Nella Manovra 2026 spunta un emendamento per gli affitti commerciali: per le imprese piccole potrebbe essere introdotta la cedolare secca al 21%
Nel momento clou delle discussioni sulla Manovra 2026, tra i tantissimi faldoni degli emendamenti proposti dai vari partiti spuntano anche importanti novità sugli affitti commerciali con una proposta di Forza Italia che potrebbe riportare in auge quegli sconti fiscali previsti già durante il covid per ridurre la pressione fiscale sui commercianti, specialmente quelli piccoli: una proposta che – per ora – resta inserita tra le migliaia inserite negli emendamenti, il cui destino effettivo resta incerto.
Procedendo per ordine, è utile ricordare che attualmente sugli affitti commerciali si paga un’aliquota basata sullo scaglione Irpef di appartenenza del contribuente tra un minimo del 23% (per chi ha un reddito fino a 28mila euro) fino a un massimo del 43% (per chi supera i 50mila): durante il covid data l’interruzione di buona parte delle attività commerciali fu introdotta per la prima volta – ma limitatamente agli affitti stipulati nel 2019 e rinnovati nel 2020 – la cedolare secca che garantiva un consistente sconto.
Oltre agli affitti commerciali, tra gli emendamenti alla Manovra 2026 anche una possibile sanatoria sull’abusivismo edilizio
Proprio l’ipotesi della cedolare secca è stata rispolverata da Forza Italia – a prima firma del senatore Roberto Rosso -, proponendo una tassazione del 21% sugli affitti commerciali: la proposta si limiterebbe solamente alle piccole imprese commerciali e a quelle a conduzione familiare (purché, anche in questo caso, di piccola entità), con un massimale fissato – sempre nelle ipotesi – a locali fino a 600 metri quadri di dimensione.

Unitamente agli sconti sugli affitti commerciali, però, altri emendamenti sembrano muovere nella direzione delle case e degli immobili: un esempio è la proposta di Fratelli d’Italia di recuperare la sanatoria di Berlusconi del 2003 sugli immobili considerati abusivi, al fine di permettere soprattutto alla regione Campania (che all’epoca vi fu esclusi per problemi burocratici) di regolarizzare parte del suo parco immobiliare; purché – ovviamente – non si agevolino i “furbetti” che hanno aggirato volontariamente le norme per pagare meno o per realizzare lavori che il piano regolatore non avrebbe concesso.
