“Non è la prima volta che Joe Biden se ne esce con dichiarazioni che non hanno fondamento” afferma in questa intervista Rony Hamaui, docente di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative nell’Università Cattolica di Milano ed esperto di economia e finanza islamica. Il riferimento è alle parole di un presidente degli Stati Uniti e non di un qualsiasi politico, parole che vanno valutate con una certa attenzione: “Non vi preoccupate, libereremo l’Iran, lo libereremo molto presto”. Così ha dichiarato Biden durante un comizio in California in vista delle ormai prossime elezioni di Midterm. “Oggi l’unico vero obiettivo americano è rovesciare la Russia”, ci ha detto ancora Hamaui, “anche se è vero che il fatto che l’Iran rifornisca di armi proprio la Russia desta forte preoccupazione a Washington”.
“L’Iran sarà presto libero” ha detto Joe Biden durante un comizio elettorale: solo parole da campagna elettorale? Sapendo quanto poco agli americani importi di quello che succede al di fuori del loro paese, può essere che il presidente Usa si sia lasciato sfuggire qualcosa che non conosciamo?
Direi che nella sua domanda c’è già la risposta. Biden è in campagna elettorale, e personalmente le sue parole a me sembrano semplicemente un wishful thinking, un desiderio che a un certo punto il regime iraniano crolli. L’unico Paese che gli americani in questo momento vogliono far fuori è la Russia, quello è il loro obiettivo. Certo, l’Iran li preoccupa molto, ma adesso con la vittoria di Netanyahu in Israele, che farà nuovamente di tutto per fermare ogni trattativa sul nucleare, alla Casa Bianca sono molto preoccupati.
Ci sono stati però ultimamente degli episodi preoccupanti. Ad esempio, l’allarme lanciato dall’intelligence dell’Arabia Saudita su un possibile attacco iraniano. C’è poi una escalation bellica della Nord Corea: è d’accordo con chi pensa che tutto faccia parte di un piano strategico contro gli Stati Uniti?
L’Iran a Biden dà un po’ più fastidio di quanto ne desse in passato, questo è vero. Stiamo assistendo a un fenomeno allarmante, quello di questi Paesi, come appunto l’Iran e la Corea del Nord, che con una tecnologia anche piuttosto semplice riescono a costruire armi molto pericolose. Questo massiccio impiego di droni iraniani in Ucraina ha cambiato lo scenario. Paesi tecnologicamente non molto avanzati riescono a produrre armi che funzionano, che producono effetti. Per gli americani è un elemento di grandissima preoccupazione.
Infatti, in questo senso, le chiedevo: ritiene che questi Paesi agiscano per conto di Mosca con l’obiettivo di mettere in difficoltà l’America?
Siamo cresciuti in un mondo dove era la Russia a vendere armi, adesso invece è un mondo rovesciato. E questo effettivamente è un elemento di grande preoccupazione.
Solo poco tempo fa droni iraniani hanno colpito uno stabilimento petrolifero saudita. Teheran medita forse un attacco?
Hanno colpito anche navi nello Stretto di Hormuz, senza sapere chi li lanciava. Potevano essere armi di fabbricazione sovietica. Adesso invece sappiamo che le armi che i russi utilizzano sono iraniane e coreane ed è un cambiamento strategico immenso. La quantità di droni lanciati sull’Ucraina è di centinaia, non uno, due o dieci.
Tornando alle parole di Biden, sono parole pesanti?
Biden è noto per affermazioni esagerate…
È però reale il fatto che Iran e Stati Uniti conducono una guerra virtuale sin dai tempi della crisi degli ostaggi americani nel 1979. In Iran sta succedendo qualcosa di inedito, è stato anche ucciso un imam. Qual è il vero ruolo degli Stati Uniti alla luce di quanto detto da Biden?
Ci potrebbe anche essere un piano americano, però le rivolte sono essenzialmente pacifiche, sono rivolte di piazza. Adesso ha preso mano il cosiddetto “schiaffo al turbante”, giovani che gettano a terra il turbante degli imam. Sono rivolte spontanee, non c’è una leadership, non si saprebbe neanche a chi rivolgersi, è una rivolta senza leader.
Ma il comportamento degli Stati Uniti in Siria, dove Washington ha sostenuto lo Stato islamico, non desta qualche sospetto?
No, la Siria era una faccenda completamente diversa. C’erano state all’inizio rivolte popolari che si sono trasformate in una rivolta settaria e militare. Come abbiamo visto, è stato più facile che gli americani siano intervenuti in Libia che in Siria oppure oggi in Iran.
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