Max Gazzè ha parlato del grave momento di crisi che l'industria musicale sta attraversando: "C'è bisogno di tutelare di più il diritto d'autore"
Gazzè ha quindi riferito di non sapere con esattezza cosa sia giusto, ma ha evidenziato che “noi che lavoriamo nella musica stiamo facendo grandi sacrifici e forse alcune limitazioni rispetto alla capienza sono eccessive, se paragonate ai luoghi in cui si svolgono i concerti. È difficile persino rientrare dalle spese quando si staccano mille biglietti”.
MAX GAZZÈ: “TRA UN PO’ DOVRÒ TROVARE UN NUOVO LAVORO”
Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”, Max Gazzè ha poi parlato della crisi del settore, che già prima della crisi connessa alla pandemia di Coronavirus pagava lo scotto dello streaming e del drastico calo nelle vendite dei dischi: “Ho cinque figli, la casa, di Siae mi arriva sempre meno. Tra un po’ dovrò trovarmi un altro lavoro… Scherzi a parte, bisogna cominciare a pensare a un meccanismo che tuteli di più il diritto d’autore”. Gazzè ha poi evidenziato come in giro ci sia troppa musica, sottolineando che quando lui era un ragazzo, dovevano trascorrere mesi prima che uscisse un nuovo album, mentre ora ogni settimana escono dai dieci ai quindici singoli.
L’artista ha poi aggiunto di non volere necessariamente essere pessimista, ma, a suo giudizio, chi pensa che il virus vada via così com’è arrivato si sbaglia. La cultura è stata tra i settori più penalizzati, quasi non fosse un nutrimento per l’anima. “Invece lo è, specialmente in questa disumanizzazione dei rapporti sociali! Ci sono state responsabilità politiche, ma pure una sorta di impossibilità di agire. La situazione muta di mese in mese, ora siamo alla variante Delta e chissà che non si arrivi all’Omega”.
