Il desiderio di offrire un aiuto concreto per superare lo scandalo della divisione tra i cristiani di tradizione latina e quelli di tradizione orientale-bizantina: ecco la ragione che ha spinto Pietro Galignani a pubblicare un ponderoso volume (La divina pedagogia. Poeti di Dio, Edizioni San Clemente-Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2021), che si propone uno scopo insieme audace e lodevole.
Secondo l’autore, infatti, il progressivo allontanamento – durato un millennio – tra i “due polmoni” della Chiesa, non solo ha creato una ferita profonda nella compagine ecclesiale, ma ha anche generato “una certa estraneità strutturale tra le rispettive esperienze ecclesiali, per il modo col quale ciascuna cristianità vive e tramanda la vita di Cristo” (p. 9), e – di conseguenza – “due forme celebrative notevolmente diverse che rispecchiano esperienze culturali e religiose molto particolari” (ivi).
Secondo Galignani, che qui palesa uno sguardo venato di pessimismo, nemmeno il progressivo affermarsi del cammino ecumenico e il moltiplicarsi delle occasioni di conoscenza tra cattolici e cristiani orientali – per la crescita numerica delle comunità ortodosse in Occidente in virtù dell’immigrazione – è servito a favorire una conoscenza vera, tale da non risolversi nell’apprendimento di “qualche nozione astratta sul mondo bizantino”, e per di più “in modo schematico e intellettualistico”.
A questa difficoltà, che si manifesta anche nella pratica incomunicabilità tra la teologia ortodossa e quella cattolica (un’affermazione che però ci sentiamo solo in parte di condividere), l’Autore si propone di rispondere non tanto auspicando un aumento dell’erudizione o un supplemento di studi storico-teologici, ma piuttosto – ed è l’intuizione preziosa che a nostro avviso rende interessante questo volume – cercando di introdurre anche il lettore occidentale nell’esperienza totalizzante del rapporto adorante con la Trinità che la celebrazione liturgica costituisce per il fedele orientale, e che – come lo stesso papa Francesco ha ricordato nel 2013 in una conferenza stampa citata all’inizio del libro – noi occidentali abbiamo messo da parte, poiché “abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione”.
Da questo desiderio di far conoscere almeno qualche intuizione della bellezza integrale dell’esperienza spirituale bizantina, consistente in celebrazioni nelle quali tutto – le icone, l’architettura delle chiese, i gesti rituali, i canti, gli affreschi – origina da e converge in un’interpretazione teologica della realtà fortemente unitaria e cristologicamente trinitaria, nasce la bipartizione in cui si articola il volume.
La prima parte è infatti occupata da un’ampia introduzione – dalle dimensioni di un saggio – che vorrebbe fornire al lettore gli elementi storici, teologici, spirituali e artistico-culturali essenziali e necessari per la comprensione della Weltanschauung filosofica e religiosa bizantina: un compito arduo, poiché comprende non meno di dieci secoli di storia e un’ampiezza geografica che spazia dal Vicino oriente alla Grecia, alla Siria e al mondo slavo.
Nella seconda parte, invece, viene proposta una vastissima antologia di testi poetici liturgici suddivisi per tematiche nell’intento di “dare al mondo latino l’opportunità di sperimentare in modo sempre più profondo il carisma dell’Ortodossia” (p. 125): anche in questa parte, ogni capitolo vede un’introduzione cui seguono i testi, rigorosamente presentati sia nell’originale greco, sia in traduzione italiana. Certamente il tentativo di “ordinare” tematicamente i testi è funzionale allo scopo pedagogico che la raccolta si propone: saranno i lettori a giudicare se l’esito sperato sia stato raggiunto.
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