Un cooperante italiano di 42 anni, Michele Colosio, è stato ucciso nelle scorse ore in Messico, dove risiedeva ormai da oltre dieci anni. A dare il triste annuncio è stata la pagina Facebook della “Casa de Salud Comunitaria Yi’bel ik’ Raíz del Viento”, realtà con la quale il nostro connazionale collaborava. È giallo sulle circostanze e sulle ragioni dell’assassinio, così come non si conoscono ancora le generalità di chi gli ha tolto la vita. Come comunicano dall’associazione, “il suo sorriso si è spento in un assalto avvenuto a un isolato da casa sua, mentre Michele tornava dai festeggiamenti per la vittoria dell’Italia nella finale degli Europei 2020. Era così felice…”.
Tuttavia, secondo quanto riferisce “Il Giornale di Brescia”, le cose sarebbero andate diversamente: Colosio, infatti, sarebbe stato ucciso con quattro colpi di pistola mentre andava a fare la spesa, ma, come detto, al momento non vi sono informazioni più dettagliate sulla morte dell’uomo.
MICHELE COLOSIO, MORTO IN MESSICO: CHI ERA IL COOPERANTE ITALIANO
La scomparsa di Michele Colosio è stata accolta con tristezza dalla “Casa de Salud Comunitaria Yi’bel ik’ Raíz del Viento”, che proprio a Facebook ha voluto affidare il proprio ultimo saluto nei confronti di un uomo “nato in Italia, ma che è sempre stato un cittadino del mondo. In Messico aveva una grande rete di amicizie, grande come il suo cuore. Artigiano, viaggiatore, pastore di capre, contadino, meccanico di biciclette e chi più ne ha più ne metta, Michele nella sua gioventù aveva studiato e lavorato come radiologo in un ospedale e il suo cuore e le sue conoscenze lo avevano avvicinato alla nostra Casa di Salute, così come a molti altri progetti sociali”.
Colosio, prosegue il testo, nella vita era convinto che bisognasse dare, aiutare il prossimo, agire in nome della fratellanza, senza distinzioni di lingue, confini geografici e colore della pelle. È morto dopo un assalto, uno dei tanti che ogni giorno si verificano nel villaggio di San Cristoforo, città alla mercé dei gruppi armati. “Il marciume istituzionale, la povertà diffusa e l’impunità hanno trasformato questa bella città in un inferno – denunciano gli autori della lettera –. Lo diciamo da anni e resistiamo, non ci fermiamo. Ciao Michele, ci vediamo in giro”.