MILANO. Mille cavalli a rischio macello, tremila persone che potrebbero rimanere senza posto di lavoro, speculazione edilizia senza freni. Ecco cosa porterebbe la chiusura dell’ultimo angolo di Ippodromo ancora in funzione a San Siro, dopo che già è stato chiuso il Trotto: il Galoppo si appresta a fare la stessa fine. Scomparirebbe inoltre uno degli spazi storici più amati e ricchi di storia del capoluogo lombardo, per decenni luogo di incontro e di passione sportiva, ma non solo. Tutto questo a ormai poco tempo dall’Expo, quando milioni di stranieri arriveranno a Milano. Che cosa significa la perdita di questo spazio ilsussidiario.net lo ha chiesto a Philippe Daverio: “Stiamo assistendo a una accelerazione della distanza dell’Italia dal resto dell’Europa, quella più civile. Quando assistiamo alla perdita di una serie di ritualità dell’Europa civile che a noi evidentemente non appartengono più si apre una riflessione molto grave in senso antropologico e sociale”. Una crisi, questa dell’Ippodromo di San Siro, che secondo Daverio dura da vent’anni ed esula dalla stretta contingenza economica di un tempo di crisi: “La fine triste di San Siro corrisponde alla grettezza dei milanesi”.
C’è il rischio che una parte della storia di Milano sparisca di colpo, portandosi dietro cavalli al macello e posti di lavoro.
E’ un dato molto avvilente, è la distanza che sta prendendo l’Italia dalla rimanente Europa civile. Aggiungo purtroppo. Mentre alle grandi corse ippiche in Inghilterra ci trova la Regina che ci va ancora oggi, i signori con il cappello a tuba e le signore con i fiori nei cappellini da noi lentamente le corse sono diventate solo una cosa per scommettitori. Siamo cioè usciti dall’Europa civile.
Davvero un fatto sportivo secondo lei corrisponde a un fatto di civiltà?
Personalmente non sono un appassionato di corse dei cavalli, ma questo è un tema che io guardo da anni con estrema attenzione. Quando una serie di ritualità dell’Europa civile a noi non appartengono più si apre una riflessione molto grave.
Apriamo questa riflessione. Che cosa significa l’Ippodromo di San Siro?
San Siro, e ovviamente non parlo del calcio, è diventato un luogo che non ha più un appeal sulla società alta e quindi un luogo solo per scommesse. Se guardiamo alla Francia, all’Inghilterra, alla Germania tutta la società vive ancora di realtà come questa. Noi non abbiamo più la società, la nostra società è quella che si è riconosciuta nella nostra destra politica ed è una destra completamente diversa da quella dell’Europa.
Non centra dunque la crisi economica?
La crisi economica è la deriva di una situazione che dura da vent’anni. Le corse che erano il centro chic, il centro della mondanità e di attrazione sociale oggi per noi sono solo luoghi della scommessa.
Le amministrazioni, comunali e provinciali, hanno delle colpe in questo scenario?
Non può essere colpa dell’amministrazione, è invece la mutazione della struttura sociale.
Cioè? Il fatto che Milano sia sempre meno dei milanesi e invece un agglomerato multiculturale?
E’ cambiata la società milanese in modo drastico. Senza fare un discorso snob perché questo argomento non deve essere un discorso snob, ma piuttosto antropologico e culturale. La scomparsa della borghesia protagonista con un suo stile e un suo codice si verifica in un modo patologico nel caso di San Siro.
C’è secondo lei la possibilità di recuperare qualcosa di questa storia senza che si finisca con il macello dei cavalli e il licenziamento dei lavoratori?
Le dico questo con parole molto semplici: Ascot in Inghilterra non va d’accordo con il bunga bunga. Sono due visioni diverse dell’apparato sociale. Calcolando poi che noi italiani siamo stati protagonisti all’inizio del ventesimo secolo nell’ippica, e protagonisti mondiali sia nel galoppo ma soprattutto negli ostacoli. Siamo gli inventori della modernità di questa disciplina.
Dal punto di vista architettonico cosa rappresenta l’Ippodromo di San Siro?
Una architettura fantastica, un luogo di grande bellezza. Ma già in passato abbiamo visto la demolizione di alcune delle scuderie per fare spazio alla speculazione edilizia. Prima che i cavalli diventassero carne da macello erano diventati da macello i terreni intorno a San Siro. Alcuni degli edifici più belli sono stati demoliti per fare speculazione immobiliare.
In una parola, come definire quanto sta accadendo?
La fine triste di San Siro corrisponde fino in fondo alla grettezza dei milanesi. Chi ha più visto ormai da anni un vero evento mondano all’Ippodromo? Se andiamo in Germania, in Francia, in Inghilterra vediamo come il meglio della società si ritrovi proprio in questi contesti. Quello che sta accadendo è la mutazione, l’impoverimento strutturale della nostra società.