“Mai Dire Mai (La locura)”, testo canzone Willie Peyote, significato e analisi del brano che l’artista porta al Festival di Sanremo 2021, con cui mette a nudo le nostre contraddizioni
Willie Peyote si candida, con questo brano, a entrare nel novero degli artisti più richiesti in radio e più ricercati in rete, in quanto la sonorità e il suo rap rimangono in testa con straordinaria efficacia, come raramente accade. Se il buongiorno si vede dal mattino, le chance per lui di ottenere successo e di svoltare a livello artistico sono esponenziali. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
“MAI DIRE MAI (LA LOCURA)”, WILLIE PEYOTE: ANALISI DEL TESTO
Tra i big del Festival di Sanremo 2021 c’è anche Willie Peyote che porta la canzone “Mai dire mai (La locura)” sul palco dell’Ariston. L’analisi del testo evidenzia il significato del racconto che fa l’artista, il cui obiettivo è quello di evidenziare l’approccio alla cultura che ha l’Italia. Dopo un periodo difficile come quello che abbiamo trascorso e che non ci siamo messi ancora alle spalle, tutto è cambiato, anche il modo di vivere la musica e la politica. La vena polemica riemerge dalla prima all’ultima parola della canzone, che mette a nudo le nostre contraddizioni (“Riapriamo gli stadi ma non teatri né live”) e in alcuni casi una finta evoluzione (“sembra il Medioevo più smart e più fashion”), ma prova anche a spronare i giovani. Efficace anche l’intro: “Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”. Così Willie Peyote va subito dritto al punto e comincia a spostare il suo mirino: dai rapper che hanno la band perché ora è questo il trend (e che usano l’autotune) a quelli che si scelgono il personaggio da costruire in base a pubblico, perché “l’Italia è una grande sit-com”.
“MAI DIRE MAI (LA LOCURA)”, WILLIE PEYOTE: SIGNIFICATO E ANALISI TESTO CANZONE
La canzone “Mai dire mai (La locura)” di Willie Peyote, scritta con Cavalieri D’Oro, Bestonzo e Petrelli, non risparmia neppure il mondo della musica. C’è infatti un attacco tutt’altro che velato alle case discografiche che “ti fanno un contratto se azzecchi il balletto e fai boom su Tik-tok”, con la musica che cambia al punto tale che “non si vendono più dischi tanto c’è Spotify”. Ma interessante, e pure tagliente, è l’attacco agli influencer (“Ora che sanno che questo è il trend tutti che vendono il culo a un brand”), ai calciatori che non fanno goal ma il cash e al trash che ci circonda e per il quale non dovremmo sorprenderci del declino della nostra classe politica (“Pompano il trash in nome del LOL e poi vi stupite degli Exit poll?”). Willie Peyote arriva dritto al punto con un linguaggio molto tagliante (“Vince la merda se a forza di ridere riesce a sembrare credibile”), ma non si capacita di come sia possibile non reagire a tutto questo. Simpatica poi la citazione di Bugo col riferimento alla vicenda Morgan (“le brutte intenzioni…” che succede? Mi sono sbagliato).
