Scandalo molestie sessuali in Francia nel mondo del giornalismo sportivo: il documentario di Marie Portolano ha infiammato il dibattito pubblico. “Je ne suis pas une salope, je suis une journaliste!” (“Non sono una puttana, sono una giornalista”, ndr) è stato realizzato dall’ex presentatrice di Canal Sports Club ed è stato mandato in onda domenica 21 marzo con censura: come denunciato dagli autori, sono state tagliate delle sequenze che mettevano sotto accusa un popolare commentatore tv, Pierre Ménès.
Marie Portolano ha intervistato quindici conduttrici sportive per parlare delle molestie sessuali e della misoginia che sono state costrette ad affrontare nel corso della carriera: tra le protagoniste del documentario troviamo Nathalie Iannetta, Estelle Denis, Isabelle Ithurburu e Clémentine Sarlat. Un dato emerge forte e con chiarezza: gli abusi sul lavoro in Francia non risparmiano il mondo del giornalismo sportivo…
MOLESTIE SESSUALI IN FRANCIA: LA DENUNCIA DI MARIE PORTOLANO
Durissime le accuse rivolte da Marie Portolano a Pierre Ménès, celebre commentatore di Canal Football Club. Ha fatto particolarmente scalpore un episodio risalente al 2016, quando l’opinionista durante un fuori onda sollevò il vestito della giornalista per afferrarle le natiche. Un gesto choc, al quale la Portolano replicò con uno schiaffo. Ma non è tutto: qualche anno prima Ménès costrinse un’altra cronista a baciarlo. La bufera scoppiata sul web è legata anche alla censura mirata di Canal Plus, che ha “risparmiato” le sequenze che mettevano nel mirino Ménès. Quest’ultimo ha brevemente commentato ospite in una trasmissione dell’emittente di Bollorè: «Sono comportamenti deplorevoli, ma sono vecchi: la società è cambiata, ciò che potevo permettermi dieci anni fa ora non è più possibile». Accaduto minimizzato, sostanzialmente.
Giornalismo sportivo fatto di molestie sessuali ma anche di sessismo, considerato lo spazio riservato alle donne nei programmi e nelle dirigenze. Ma qualcosa sta cambiando: 150 giornaliste francesi hanno sottoscritto la tribuna di Le Monde per ricordare che la presenza delle donne nello sport televisivo rappresenta appena il 13% del tempo globale. «Lo sport non appartiene agli uomini: vogliamo essere in prima linea per raccontare, commentare, analizzare e dirigere. Non è più accettabile che ci si consideri inferiori. Come non è più accettabile che nel 2021 lo sport venga trattato dagli uomini, per gli uomini».