Ieri, durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Cattolica di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini ha rivolto un appello accorato all’ateneo
Parole forti quelle risuonate ieri nell’Aula Magna dell’Università Cattolica gremita di autorità, docenti e studenti per l’inaugurazione dell’anno accademico. Sono quelle dell’arcivescovo Mario Delpini che è anche presidente dell’Istituto Toniolo ovvero il “proprietario” dell’ateneo voluto da padre Agostino Gemelli e dal pontefice brianzolo Pio XI negli anni 20 del secolo scorso. Un evento impreziosito dalla lectio magistralis del Maestro Riccardo Muti accompagnato dall’orchestra giovanile Luigi Cherubini da lui fondata e diretta.
“Vi confido – ha detto Delpini – la mia inquietudine nel constatare quello che sembra un inevitabile declino dell’umanesimo europeo plasmato dalla cultura cristiana. Abbiamo bisogno di uomini e donne capaci di contrastare questo declino. Persone che nutrano una speranza fondata sulla promessa di Dio. Questa università cattolica deve fare gesti coraggiosi, non può sottrarsi alla responsabilità di essere luogo di ricerca e proposta di una visione rispettosa dell’umanesimo cristiano in tutte le discipline”.
Ascoltando questo richiamo è difficile non pensare alle grandi personalità che da quella cattedra hanno trasmesso il loro messaggio: da Gemelli a Olgiati, da Bontadini a Reale, da Apollonio a Miglio, da Lazzati a Giussani. Forse l’arcivescovo di Milano pensava a loro e lamentava la mancanza oggi di maestri altrettanto incisivi?
Certo la Cattolica, nata come “fortino” del pensiero neotomista contro il modernismo di Buonaiuti e compagni, passata la stagione del pensiero lazzatiano, che strizzava l’occhio a sinistra negli anni della contestazione, un po’ intorpidita l’eredità di don Giussani e don Negri che negli anni 80 e 90 davano il “la” a tutto l’ateneo, oggi Largo Gemelli, che pur sconta un indubbio prestigio e un richiamo ancora forte, appare impegnata nel ridefinire una sua fisionomia, un suo ruolo preciso nel mondo cattolico italiano e internazionale. Importante su quest’ultimo fronte la proiezione verso il continente africano ben descritta dal rettore Elena Beccalli nell’agile volumetto edito da Vita e Pensiero L’Università Cattolica con l’Africa.
Intanto le strutture si rafforzano: è stato aperto almeno parzialmente il campus San Francesco collocato nell’ex caserma Garibaldi. Sono già agibili 4 piani dell’ala su Via Santa Valeria per un totale di 11.500 mq e aule che possono ospitare fino a 10mila studenti. Quando sarà completato il trasferimento della Polizia di Stato nella Caserma Montello, l’ateneo avrà a disposizione tutto l’enorme stabile che raddoppierà la capienza complessiva e collegherà direttamente la sede principale con quella storica di Via Sant’Agnese dove l’università vide i suoi natali.
Un rafforzamento logistico molto positivo che ci si augura vada di pari passo con la ripresa dell’identità culturale e di fede auspicata oggi dall’arcivescovo Delpini.
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