Ha 22 anni ma stava con il suo Giovanni fin dall’inizio della malattia di quel “guerriero sorridente”: la drammatica storia di Giovanni Custodero, l’ex portiere di calcio a 5 nel Fasano morto lo scorso 12 gennaio (dopo 6 giorni di coma in sedazione profonda per precisa scelta dello stesso 27enne che da anni combatteva con un gravissimo cancro alle ossa) ha colpito l’Italia intera. Oggi la bella Luana Amati in un post su Facebook ha voluto salutare così tutti quegli amici che in questi anni hanno accompagnato, chi vicino chi lontano, la malattia e la battaglia del suo fidanzato: «Permettimi di cadere, ma ora devi reggermi tu… se no non stiamo pari, angelo mio meraviglioso». Un dolore misterioso e non comprensibile se non ci si è passati attraverso, ma con un “sorriso” stampato in faccia che dalle foto sui social Giovanni e Luana non si risparmiavano mai: «non se la prendeva mai per nulla, che lasciava scorrere le cose, che non si arrabbiava mai, per nulla. La malattia gli ha donato in seguito un coraggio incredibile: la corazza se l’è costruita a poco a poco, ha trovato una forza che probabilmente già aveva ma che forse non sapeva di avere», racconta la ragazza al Corriere della Sera. Parole che potranno anche sembrare “banali” ma che se vissute appieno non possono certamente essere considerate “normali”: «La malattia ha accresciuto e rafforzato l’amore che ci legava. Quando ci siamo conosciuti lui aveva 23 anni e io 18, affrontare insieme questa situazione è stata una svolta: non sapevamo a cosa andavamo incontro, ci siamo incamminati in punta di piedi su questo percorso, di fronte alla malattia».
IL DOLORE E LA “GIOIA” DI LUANA AMATI
Un amore che cresceva dentro la forza e il dolore che, allo stesso tempo, proseguivano nel destino di questa giovane e spensierata coppia di fidanzati: Luana racconta di essere stata accompagnata e sostenuta nel dolore per quanto avveniva al suo fidanzato proprio… da Giovanni! «Mi diceva “Tu sei ingenua, forse non ti rendi conto del male che mi ha colpito. Ma io sono fortunato ad averti così”. Cercavamo di vivere normalmente, di fare progetti, ma lui era costretto a fermare il mio entusiasmo: «Lo sai che sono in chemioterapia, che non posso programmare viaggi e altre cose belle. Ma grazie di questa gioia, del fatto che mi dai la speranza di potercela fare». La compagnia fedele dentro il dolore di una malattia così malevola come quel sarcoma: eppure, paradossalmente, proprio in quel male si è rafforzato ed è esploso il sentimento d’affetto tra Luana e Giovanni: ancora la 22enne al CorSera, «un giorno mi ha detto “stacca tutto. Voglio che quando non ci sarò più tu sorrida comunque, non meriti di vivere con le lacrime agli occhi”. Anche quando i farmaci lo hanno lentamente avviato al coma, Giovanni trovava il modo di comunicare e di parlarmi a suo modo. Durante la sedazione poteva aprire gli occhi, darmi dei segnali del suo amore». E ora, con un fidanzato morto e una mancanza nei fatti insostituibile, proprio quell’amore cresciuto nella fatica e nella prova di questi ultimi 4 anni non la abbandona: «Ha fatto capire a tutti quelli che gli erano vicini – i suoi genitori, sua sorella e i suoi amici -, di essermi vicino anche dopo, quando sarebbe scomparso. La mia forza ora sono i suoi amici, che sanno quanto sono fragile in questo momento. Le dimostrazioni di affetto per Giovanni sono state incredibili, c’erano migliaia di persone al suo funerale, a dargli l’ultimo saluto». Come raccontava ancora Luana a Repubblica, chi aveva bisogno di un corto, di una compagnia speciale, andava da Custodero: «Lo seguivano migliaia di malati. Chi aveva bisogno di conforto andava da Giovanni. E lui utilizzava il raccolto delle donazioni per portare allegria e giocattoli ai bambini dei reparti oncologici».