Mimmo Lucano, ricorsi procura generale e sindaco di Riace infondati: motivazioni sentenza Cassazione, secondo cui intercettazioni sono inammissibili
I ricorsi della procura di Reggio Calabria e della difesa di Mimmo Lucano sono inammissibili in parte perché generici e d’altra parte perché i loro motivi sono infondati. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza del processo Xenia, che si è chiuso con la condanna a 18 mesi di carcere, pena sospesa, per il sindaco di Riace, ritenuto colpevole di falso per una delibera finita in un’inchiesta sulla gestione dei migranti.
Mentre in primo grado era stato condannato a 13 anni e 2 mesi, in quanto considerato promotore di un’associazione a delinquere che aveva come obiettivo la truffa e alcuni presunti illeciti, in appello aveva visto scendere la pena a 18 mesi, perché non c’era alcuna associazione a delinquere, ma si contestava la gestione dell’accoglienza dei migranti. Non c’erano prove di accordi illeciti tra le persone finite a processo e Mimmo Lucano non aveva tratto alcun beneficio economico, dunque cadde anche l’accusa di peculato.
MIMMO LUCANO, IL PARADOSSO DELLE INTERCETTAZIONI
In questa sede le intercettazioni richieste dalla procura di Locri erano state considerate inutilizzabili, una valutazione che la Cassazione ha condiviso. Infatti, ha citato una sua stessa sentenza per spiegare che le intercettazioni sono inutilizzabili non per una diversa qualificazione giuridica del fatto, ma per un errore del giudice. Quindi, l’impianto della sentenza d’appello è stato confermato, ma per l’avvocato Andrea Daqua, legale del sindaco di Riace, emerge un paradosso, perché quelle intercettazioni sono inutilizzabili, d’altra parte sono servite per riscontrare la correttezza dell’operato di Mimmo Lucano.
Ora si pone la questione della decadenza, perché è stata confermata la condanna per falso, così come la caduta degli altri reati, quindi non vi fu alcun abuso di potere. La procedura, comunque, è stata avviata, ma il consiglio comunale sta provando a prendere tempo.
NIENTE TRUFFA, MA FALSO IDEOLOGICO
Come evidenziato da Il Dubbio, la sentenza della Cassazione ha fugato il dubbio che l’europarlamentare di Avs sia stato assolto per un cavillo giuridico. Mimmo Lucano non ha ricevuto finanziamenti pubblici diretti, perché le somme ricevute dal Comune di Riace erano corrispettivi per servizi, circostanza che, essendo già nota, escludeva già la possibilità di procedere con le intercettazioni, che d’altro canto non hanno dimostrato la colpevolezza per truffa.
L’unico reato per il quale è stata confermata la condanna riguarda il falso ideologico in atto pubblico per una determina del 2017 riguardante una rendicontazione irreale per scongiurare che il Comune di Riace perdesse fondi già spesi. Proprio per questa finalità solidaristica Mimmo Lucano è stato condannato in appello alla pena minima, con sospensione condizionale. Non ci fu, dunque, abuso di potere da parte di Lucano.