La cartomante di Federico FelliniMarina Ceratto, figlia dell’attrice Caterina Boratto, che in un’intervista a “Il Giorno” parla del lato più oscuro di Fellini, a cui peraltro ha dedicato un libro, “La cartomante di Fellini”. I due si conobbero quando lei aveva 16 anni, poi si frequentarono tanto, quindi conobbe anche le luci private, nonostante il regista fosse molto sfuggente. «Un giorno, quando parlò di suo padre e gli cadde una lacrima. Lui la sensibilità la nascondeva, ma quella volta gli cadde una lacrima». Lei gli faceva le carte, ma non era l’unica. «C’era Vittoria Toesca, la mia maestra, dalla quale lui andava spessissimo, poi un’altra medium inquietante che quando cadeva in trance cadeva proprio per terra rivoltando gli occhi, si chiamava Magda Fabi. Se invece ti voleva tranquillizzare, Fellini ti mandava dalla maga di Giulietta Masina, una specie di salumaia con la crocchia nera di capelli…». Non è comunque una novità il fatto che Federico Fellini fosse attratto dal mondo magico e misterioso. La spiegazione per Marina Ceratto è semplice: «Aveva così tanta energia magica dentro… un’energia che non è scomparsa».
MARINA CERATTO E IL FEDERICO FELLINI “OCCULTO”
La cartomante di Federico Fellini ha conosciuto anche il noto veggente torinese Gustavo Rol, legato al regista. «Era una persona molto inquietante, assolutamente dotata di poteri straordinari». Nel suo libro ha scritto che faceva “giochi di magia”, un’espressione che non sarebbe piaciuta a Gustavo Rol, ma comunque non ha mai avuto dubbi sui suoi “poteri”. «Gli ho visto fare cose inspiegabili. Cambiava i quadri sotti i tuoi occhi, i colori si mescolavano fino a dar vita ad un altro dipinto». Ma Marina Ceratto a Il Giorno ha raccontato anche un episodio molto personale, cioè di quando la madre voleva sapere se suo fratello fosse morto effettivamente a Cefalonia ucciso dai tedeschi. «Mi passò la cornetta del telefono e io sentii distintamente l’urlo dei soldati italiani fucilati e il rumore delle mitragliatrici». La cartomante di Fellini ha parlato anche di “Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet”, film “maledetto”, mai realizzato. «Anch’io gli dissi leggendo le carte “non firmare il contratto con De Laurentiis, non fare questo film”, “ma io l’ho già firmato” mi rispose». Quando andò a trovarlo negli studi dove stava lavorando al film ebbe una sensazione molto chiara: «Lo trovai in un ufficietto terrificante, sommerso da costumi grigi… tutta l’epopea Mastorna era solcata da un vento sinistro».