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Home » Politica » Immigrazione » MIGRANTI/ “Primo sì al Patto per l’asilo, ma l’accordo è precario e ancora teorico”

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MIGRANTI/ “Primo sì al Patto per l’asilo, ma l’accordo è precario e ancora teorico”

Int. Mauro Indelicato
Pubblicato 11 Aprile 2024 - Aggiornato alle ore 06:31
L'esterno del Parlamento di Strasburgo (Ansa)

L'esterno del Parlamento di Strasburgo (Ansa)

Emergenza migranti, l'europarlamento ha approvato ieri il patto su migrazione e asilo. Ora tocca al Consiglio europeo. E potrebbero esserci sorprese

Nodo migranti: l’europarlamento ha approvato ieri il patto su migrazione e asilo. La presidente Metsola ha parlato di “risultato storico”, ma le politiche migratorie restano tra le più divisive di tutta l’Unione nonostante l’accordo politico di dicembre. Il patto, che consta di dieci testi legislativi, dovrà ora essere sottoposto al prossimo Consiglio europeo. E non si possono escludere sorprese, secondo Mauro Indelicato, giornalista de Il Giornale e InsideOver, esperto di temi migratori.


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La votazione infatti ha visto i favorevoli e i contrari distribuiti in modo trasversale, a cominciare dalla divisione interna ai socialisti, dove i deputati francesi e quelli italiani del Pd hanno votato contro perché, hanno fatto sapere i dem, “il compromesso raggiunto non supera il sistema di Dublino, non alleggerisce i Paesi di primo ingresso ed è fortemente improntato ad un approccio securitario”. Nel Governo italiano favorevole il giudizio espresso da Piantedosi e Tajani, sì di Forza Italia a tutti i provvedimenti, FdI favorevole a 8 accordi su dieci, contraria la Lega. Ora l’accordo dovrà superare il test del prossimo vertice dei capi di Stato e di governo. Il secondo interrogativo, non meno rilevante, riguarda le misure di applicazione.


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Quali sono a tuo avviso – se ci sono – i veri punti migliorativi?

Si fa molto presto a parlare di risultato storico, di annunci di questo calibro personalmente ne ho visti passare parecchi in questi anni. Occorre a mio parere andarci cauti e per due motivi: primo, perché l’ultima parola non è stata ancora detta, visto che deve esserci l’approvazione a fine aprile da parte del Consiglio europeo; in secondo luogo perché occorrerà vedere, in caso di via libera del testo definitivo, in che modo la riforma sarà applicata.

Ma che cosa possiamo dire al momento?

L’introduzione di un nuovo meccanismo di screening alla frontiera e di ricollocazione sembrerebbero accogliere le richieste dei Paesi più esposti ai flussi migratori e questo potrebbe essere un punto di partenza. C’è poi il dato politico da cogliere.


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Qual è, a tuo avviso?

Sono stati approvati tutti i dieci punti principali della riforma, bastava non approvarne uno per affossare l’intera base del testo. Vuol dire dunque che tra gli eurodeputati è stata trovata la quadra, circostanza niente affatto scontata.

Il testo approvato presenta sostanziali novità sul tema migranti?

Direi di no. Ricalca le varie bozze di accordo su cui già erano arrivate le intese nei mesi scorsi tra i vari capi di Stato e di governo.

È vero che verrà superato in meglio il Regolamento di Dublino?

Viene superato il punto più controverso di Dublino, ossia la responsabilità dell’accoglienza e della domanda di asilo per il Paese di primo approdo. Adesso si va verso una responsabilità più solidale e in tal senso si può dire scavalcata la criticità più importante del trattato applicato fino a oggi.

Ti convince il meccanismo di solidarietà adottato per fronteggiare la pressione dei migranti, basato su ricollocazione o contributo finanziario?

Sotto il profilo prettamente teorico, il meccanismo potrebbe anche andare bene. Occorrerà vedere però se tutto funzionerà anche a livello pratico. I Paesi che non vogliono accogliere i migranti sono obbligati a versare una quota a quelli che invece saranno costretti a tenerli, ma si sa come i governi in questione non siano molto propensi a mettere mano al portafogli. Quindi credo che su questo punto non mancheranno le perplessità quando si passerà all’applicazione pratica della norma.

Si riuscirebbero a governare i movimenti secondari?

Il potenziamento delle frontiere esterne in linea di massima dovrebbe servire anche a contrastare i movimenti secondari. Il principio è che se aumenta lo screening all’ingresso dell’Ue, diminuiranno anche i movimenti interni al territorio comunitario.

Come valuti la posizione dell’Italia nel suo ruolo, finora politicamente penalizzato, di Paese-frontiera esterna?

Sarà interessante conoscere la posizione del Governo a fine aprile, perché i tre partiti della maggioranza hanno assunto posizioni diverse all’interno dell’europarlamento. Fratelli d’Italia, partito della premier, ha votato Sì a gran parte dei dieci punti in discussione ma su altri ha votato No. Forza Italia invece ha votato favorevolmente a tutti i disegni di legge, mentre la Lega ha espresso solo voti contrari. Occorrerà quindi vedere quale sarà la sintesi che riuscirà a fare Palazzo Chigi in vista del Consiglio.

Ecco, resta da fare il passaggio in Consiglio: il sì del parlamento lascerebbe presupporre l’esistenza di un accordo politico. Qual è la tua previsione?

Le posizioni viste all’europarlamento sono state molto trasversali, ad esempio i socialisti hanno dato il via libera ma al loro interno il Pd ha votato contro. Allo stesso modo, come ho detto, il centrodestra italiano si è presentato diviso. In altri Paesi ci sono gruppi e partiti che non hanno votato in modo univoco. Questo mi fa pensare che l’accordo per passare indenne la votazione al Consiglio esiste ma, al tempo stesso, l’equilibrio politico è precario. Dunque, da qui a fine aprile potrebbero esserci sorprese.

(Federico Ferraù)

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Tags: PdMatteo PiantedosiFdiForza ItaliaLegaAntonio Tajani

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