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Home » Milano » WELFARE/ 2. C’è una cascina di ragazzi un po’”strani” che ci insegnano a vivere

  • Milano

WELFARE/ 2. C’è una cascina di ragazzi un po’”strani” che ci insegnano a vivere

Marina Marinetti
Pubblicato 3 Ottobre 2011
cascina_biblioteca_lambroR400

La Cascina Biblioteca

Alla Cascina Biblioteca del Parco Lambro, tra cavalli, asini, capre e galline, convivono diversi servizi e organizzazioni impegnate nel campo della disabilità. Ne parla MARINA MARINETTI

“Domani un altro giorno arriverààà”… Vasco Rossi canta a squarciagola dalla radio accesa sul bancone mentre gli altri “stanno sul pezzo”: c’è chi rifinisce una coppa di legno con la carta vetrata, chi trapana, chi sega, chi incolla. Fuori dal laboratorio, in veranda, qualcun altro bivacca su un materasso sotto a un’eloquente insegna: Isem sempre stracc, “siamo sempre stanchi” in milanese. Per forza: c’è sempre qualcosa da fare: non solo la spesa, cucinare, riordinare, ma anche strigliare i cavalli, dar da mangiare alle capre, pulire le scuderie, accompagnare i bambini delle scolaresche che vengono in gita qui, alla Cascina Biblioteca del Parco Lambro. Come nel Settecento, quando nella grande corte tra la stalla, le abitazioni dei salariati, quella del fittabile e il porticato per il deposito degli attrezzi uomini, donne, anziani, bambini condividevano il lavoro e il cibo, il gioco e la noia, le preoccupazioni e le gioie.


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Oggi come ieri, la struttura milanese di via Casoria 50 donata dal cardinale Federico Borromeo alla Biblioteca Ambrosiana e acquisita dal Comune di Milano negli anni ’60 insieme a un fondo di 13 ettari per destinarla ad attività di assistenza e riabilitazione per persone disabili, è un circuito umano nel quale il terzo settore è riuscito a creare un vero e proprio sistema integrato, un circuito umano dove persone con disabilità e persone senza disabilità si incontrano, lavorano, vivono e progettano insieme la loro quotidianità e il loro futuro.


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Appena ai margini dell’abitato, ma senza essere isolata dalla città, la Cascina Biblioteca, che dagli anni ’70 è in affitto ad Anffas (Associazione nazionale famiglie di disabili intellettivi e relazionali), con gli anni si è andata popolando di una serie di iniziative che ruotano intorno al mondo della disabilità. Qui, infatti, in mezzo a cavalli, asini, capre e galline, convivono diversi servizi e organizzazioni tutte impegnate nel campo della disabilità e del disagio: il Centro di formazione professionale di Anffas Milano, ora gestito dal Consorzio SiR, il Centro Socio Educativo (Cse) e il Servizio di Formazione all’Autonomia (Sfa) della cooperativa sociale Il Fontanile (www.ilfontanile.it), i progetti residenziali (Css, residenza integrata, appartamenti protetti) centrati sul problema del “dopo di noi” da affrontare “durante noi” e gestiti in rete tra cooperativa Il Fontanile-Anffas Milano Onlus e Fondazione di partecipazione Idea Vita. E poi la cooperativa sociale Viridalia, che coi suoi 25 dipendenti, dei quali 17 persone disabili o in situazione di svantaggio sociale, si occupa di manutenzione del verde e ospita diversi soggetti anche in tirocinio, ed è singolare vedere tutte le squadre che a fine giornata ritornano con i furgoni provenienti da aiuole, parchi e giardini dove hanno realizzato progetti di inserimento lavorativo attraverso il giardinaggio, quindi formando e offrendo competenze spendibili nel mondo del lavoro.


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All’interno di Cascina Biblioteca sono inoltre attivi servizi per la gestione del tempo libero nel weekend, del doposcuola, spazi feste all’aperto con possibilità di servizi ristorazione o gestibili in autonomia. “Questo è un vero e proprio sistema integrato” spiega Igino Zizzi, referente della cooperativa “Il Fontanile”, “ma non chiuso né ripiegato su se stesso. Al contrario, si tratta di un sistema aperto, che da un lato consente di condividere le competenze e le esperienze all’interno della tradizionale corte della cascina, dall’altro accoglie persone con e senza disabilità in una logica comunitaria di vera e propria integrazione e inclusione proiettata anche nel futuro”.


