La prevenzione in fatto di clima non è più possibile: Luca Mercalli, presidente della Società metereologica italiana ha già evidenziato questo concetto più volte. In questo contesto e con il tempo a disposizione, si può procedere solo con la mitigazione degli effetti e sulla limitazione dei danni che di certo ci saranno. 40 anni fa abbiamo superato il punto di non ritorno: lo dimostrano gli eventi estremi sempre più frequenti, la scomparsa dei ghiacciai, i record di caldo registrati negli ultimi anni e altro ancora. Oggi, mercoledì 2 giugno 2020, Luca Mercalli sarà a #Maestri su Rai 3 per parlare di cambiamenti climatici e futuro. “Le due ipotesi che sono state tracciate dal trattato intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite“, ha detto tempo fa a LifeGate, “e in qualche modo approvate nell’Accordo di Parigi nel 2015, sono da un lato uno scenario peggiore ovvero senza controllo delle emissioni in cui entro il 2100 ci potremmo aspettare anche 5 gradi in più a livello di temperatura globale con conseguenze catastrofiche sull’umanità“.
Oppure non ci sarà il rialzo delle temperature oltre i 2 gradi alla fine del secolo in corso, ma delle conseguenze. “Questo perchè purtroppo dobbiamo pensare che l’aumento della temperatura, che è il risultato del ritardo nell’affrontare i problemi nei quarant’anni precedenti, è ormai un colpo in canna”, ha aggiunto, “Però sempre meglio 2 gradi che 5, qualora che si applichino le riduzioni delle emissioni in tutto il mondo in fretta”. Un ruolo centrale lo avranno e lo hanno foreste ed alberi, ma niente di risolutivo. I combustibili fossili che vengono bruciati in tutto il mondo sono talmente tanti che gli alberi non sono in grado di ricatturare tutto il carbonio emesso. “Possiamo dire che fanno la loro parte“, ha sottolineato, “ma non possiamo affidarci solo ad essi per risolvere il problema del riscaldamento globale”.
Luca Mercalli, la decisione di Donald Trump
Il clima è globalizzato, ma l’approccio per affrontare i suoi cambiamenti spacca il mondo intero. Secondo il climatologo Luca Mercalli, non si è globalizzato nessun modo di affrontare la crisi climatica e lo dimostra la decisione di Donald Trump di sottrarsi all’accordo di Parigi del 2015. “Quindi altro che globalizzare i provvedimenti”, ha detto il divulgatore scientifico a LifeGate, “qui invece li stiamo frammentando in tante scelte di singoli governi, con alcuni che addirittura remano contro”. A tutto ciò va aggiunta la percezione del clima e le differenti visioni. I dati globali contano più di ogni altra cosa, ma non vengono tenuti in forte considerazione. “Sappiamo che adesso siamo nel momento più caldo della storia della civiltà”, ha aggiunto, “Se continuiamo a guardare che una settimana fa freddo a Milano non abbiamo certamente risolto il problema. È un po’ cercare delle scuse, degli alibi per non agire”. Non si può guarire, sia chiaro. L’unica strada da percorrere è limitare i danni e prevenire un ulteriore rialzo. Senza azioni mirate, la conseguenza più logica è vivere un aumento di 5 gradi della temperatura e non di 2, come ipotizzato dalla ricerca.