A Meldola processo choc per i maltrattamenti domestici: la vittima ha ritrattato la sua denuncia, raccontando di essersi inventata tutto
È uno di quei casi che per un giudice rappresentano un unicum nella vita con la vittima di (a questo punto è bene dirlo: presunti) maltrattamenti domestici che davanti alla corte di Meldola – piccolo comune alle porte di Forlì – ha ammesso di essersi inventata tutto, arrivando a chiedere la scarcerazione del (di nuovo: presunto) aguzzino: una versione, però, – e ci arriveremo dopo – che non sembra aver convinto pienamente i giudici di Meldola, che per ora hanno rimandato la loro decisione.
Partendo dal principio, è bene ricordare che tutto sarebbe avvenuto la scorsa estate proprio a Meldola: la coppia – lei 30enne, lui di 10 anni più grande -, infatti, finì all’attenzione degli inquirenti già a giugno quando la donna denunciò dei maltrattamenti che costarono all’uomo un divieto di avvicinamento che non fu rispettato da nessuno dei due dato che continuarono a vivere assieme e – talvolta – a litigare per le vie cittadine sotto gli occhi dei passanti.
A luglio, però, ci fu la svolta perché la donna di Meldola denunciò – per l’ennesima volta – dei soprusi gravissimi: durante una lite – raccontò – l’aveva picchiata, minacciata e ferita con un coltello e un paio di forbici, tutto prima di trascinarla per i capelli all’interno dell’abitazione nel tentativo di buttarla giù dalla finestra; con il compagno che fu – ovviamente – arrestato e preventivamente incarcerato in attesa del processo.
Colpo di scena nel processo a Meldola: la vittima di maltrattamenti confessa di essersi inventata tutto
Alla fine, però, si è giunti al processo e davanti alla corte di Meldola è andato in scena l’ennesimo colpo di scena: durante la deposizione, infatti, ci si aspettava che la donna avrebbe raccontato per filo e per segno l’inferno vissuto negli ultimi mesi, ma – a sorpresa – ha deciso di ritrattare la sua versione; imputandosi l’intera colpa dei litigi e delle violenze a causa del bipolarismo e della schizofrenia di cui soffre.
La (presunta) vittima di Meldola, infatti, ha raccontato ai giudici che nel periodo estivo aveva interrotto l’assunzione dei farmaci per le sue patologie, rifugiandosi nell’abuso di alcool e droghe che sarebbe stato alla base del clima conflittuale e violento nella coppia: “Lui – ha spiegato – non c’entra” e tutte le liti sarebbero scoppiate “solo per colpa mia”; tutto condito da racconti “inventati” e ferite che “mi infliggevo da sola”.
Insomma, la donna di Meldola davanti al giudice ha spiegato di amare profondamente il compagno e confessando di volerlo “sposare” ha chiesto che le accuse siano archiviate in modo da poter riavere l’uomo “a casa”: ovviamente il difensore del presunto aguzzino è già pronto a presentare un’istanza di scarcerazione dati i racconti della donna; ma data la precaria condizione mentale della 30enne, i giudici hanno scelto di valutare la sua capacità di intendere, di volere e di discernere il vero dal falso.