A Meldola processo choc per i maltrattamenti domestici: la vittima ha ritrattato la sua denuncia, raccontando di essersi inventata tutto

È uno di quei casi che per un giudice rappresentano un unicum nella vita con la vittima di (a questo punto è bene dirlo: presunti) maltrattamenti domestici che davanti alla corte di Meldola – piccolo comune alle porte di Forlì – ha ammesso di essersi inventata tutto, arrivando a chiedere la scarcerazione del (di nuovo: presunto) aguzzino: una versione, però, – e ci arriveremo dopo – che non sembra aver convinto pienamente i giudici di Meldola, che per ora hanno rimandato la loro decisione.



Partendo dal principio, è bene ricordare che tutto sarebbe avvenuto la scorsa estate proprio a Meldola: la coppia – lei 30enne, lui di 10 anni più grande -, infatti, finì all’attenzione degli inquirenti già a giugno quando la donna denunciò dei maltrattamenti che costarono all’uomo un divieto di avvicinamento che non fu rispettato da nessuno dei due dato che continuarono a vivere assieme e – talvolta – a litigare per le vie cittadine sotto gli occhi dei passanti.



A luglio, però, ci fu la svolta perché la donna di Meldola denunciò – per l’ennesima volta – dei soprusi gravissimi: durante una lite – raccontò – l’aveva picchiata, minacciata e ferita con un coltello e un paio di forbici, tutto prima di trascinarla per i capelli all’interno dell’abitazione nel tentativo di buttarla giù dalla finestra; con il compagno che fu – ovviamente – arrestato e preventivamente incarcerato in attesa del processo.

Colpo di scena nel processo a Meldola: la vittima di maltrattamenti confessa di essersi inventata tutto

Alla fine, però, si è giunti al processo e davanti alla corte di Meldola è andato in scena l’ennesimo colpo di scena: durante la deposizione, infatti, ci si aspettava che la donna avrebbe raccontato per filo e per segno l’inferno vissuto negli ultimi mesi, ma – a sorpresa – ha deciso di ritrattare la sua versione; imputandosi l’intera colpa dei litigi e delle violenze a causa del bipolarismo e della schizofrenia di cui soffre.



L’aula di un tribunale (Fonte: Pixabay.com)

La (presunta) vittima di Meldola, infatti, ha raccontato ai giudici che nel periodo estivo aveva interrotto l’assunzione dei farmaci per le sue patologie, rifugiandosi nell’abuso di alcool e droghe che sarebbe stato alla base del clima conflittuale e violento nella coppia: “Lui – ha spiegato – non c’entra” e tutte le liti sarebbero scoppiate “solo per colpa mia”; tutto condito da racconti “inventati” e ferite che “mi infliggevo da sola”.

Insomma, la donna di Meldola davanti al giudice ha spiegato di amare profondamente il compagno e confessando di volerlo “sposare” ha chiesto che le accuse siano archiviate in modo da poter riavere l’uomo “a casa”: ovviamente il difensore del presunto aguzzino è già pronto a presentare un’istanza di scarcerazione dati i racconti della donna; ma data la precaria condizione mentale della 30enne, i giudici hanno scelto di valutare la sua capacità di intendere, di volere e di discernere il vero dal falso.