Il giallo di Liliana Resinovich a Quarto Grado con le parole del ristoratore a cui la vittima chiese dei sacchi neri: ecco la sua intervista
A Quarto Grado si è tornati a parlare ieri sera del giallo di Liliana Resinovich, e il focus è stato sull’ultima testimonianza che ha creato un po’ di scompiglio, quella del ristoratore triestino che ha raccontato di come la vittima si sia recata nel suo locale chiedendogli dei sacchi neri.
Il programma di Rete 4 ha sentito proprio il ristoratore, Alfonso Buonocuore, che ha spiegato: “Io sono andato da Sebastiano per sapere quei sacchi dati alla moglie a cosa potessero servire. Sebastiano mi stava sulle balle – aggiunge – lui mi affilava i coltelli e a volte battibeccavamo perché non mi portava i coltelli miei ma mi portava quelli degli altri che non valevano niente e allora non glieli ho più dati”.
LILIANA RESINOVICH, IL RISTORATORE: “QUANDO HO SAPUTO DEI SACCHI…”
Di nuovo sui sacchi: “Quando ho saputo di questi due sacchi neri (trovati sul cadavere della povera Liliana Resinovich ndr) ho chiamato un mio amico carabiniere, non faccio nomi, io gli ho spiegato la faccenda ma lui mi ha detto di lasciare perdere, dopo un paio di mesi è morto, era in ospedale”. Il ristoratore si ricorda anche cosa aveva mangiato l’ultima volta Lilli: “Lei mi ha chiesto una pizza margherita mentre i due uomini una pasta asciutta, Adriana un’insalata di mare”.
E ancora: “Quando mi ha chiesto il secondo sacco aveva una borsa blu con un mappamondo”, una borsa di cui però non sembra esservi traccia. Ma quando è successo tutto questo? “Io non ho mai nominato il Covid, stiamo parlando di novembre 2019, all’epoca non c’era ancora il Covid”, essendo arrivato in Italia nei primi mesi del 2020.
LILIANA RESINOVICH, LE PAROLE DELL’AVVOCATO DI STERPIN SUL RISTORATORE
L’avvocato di Claudio Sterpin, Squittieri, ha commentato queste parole, a cominciare dal fatto che Sergio, fratello di Liliana Resinovich, abbia denunciato il ristoratore. “La denuncia di Sergio come ogni denuncia è meritevole di istruttoria, noi stiamo valutando la possibilità di farla, ma il punto fondamentale è che io non vorrei neanche attribuire una grande rilevanza a questa testimonianza, purtroppo ci siamo abituati a particolari soggetti che a distanza di anni escono e cercano di apporre elementi personali a questa vicenda. Nel caso di specie oltre ad essere poco credibile ritengo che sia totalmente inutile, stiamo parlando di un’attività di dicembre 2019, quindi rispetto al 2021, alla scomparsa di Lilly e alla sua uccisione, siamo due anni indietro, di cosa stiamo parlando?”
“Al di là delle incongruenze e della fumosità – ha concluso Squittieri – voi fate bene il vostro mestiere ma dal punto di vista giuridico non c’è alcun elemento che può incidere”. Le parole del legale hanno sicuramente senso tenendo conto che a novembre 2019 ci sembra difficile pensare a una Lilly che stesse già programmando un eventuale suicidio in vista del dicembre del 2021, quindi più di 24 mesi dopo.