Il ritorno all’ora legale significa primavera, l’avvicinarsi dell’estate e giornate con più luce. Non per tutti però è motivo di gioia, soprattutto per chi soffre di mal di testa. Sembrerebbe infatti che il passaggio al nuovo orario potrebbe influire oltre che sull’umore anche sul benessere fisico, alterando il nostro orologio biologico. In questo modo si accentuerebbe anche il rischio di cefalee ed emicranie ricorrenti.
A rivelarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, e riportato dal Corriere della Sera, in base al quale alcune tipologie di mal di testa sarebbero correlate ai ritmi circadiani, cioè ai ritmi biologici scanditi da sonno/veglia e luce/buio. Secondo infatti ai ricercatori nippo-americani diretti da Mark Joseph Burish dell’Università texana di Houston il cambiamento dei ritmi di vita sarebbe il peggior nemico dei cefalgici.
L’analisi troverebbe fondamento in alcuni fattori rilevatori. Pensiamo ad esempio ai weekend. Chi è affetto da mal di testa vedrebbe riacutizzarsi il dolore il sabato e la domenica, quindi proprio quando si ha uno sconvolgimento degli orari non dovendo recarsi al lavoro, facendo magari colazione più tardi la mattina e riducendo la tensione e la frenesia della settimana.
Quando il mal di testa è influenzato dalle lancette dell’orologio
Quello del weekend non è il solo esempio. I ricercatori hanno anche evidenziato un collegamento del mal di testa con l’orologio. Esisterebbero infatti cefalee che si ripresentano puntualmente allo stesso orario, con attacchi ‘a grappolo’ perfino nella stessa ora dello stesso giorno dell’anno successivo.
E non sono mancate correlazioni anche con l’ora legale a cui siamo da poco tornati. Il nostro corpo infatti seguirebbe il cosiddetto ‘clock ipotalamico’, cioè un orologio biologico presente in quella parte del cervello nota come ipotalamo, che scandirebbe i nostri ritmi in base a come gestiamo le nostre giornate tra riposo e lavoro, e in base al ciclo luce/buio. Il cambio dell’ora quindi andrebbe a sfasare il nostro normale ‘ingranaggio’.
Questo studio, oltre a rivelare i motivi sottesi alle emicranie, punterebbe in un qualche modo a prevenire gli attacchi di mal di testa, una volta conosciute le cause, applicando la giusta terapia in procinto dell’arrivo della fase acuta.
L’unico problema che potrebbe presentarsi è quello della farmaco-resistenza, come accade per la maggior parte delle patologie. Assumere lo stesso farmaco per diverso tempo crea infatti il rischio di dipendenza, facendone perdere l’efficacia. Ma anche in questo senso la scienza e la medicina hanno fatto passi da gigante. Da tempo si ricorre infatti alla Dbs, acronimo di ‘deep brain stimulation’, cioè stimolazione cerebrale profonda, adottata ormai in tutto il mondo, con cui si applica un microelettrodo intracranico che inibisce l’iperattività del nucleo soprachiasmatico all’arrivo dei mal di testa a grappolo.