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Le parole chiave sono “incontro, scambio, integrazione e inclusione”: sono i cinque ragazzi – che nel futuro potrebbero essere molti di più – del Servizio di Formazione all’Autonomia ad accompagnare i bambini delle scolaresche delle scuole elementari in visita alla Cascina, spiegando loro come si accudiscono i cavalli, cosa si dà da mangiare alle caprette, quante uova raccolgono dalle covate delle galline. “Qui si ribalta completamente la logica di chi fruisce del servizio – spiega Caterina Costagliola, responsabile dello Sfa – perché in realtà sono i normodotati a beneficiare dell’attività dei ragazzi con disabilità, e non viceversa”. Come gli altri Sfa presenti sul territorio, infatti, anche questo è rivolto a persone disabili tra i 16 e i 35 anni che, per le loro caratteristiche, non necessitano dei cosiddetti “servizi ad alta protezione”, ma di interventi che consentano loro di sviluppare consapevolezza, autodeterminazione, autostima e maggiori autonomie spendibili per il proprio futuro, in ogni ambito compreso quello lavorativo. Il processo socio-educativo e di inclusione sociale passa attraverso uno sviluppo delle potenzialità che fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile: “I nostri ragazzi, oltre a occuparsi degli animali, elaborano veri e propri progetti con obiettivi specifici”, continua Costagliola, indicando tre giovani intenti a battere sulla tastiera del computer, all’ombra del porticato delle scuderie: “per esempio adesso stanno studiando nei dettagli la realizzazione di un’area relax all’interno della City Farm”.


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Anche i 25 frequentatori del Centro Socio Educativo (tutti con disabilità di grado medio e medio-grave intellettivo-cognitiva, affettivo-relazionale o motoria) contribuiscono non poco alla vita della cascina: negli spazi del Cse i “ragazzi”, di età compresa tra i 18 e i 65 anni, oltre ai “soliti” laboratori di cucina, giornalino e informatica, musica, fotografia, danzaterapia, si occupano dei piccoli lavori di falegnameria, del laboratorio artistico per abbellire i locali, delle attività agricole come giardinaggio e orticoltura, dei piccoli lavori di manutenzione.


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Per non parlare degli animali della cascina, che richiedono un’attenzione e una cura quotidiana. Il tutto, sempre, in una logica di inclusione sociale: la cooperativa Il Fontanile, infatti, gestisce le attività equestri rivolte a persone con disabilità e non, e anche tutti gli spazi ricreativi sono co-abitati dai partecipanti alle attività, sia ragazzi dello Sfa che scolari, ove si possano integrare ragazzi con e senza disabilità attraverso esperienze comuni come l’organizzazione di programmi di avvicinamento e conoscenza della natura rivolti ai gruppi di bambini e scolaresche in visita. Alla Cascina Biblioteca, oltre agli animali si possono ammirare i vecchi oggetti e attrezzi contadini utilizzati nella quotidianità rurale di una volta,  raccolti nel piccolo museo agricolo.

Ed è ancora la cooperativa Il Fontanile a gestire, su incarico della fondazione Idea Vita, il progetto di residenzialità della Cascina Biblioteca attuato anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo: “abbiamo recuperato l’abitazione del fittavolo, che gestiva cascina e campi – spiega Igino Zizzi – realizzando dei minialloggi per ospitare le persone con disabilità insieme alle loro famiglie, in una logica di sviluppo delle autonomie proiettate nel ‘dopo di noi’”. I 160 metri quadrati del primo piano della Cascina Biblioteca sono stati i primi a essere ristrutturati dall’architetto Andrea Fiorentini, eliminando da un lato le barriere architettoniche, dall’altro recuperando particolari suggestivi come le travi dell’800 a vista.

Il 23 febbraio 2003, Alberto e Paolo, i primi due ospiti, sono entrati nella loro nuova casa, una tipica abitazione di corte con la zona giorno aperta sulla cucina e la zona notte sul retro. Oggi sono 4 le persone disabili ospiti della struttura: Successivamente sono stati ristrutturati e destinati a residenza disabili altri 300 mq al primo piano del corpo centrale della cascina, e altre 3 piccole unità abitative al primo piano della parte laterale, hanno così trovato una “loro casa” altre 10 persone disabili, 2 famiglie con disabili, 2 persone in dialisi presso un vicino ospedale, realizzando progetti di residenzialità a partire dal tipo di bisogni diversi posti. “Vivere in Cascina Biblioteca – conclude Zizzi – vuol dire anche consolidare le proprie autonomie in un percorso di vita ricco di affetti, relazione e cura, di attività individuali e di gruppo, di continui stimoli e preziose sinergie con tutti i soggetti che con noi condividono l’esperienza della City Farm e della comunità più allargata e multiforme della Cascina Biblioteca”.

E tutti insieme, oggi come ieri, a gennaio ci si ritrova nella grande aia della Cascina Biblioteca per cantare, ballare, mangiare polenta e salsiccia e bere vin brulé intorno al grande falò di Sant’Antonio, celebrando la benedizione degli animali e l’imminente inizio dei lavori agricoli.

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