Un ruolo centrale in ambito di riforme sul lavoro è stato svolto dal giuslavorista Marco Biagi. Sono passati 20 anni dal D.Lgs. n. 276/2003, passato alla storia come ‘Legge Biagi‘, la prima riforma complessiva ed organica del mercato del lavoro. In occasione della ricorrenza del ventennale ci si chiede cosa è rimasto di questo complesso normativo o, meglio ancora, cosa questo abbia rappresentato e rappresenti dopo due decenni. Sicuramente ciò che è palese è come la città di Milano continui a rappresentare il ‘laboratorio’ che meglio si confà alla sperimentazione delle nuove politiche del lavoro. Ed è proprio su questi aspetti che si è concentrato il convegno tenutosi ieri e riportato dal Sole 24 ore.
L’idea che presiedeva all’intervento riformatore di Biagi era quella di normare il maggior numero di forme con cui poteva essere resa la prestazione di lavoro al fine di iniettare nel sistema un ampio margine di flessibilità in ingresso, sul presupposto che da questa flessibilità discendesse un incremento dell’occupazione ed una maggiore dinamicità del mercato. Prima della riforma Biagi del 2003 la direzione della flessibilità, coniugata con le politiche attive sul territorio, venne colta più di altri da Milano, dove nel 2000 nacque il primo Patto per il lavoro. Anche qui, centrale, fu il ruolo di Biagi. Allora era sindaco Gabriele Albertini e assessore al Lavoro, Carlo Magri. Vent’anni dopo, nel 2022, è la volta di un nuovo Patto per il lavoro, voluto dall’assessore al Lavoro Alessia Cappello e dal sindaco Giuseppe Sala. Ieri, a Palazzo Reale, il Comune in collaborazione con il centro studi Oikonova, ha riletto il Patto del 2022 nel ventennale della Legge Biagi, con alcuni dei protagonisti di ieri e di oggi.
LA CAPACITÀ DI MILANO DI FARE SPERIMENTAZIONI DAL VALORE NAZIONALE SUL MERCATO DEL LAVORO
Il capoluogo meneghino ha dimostrato di aver dato continuità al suo ruolo iniziato a fine anni 90, vale a dire quello di città laboratorio delle riforme del lavoro, sopravvissuto ai colori delle giunte politiche e anche alle ideologie susseguitesi negli anni. Nel convegno tenutosi nella mattina dell’11 dicembre presso la Sala degli Specchi di Palazzo reale, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha voluto celebrare il ventennale dal patto per il lavoro di Biagi: “Fu un Patto storico quello del 2000 in cui la visione europeista si declinava nella comunità, ma senza perdere l’afflato più alto che conserva ancora oggi”. A margine è stata anche l’occasione per spostare l’attenzione sul piano del Governo di voler garantire stipendi più alti laddove il costo della vita è più caro.
Sempre del 2000 è stato il pacchetto Treu, nato con lo spirito di contrastare la disoccupazione attraverso contratti di lavoro interinali e flessibili, il quale aprì la strada in Italia alle agenzie per il lavoro. Sui due Patti il giuslavorista Tiziano Treu ha affermato che il primo “era più legato alle relazioni industriali, oggi deve diventare più ampio, civico, con un panorama di interlocutori più vasto: dalla concertazione sociale si deve passare a una concertazione civile che consideri temi come il disagio, le disuguaglianze, il problema della casa”. Questa è la nuova sfida.
IL PATTO PER IL LAVORO DEL 2022
Del Patto del 2022, l’assessore Cappello spiega che è il frutto di un lavoro collettivo che ha portato alla pianificazione di 72 azioni pratiche con un gruppo di primi sottoscrittori, tra cui Cgil, Cisl, Uil, Assolombarda, Confcommercio, Camera di commercio, Città metropolitana e Afol metropolitana a cui si è aggiunta una lista che va dagli artigiani fino a coop e consulenti del lavoro. “Il patto ha identificato 4 assi strategici per migliorare i processi legati al lavoro in termini di occupazione, diritti, sicurezza, formazione, incontro domanda e offerta, supporto delle categorie più fragili – ha dichiarato Cappello –. Questi assi sono: Milano città della formazione, delle opportunità, del buon lavoro, del rilancio. A oggi sono 40 i soggetti che si sono presentati e 46 i progetti proposti: Milano è un grande e naturale laboratorio di sperimentazione di quelle politiche di concertazione che ad altri livelli, ancora oggi non si riescono a realizzare”.
Treu è poi intervenuto confermando che Milano è la città più indicata in cui meglio sperimentare le nuove politiche del lavoro, parlando anche della necessità di raccordare sempre più la scuola col mondo del lavoro. Mentre la sociologa Annamaria Ponzellini ha voluto rimarcare l’importanza di ampliare le politiche attive con un occhio di riguardo ai giovani e alle donne.