Esiste una cultura comune europea? Ad essa è dedicato il progetto CrEI, ciclo di seminari organizzati dall’Università del Piemonte Orientale

Esiste una cultura comune europea? Come si può definire? Che tratti ha? Il prof. Cesare Panizza, docente di storia contemporanea al Dipartimento di giurisprudenza e scienze politiche, economiche e sociali (Digspes) dell’Università del Piemonte Orientale, parla del progetto CrEI (The Creation of European Identity through culture in the contemporary period), ciclo di seminari sull’identità culturale europea.



Come è nato il progetto e quali obiettivi si è posto?

Il progetto, giunto alla terza e ultima edizione e che ha avuto un buon riscontro, è nato all’interno del Digspes al polo Upo di Alessandria ed è stato realizzato in collaborazione con i partner, l’Isral di Alessandria, la Fondazione cultura e sviluppo e gli Archivi storici dell’UE a Fiesole ed è stato finanziato da moduli Jean Monnet. L’ho gestito con i professori Giorgio Barberis e Stefano Quirico e il focus del programma è la definizione di un’identità europea, esplorata attraverso diversi linguaggi artistici, come il cinema, la fotografia e la letteratura.



L’unità culturale europea è di difficile definizione. Quali sono i tratti salienti che accomunano i vari Paesi dell’Europa, oltre alle rispettive differenze legate alle appartenenze nazionali?

L’identità europea è in effetti vaga. Ma questa indeterminatezza è un elemento arricchente, ha un valore perché è inclusiva in prospettiva. Storicamente non è mai esistito uno Stato europeo che abbia forzato la nascita di un’identità culturale nazionale, che è un prodotto storico nato nella seconda metà dell’Ottocento dovuto a successi politici. L’identità culturale europea ha sempre storicamente accomunato il mondo degli intellettuali, parlando del cosmopolitismo, degli uomini di cultura e delle lettere; non ha però caratterizzato un’identità collettiva di massa. È un’identità plurima e differenziata, dove c’è pero un minimo comune denominatore: c’è una storia fatta da conflitti e divisioni, ma anche da elementi culturali, religiosi e antropologici comuni, e che ora dovrebbe convergere nella direzione del progetto europeo.



Parliamo del cinema. Si può parlare propriamente di cinema europeo, istituendo un paragone con il cinema americano?

Il cinema europeo non si può paragonare al cinema americano, esistono infatti forti differenze fra i vari Paesi. Se c’è qualcosa che accomuna il cinema delle varie nazioni europee è proprio il fatto che si differenzia rispetto al cinema americano perché c’è un diverso modo di impostare il linguaggio, c’è una modalità di narrazione talvolta più complicata e articolata, quindi un linguaggio cinematografico che è spesso meno popolare; spicca dunque l’assenza di quell’industria culturale di massa che caratterizza Hollywood.

Veniamo alla fotografia.

9 novembre 1989, a Berlino cade il Muro che divide Est e Ovest (Ansa)

La fotografia l’abbiamo inserita per testimoniare la valenza della stessa come fonte storica. Ci interessava ragionare sul ruolo che la fotografia ha giocato nel costruire un avvicinamento tra i popoli europei, nonché nell’elaborazione di modelli culturali costruiti anche con le nuove tecnologie. Essa ha dato modo alle persone di conoscere mondi nuovi, riferendoci soprattutto all’immaginario che ruota attorno al turismo, che non ci sarebbe senza la potenza veicolata dalle immagini, e che ha fatto conoscere le città italiane agli italiani prima, e agli europei poi.

Per quanto riguarda invece la letteratura, il filologo Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia dei Lincei, ha parlato della difficoltà di definire con precisione e chiarezza una letteratura propriamente europea, data la diversità delle lingue, degli stili, dei canoni e dei generi.

La letteratura è un linguaggio artistico profondamente europeo. È un prodotto che ha avuto successo in molti Paesi, dall’Inghilterra alla Germania, dalla Francia alla Spagna passando per l’Italia. Rimanendo sulle spiegazioni storiche e senza addentrarci nello specifico delle questioni filologiche, si può dire che una certa tradizione letteraria comune esiste, in particolare penso al romanzo dell’Ottocento, che ha avuto un ruolo dirimente nella costruzione delle identità nazionali ed eventualmente sovranazionali e che è un pilastro della nostra identità culturale.

L’Unione Europea oggi è in crisi, dilaniata da velleità nazionaliste e spinte populiste, difficoltà legate all’economia e al digitale e una guerra alle porte. Riflettere sul senso della cultura comune, di radici e di gusto comuni può contribuire secondo lei a ridare una spinta propulsiva al progetto politico di una superpotenza europea?

Sicuramente, un obiettivo politico che dovrebbe esserci è quello di specificare una cittadinanza europea legata a un’identità culturale definita, connessa chiaramente all’integrazione di Paesi che continuano ad avere una loro storia e identità. Perché l’identità europea aggiunge, non toglie nulla a quella nazionale. In questo modo si potrebbe fare uno scatto in avanti anche per superare il deficit democratico e dare gli strumenti all’Europa per affrontare le varie crisi del nostro tempo, da quella climatica a quella economica fino a quella militare.

(Edoardo Gaia)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI