa, la cauta speranza della tregua deve essere suffragata da fatti e impegni per il futuro, ma in questa attesa ciò che farà la differenza è la logica di amore che possa prevalere sulle dinamiche di odio e violenza.

Una guerra alimentata solo dall’odio in questi anni può essere risolto solo «guardando a Gesù crocifisso e poi risorto», il quale unico nella storia «ha donato amore e perdono». Le ferite del Signore non sono un «incitamento alla vendetta», ma una capacità di soffrire per amore: occorre dunque – ravvisa il cardinale Pizzaballa – rimanere in questo amore «testimoniando la passione e resurrezione di Gesù», come chiede anche il Papa invocando il mese di preghiera con il Rosario e l’intercessione di Maria.
La Chiesa, conclude il cardinale Pizzaballa, non parla affatto la lingua da “resa dei conti”, ma al contrario l’impegno per una pace vera che parta dalla sofferenza ma che giunge a quell’attesa non delusa della vittoria della vita di Gesù sulla morte e il male.
