Il ministro della difesa, Lorenzo Guerini, ha aggiornato la questione Libia, parlando in particolare dell’esercito tricolore già di stanza sul territorio: “Nonostante l’acquisizione del controllo di Sirte da parte del Lybian national army – ha detto il titolare della Deifa alle commissioni di Senato e Camera – veda Misurata maggiormente esposta alle mire del generale Haftar, non sembrerebbero sussistere ad oggi minacce dirette nei confronti del nostro contingente in loco”. Guerini ha quindi aggiunto che l’Italia intende “incrementare la presenza in Sahel dove si assiste ad una recrudescenza del terrorismo di matrice confessionale ed i cui effetti sono fortemente interconnessi con lo scenario libico, nonché nella regione mediorientale ed in particolare nelle acque dello stretto di Hormuz, la cui transitabilità in sicurezza rappresenta elemento essenziale per la nostra economia”. Il ministro ha poi confermato che per il 2020 l’esercito italiano rimarrà anche in Afghanistan: “non è ipotizzabile un’ulteriore riduzione di personale se non abdicando al ruolo centrale che il Paese ricopre nell’ambito dell’operazione Nato”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LIBIA “2000 COMBATTENTI SIRIANI CON AL SARRAJ”
A duemila combattenti siriani è stata promessa la nazionalità turca. Si tratta di militari già in Libia, o in arrivo, e che si schiereranno a difesa del governo di accordo nazionale guidato da Fayez Al Sarraj. A svelarlo è stato il tabloid britannico The Guardian citando fonti siriane, secondo cui i militari dovrebbero confluire in una divisione dal nome di Omar al-Mukhtar, il leader della resistenza libica giustiziato dall’Italia, e divenuto molto popolare durante la rivolta del 2011. I combattenti siriani hanno firmato un contratto con il governo turco da 2000 dollari al mese per sei mesi e a tutti, come detto in apertura, è stata promessa la nazionalità della Turchia. Il governo di Ankara si è altresì impegnato a pagare le spese mediche ai combattenti feriti, nonché a rimpatriare eventuali salme di quanti cadranno. Secondo il Guardian sarebbero quattro le vittime, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 14 caduti. La Turchia e la Libia hanno smentito la presenza di militari siriani. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LIBIA, HAFTAR A BERLINO: LE ULTIME DI CONTE
Prosegua la diplomazia per risolvere il caso Libia e far firmare la pace al generale Haftar e al capo del governo libico Al Sarraj. Impegnato in prima fila il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, che nel recente vertice sulla questione, a cui hanno preso parte gli esponenti del governo nonché dell’opposizione, avrebbe riferito: “L’Italia ha fatto una scelta ben precisa: – le parole riportate da Affaritaliani.it – siamo disponibili a investire tutto il nostro capitale per indirizzare gli attori libici e la comunità internazionale verso una soluzione politica, ma non siamo disponibili a fornire armi o militari per alimentare un conflitto armato. Sul piano politico la nostra linea è coerente e la nostra presenza è costante”. Conte domani sarà in Algeria per una visita ufficiale, un incontro in cui proverà a cercare nuovi “aiuti” per risolvere la crisi libica, a tre giorni dalla conferenza di Berlino in cui Haftar sarà comunque presente.
LIBIA, HAFTAR A BERLINO: TUTTI I PAESI PRESENTI ALLA CONFERENZA
Ovviamente l’appuntamento tedesco sarà cruciale per la pace libica, ma allo stato attuale delle cose regna l’incertezza, come ha fatto chiaramente capire Conte: “Non siamo sicuri, allo stato, che arriveremo a Berlino con una tregua formalmente sottoscritta. L’importante, comunque, è che si arrivi con un “cessate-il-fuoco” sostanziale”. Deve invece ancora confermare la sua presenza alla conferenza l’altro leader della Liba, Al Serraj, che comunque aveva già firmato la tregua proposta dalla Russia negli scorsi giorni, e che si dice quindi assolutamente disponibile al cessate il fuoco. Ci saranno invece, oltre a Germania e a Italia, anche Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Turchia, Regno Unito, Emirati, nonché il presidente algerino e forse quelli di Tunisia ed Egitto. Il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, ha commentato le ultime con tali parole: “L’annuncio della data della conferenza di Berlino, il 19 gennaio, che riunira’ al tavolo i principali attori coinvolti nella crisi libica, e’ una buona notizia e rappresenta un importante passo avanti nella direzione auspicata dall’Italia. In questi giorni avevamo chiesto con insistenza, e ad ogni tavolo, che la data arrivasse il piu’ presto possibile, prima che la situazione sul terreno diventasse irrecuperabile”.