MEETING 2015/ Lyndon Neri: in Cina la ricchezza non può riempire i vuoti nei cuori e nella società

- int. Lyndon Neri

"La ricchezza non può riempire i vuoti dei cuori e nelle società". LYNDON NERI, archistar, interviene al Meeting di Rimini 2015 in un incontro organizzato da FederelegnoArredo: l'intervista

Lyndon_Neri_Meeting15 Lyndon Neri al Meeting di Rimini 2015

“In Cina, soprattutto fra le giovani generazioni, cresce la consapevolezza di un vuoto: un vuoto che la ricchezza prodotta negli ultimi vent’anni non e’ riuscita a riempire, non poteva riempire. Lyndon Neri, assieme, alla moglie Rossana Hu è ormai un’archistar. Entrambi hanno studiato nelle migliori facoltà statunitensi (Berkeley, Harvard e Princeton), ma oggi lo studio che hanno fondato a Shanghai respira globale, ma è orgogliosamente cinese: per proposta stilistica e soprattutto per il desiderio di essere protagonista di un’avventura umana, di un “qui e  ora” che è il Dragone di oggi. Con i suoi super-boom, le sue contraddizioni e anche le improvvise fragilità: come il collasso di Borsa e yuan che ancora ieri ha accentuato le preoccupazioni nei mercati di tutto il mondo. “It’s just the benginning, altre cose accadranno”, dice Neri al caffé Alcamo, appena concluso il secondo dei suoi appuntamenti al Meeting 2015, una conversazione con il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, l’editorialista del Corriere della Sera, Dario Di Vico e Francesco Rutelli, presidente del Forum Città della Seta. “Ogni crisi nasconde è un’opportunità: io credo che i siano molti i cinesi che desiderino misurarsi meglio con le nuove dimensioni che la vita e la storia hanno assunto nel Paese negli ultimi vent’anni”. Hu non ha timore di raccontare la sua esperienza di giovane cinese, resa peraltro molto singolare dall’essere stato cresciuto in una famiglia cristiana: “Come tutti i genitori cinesi, anche il mio mi ha sempre incoraggiato a studiare, a ottenere buoni risultati a scuola. Ci sono spesso riuscito e per ogni esame superato ho via via ricevuto un Rolex, una macchina fotografica non digitale e un’auto giapponese. Ma mio padre mi attendeva in realtà all’appuntamento con la laurea: è stato allora che mi ha regalato dodici rose rosse accompagnate da un verso dal Libro dei Proverbi: “Ricordati sempre di non contare mai soltanto sulla tua conoscenza”. E’ un suggerimento che Lyndon e Rossana han tentato di praticare nel lavoro di ogni giorno: si tratti di progettare l’interno di un centro congressi a Hong Kong o una linea di oggetti. “A noi interessa l’uomo nella sua vita quotidiana: nella sua semplicità e nella sua bellezza, nella sua profondità e nella sua creatività”.

Ci sarà spazio per la religione nella Cina che verrà? “Io vedo segni di apertura. E’ un popolo che si sta rendendo conto che copiare e comprare beni di lusso prodotti altrove non fa crescere le persone. Che l’import della cultura occidentale materiale non fa emergere la “verita’” del popolo cinese: che i rapporti familiari, a cominciare da quelli fra marito e moglie, possono essere diversi, meno trascurati, quelli sì più ricchi. Che l’educazione personale è centrale nella vita di un uomo e di una società”.

Ma Neri non le ha mandate a dire neppure al sindaco di New York, Michael Bloomberg. Quando due anni fa l’architetto è divenuto il più giovane iscritto alla Interior Design Hall of Fame, gli era stato raccomandato di ricevere il premio in stile strettamente “politically correct”, senza nessun riferimento religioso. Naturalmente la prima cosa che Lyndon ha fatto è ringraziare “i miei genitori e il Signore”. Lo ha sempre fatto: leggere la Bibbia, meditare e pregare: quattro anni fa, il suo studio vinse un’importante incarico per la Royal Opera House di Londra. Dopo aver superato – a sorpresa – tre selezioni per 16 candidature (e concorrevano anche suoi ex insegnanti), fu escluso nella scelta finale: ma dopo poche ore i committenti cambiarono idea: “Mi dissero che non erano pacifici con loro stessi dopo la scelta. Io invece lo ero: soprattutto dopo che a colazione avevo chiesto di essere con me nella preghiera anche ai miei collaboratori, che sono di 16 paesi diversi, molti dei quali non credenti”.

 

(Antonio Quaglio)







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