La prossima visita di Giorgia Meloni da Trump spacca l'Europa: Francia accusa l'Italia di trattare da soli sui dazi, leader PPE Weber difende il Governo

LA VISITA DI MELONI DA TRUMP SPACCA L’EUROPA: L’ATTACCO DI MACRON, LA DIFESA DI WEBER

Nel giorno in cui il Consiglio dell’Unione Europea ha reso ufficiali i nuovi contro-dazi contro i prodotti USA, in risposta alle tariffe commerciali decise dalla Presidenza americana e applicate da oggi per tutti i manufatti europei, esplode il caso politico per la visita di Giorgia Meloni dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump il prossimo 17 aprile 2025. Appena due giorni dopo l’avvio dei dazi UE contro gli States, la delicata missione della Presidente del Consiglio alla Casa Bianca dovrà cercare di negoziare un accordo commerciale soddisfacente per l’Italia, ovviamente, ma rappresentando un tratto di mediazione potenziale tra Unione Europea e Amministrazione Trump.



Il problema è che non tutti a Bruxelles vedono di buon occhio la visita ufficializzata ieri dalla stessa Meloni: o meglio, presso la Commissione Europea probabilmente vi è stato un via libera ufficioso (sono noti i rapporti tutt’altro che idilliaci tra Von der Leyen e il tycoon repubblicano), mentre alcuni leader del Consiglio UE hanno manifestato una netta contrarietà. Su tutti, è Parigi a far sentire la voce del Governo Macron-Bayrou attraverso la nota del Ministro dell’Industria Marc Ferracci: «se cominciamo con le discussioni bilaterali, la dinamica di unità europea presente ora finirà per spezzarsi».



Il fatto che Meloni, prima tra tutti i leader europei, possa andare alla Casa Bianca viene visto dal Presidente che in questi mesi ha più volte tentato di rappresentare (autocandidandosi, ndr) il Vecchio Continente – dal riarmo ai “volenterosi” fino alle risposte durissime contro gli States per i dazi – come un affronto e un fattore negativo.

Secondo Macron, che parla “tramite” il suo ministro dell’Industria, la missione di Meloni da Trump rischia di vedere un gioco in “solitaria” dell’Italia, a dispetto dell’unità di intenti che andrebbe portato avanti sul fronte europeo. Per una Francia che batte i tacchi, vi è un (inattesa) parte di Germania che invece plaude all’iniziativa di Roma, anche se il prossimo cancelliere era stato il primo a richiedere che vi sia una risposta europea condivisa sui dazi.



Nel giorno in cui nasce il Governo Merz con la sigla dell’accordo tra CDU e SPD, il leader del PPE – il tedesco Manfred Weber – vede di buon occhio la visita a Washington della Premier italiana, contrastando le tesi in arrivo da Parigi. Secondo il capo dei popolari europei, sono positivi e ottimi tutti i tentativi di parlare con Trump: in questo senso, il Governo italiano «pensa e lavora nella prospettiva di difendere gli interessi dell’Europa».

“ECCO COSA PROPORRÒ A TRUMP SUI DAZI”: LA LINEA ITALIANA TESA AL DIALOGO UE-USA

Weber si lascia poi sfuggire un commento in contesto ai vari «leader populisti» che starebbero invece svendendo gli interessi europei, senza fare nomi e senza commentare l’eventualità di un riferimento a Matteo Salvini (più volte attaccato dal n.1 PPE). Va detto però che il leader della Lega, da tempo, spinge per un approccio di dialogo e negoziato con gli States, convincendo la Presidente Meloni e rappresentando ora un’opportunità preziosa pur nella complessa dinamica commerciale globale.

Oltre allo scontro europeo in corso, l’annuncio della Presidente Meloni ha smosso anche le opposizioni, con in particolare il Pd scattato su tutte le furie per la missione del Governo: prima accusano la Premier in quota FdI di far parte di quei leader che «baciano il cu*o» del Presidente Donald Trump, come evidenziato nell’uscita inelegante di ieri sera a Washington. «Lui insulta con parole irripetibili», attacca Schlein, a cui fa eco il leader di PiùEuropa Magi, «Meloni si mette in fila per baciargli il…». Il Centrodestra controreplica sottolineando come più volte la sinistra ha dimostrato la propria «sudditanza davanti ai leader stranieri, con conseguenze pesanti per l’Italia», spiegano i parlamentari FdI Bignami e Malan dalla Camera.

Con l’avvio dal 15 aprile di dazi al 25% sui prodotti americani importati in Europa – ma con anche la porta aperta lasciata per negoziati proficui (stralciando le parti più dure dalle contro-mosse di Bruxelles) – l’UE ha dato la sua risposta a distanza contro gli Stati Uniti: Meloni invece, incontrando ieri le categorie e le imprese penalizzate dalle tariffe americane, ha spiegato che il prossimo 17 aprile sarà a Washington per ribadire che una guerra commerciale fra States ed Europa non serve a nessuno.

Non solo, la Presidente del Consiglio intende lavorare con Bruxelles per un accordo positivo comunitario: per farlo, la visita in USA porterà una delle proposte partorite in questi giorni, come la formula dei dazi “zero per zero” su tutti i prodotti delle industrie, sia americane che europee. Un azzeramento complessivo sui reciproci dazi, che è anche l’auspicio stesso degli Stati Uniti di Trump il quale invita a negoziare sulle tariffe con la spinta (aggressiva e spregiudicata) sui dazi imposti (ma del tutto trattabili).