Il M5S (Movimento Cinque Stelle) ha detto sì al 2 per mille, ma ora non lo può incassare. Questa è la clamorosa beffa di fine anno subita dalla realtà politica guidata da Giuseppe Conte, dopo che lo scorso 30 novembre, mediante votazione online, quasi il 72% degli iscritti aveva deciso di richiedere il due per mille allo Stato, contravvenendo dunque allo storico principio che permeava il Movimento sin dalla sua nascita, ossia quello di rifiutare i soldi pubblici per attività politiche. Eppure, come riferisce il “Corriere della Sera”, le casse piangono e Conte aveva individuato in questo strumento la possibilità di dare loro sollievo.
Tuttavia, l’apposita commissione ha respinto la richiesta pentastellata, dicendo che i grillini “nel 2022 non potranno ricevere i fondi del 2 per mille perché il Movimento Cinque Stelle non è iscritto al registro dei partiti”. Infatti, spiega il “Corriere”, “in base all’articolo 4 del decreto legge numero 149 del 28 dicembre 2013, la norma che contiene le disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti, conditio sine qua non per l’accesso alla misura, lo Statuto presentato non risulta ‘conforme’ alle previsioni di legge”.
M5S NON PUÒ INCASSARE IL 2 PER MILLE: LA REAZIONE FURIOSA DEI SUOI MEMBRI SUL WEB
Una doccia fredda, quella che riguarda l’impossibilità da parte del M5S di introitare il 2 per mille. Il deputato M5S e presidente della commissione Politiche Ue della Camera, Sergio Battelli, ha asserito: “Fatemi capire, tutto di corsa a votare sul 2×1000 e poi si scopre che il nuovo statuto non era adeguato per la richiesta? Si chiude in bellezza questo 2021″.
Parole, come scrive il “Corriere della Sera”, alle quali ha ribattuto il deputato e vicepresidente del M5s Michele Gubitosa: “In realtà non è mai successo che la Commissione di garanzia abbia approvato uno Statuto così come presentato, forse una volta sola, e parliamo di statuti di solito impostati sulla forma-partito tradizionale, in linea con una legge di riferimento. Per intenderci, anche Pd, Fratelli d’Italia e Lega hanno dovuto interloquire, modificare e sono andati al Tar per difendere i loro statuti”.