La tragedia dei morti per Coronavirus nelle case di riposo colpisce pesantemente anche la Toscana: almeno un quarto dei 723 morti nella regione viveva all’interno di una Rsa. Come sottolinea il Corriere Fiorentino, si tratta di una proporzione che tiene conto solo delle rilevazioni ufficiali: 189 anziani morti al 18 aprile, a cui si devono sommare i decessi sospetti e non riscontrati dalla prova del tampone dopo la morte e naturalmente i casi dell’ultima settimana.
In Toscana come praticamente ovunque dunque il dato delle morti per Coronavirus nelle case di riposo potrebbe essere drammaticamente superiore. Nella Regione ci sono 322 Rsa, che ospitano circa 15 mila anziani o disabili: il 5% di loro, circa 700 persone, è risultato positivo al test Covid. Solo 42 delle Rsa sono gestite dal servizio sanitario regionale, mentre ben 280 sono private (accreditate, convenzionate o la cui gestione è affidata a cooperative) e costituiscono dunque la gran parte di queste realtà.
Dopo un aspro scontro sulle responsabilità, avvenuto a emergenza Coronavirus già in corso, oggi 19 Rsa sono commissariate dalle Asl. Cosa è successo dunque nelle case di riposo della Toscana a causa del Coronavirus? Quali sono i casi più drammatici e come si sta agendo per migliorare la situazione e per accertare le eventuali responsabilità?
MORTI PER CORONAVIRUS IN CASE DI RIPOSO IN TOSCANA: I CASI PRINCIPALI
Il Corriere Fiorentino ricorda che il 21 marzo scorso nella Rsa di Bucine è stato scoperto il primo caso di Coronavirus tra gli ospiti delle case di riposo in Toscana. A distanza di un mese i familiari degli ospiti della struttura, che ha avuto ben 10 morti per il Covid-19, hanno presentato un esposto alla Procura di Arezzo. Si era già mossa invece la Procura di Prato indagando sulla Rsa di Comeana, nel Comune di Carmignano (cinque morti).
Tre esposti hanno generato altrettante indagini da parte della Procura di Firenze: le segnalazioni sulle case di riposo Villa San Biagio di Dicomano (10 morti) e di Gambassi Terme (tre morti) sono state depositate dall’apposita commissione istituita dall’Asl Centro; l’altra inchiesta nasce invece dall’esposto della figlia di uno dei tre anziani morti nell’Rsa fiorentina «La Chiocciola».
Negli ultimi giorni sono stati infine presentati esposti che saranno seguiti da indagini a Lucca per la struttura di Gallicano (quattro morti), a Grosseto per Villa Pizzetti, a Pisa per le Rsa di Forcoli e Pontedera e a Massa per una Rsa di Fivizzano. Tutte le inchieste sono «modello 45»: non compaiono ad oggi titoli di reato né indagati.
I NUMERI DELLE MORTI PER CORONAVIRUS NELLE CASE DI RIPOSO IN TOSCANA
Un terzo degli anziani morti nel primo periodo dell’emergenza Coronavirus, tra coloro che abitavano nelle case di riposo in Toscana, era positivo o aveva i sintomi. L’85,9% di coloro che sono risultati infetti (operatori compresi) ha “avuto difficoltà con mascherine e dispositivi di protezione”.
I numeri sono contenuti in un documento pubblico elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha esaminato 60 strutture della regione nel periodo 1 febbraio-6 aprile. Le morti totali, a prescindere dalla causa del decesso, sono 331. Solo 15 di queste sono ufficialmente legate al Coronavirus, mentre 86 sono le persone morte con sintomi influenzali.
Il 30,5% dei morti era quindi positivo o aveva sintomi tipici di chi lo contrae: è probabile che una gran parte dei decessi sia ascrivibile al Coronavirus nonostante il mancato conteggio come tale. Tra il 9 e il 18 aprile, con un conteggio più stringente, i morti per Covid ospiti delle Rsa toscane sono triplicati in 10 giorni passando da 59 a 189.
MORTI PER CORONAVIRUS NELLE CASE DI RIPOSO IN TOSCANA: LE TAPPE DELLA VICENDA
Il 4 marzo il governo per decreto ha vietato l’accesso a visitatori e parenti nelle case di riposo. La Toscana già a fine febbraio aveva emanato un’ordinanza in cui comunicava le modalità d’uso dei dispositivi di protezione individuale e i comportamenti da tenere nelle strutture socio-sanitarie.
Poi però c’è stato un mese di silenzio normativo, sottolinea sempre il Corriere Fiorentino, interrotto dall’ordinanza della Regione del 29 marzo in cui si stabiliscono “direttive per le strutture per anziani e per disabili”: il personale sintomatico deve sospendere l’attività e i tamponi sono previsti laddove si verifichino casi sintomatici.
Nello stesso documento ci sono direttive sulla gestione dei casi positivi tra gli ospiti, che sarebbero dovuti essere posti in isolamento “se possibile all’interno della stessa struttura o altrimenti in altra residenza sanitaria idonea alla quarantena”. Due giorni dopo, il 31 marzo, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, annuncia lo screening di massa per operatori e ospiti delle residenze. Il 7 aprile la Regione emette un’ordinanza che modifica ancora la gestione dei casi positivi e fa intervenire le Asl per prenderne le redini organizzative.
MORTI PER CORONAVIRUS NELLE CASE DI RIPOSO IN TOSCANA: LA TENSIONE REGIONE-RSA
Tutto il possibile è stato fatto e lo si è fatto per tempo? Questa è la domanda che aleggia anche in Toscana sulle case di riposo e sui loro troppi morti per Coronavirus. Intanto infuria la polemica, una vera guerra tra il settore pubblico e quello privato. La Cgil spinge per tornare alla gestione pubblica di tutte le Rsa e il governatore Rossi è d’accordo, però come abbiamo segnalato ben 280 su 322 sono private. Rossi ha scaricato tutta la colpa sugli istituti scollegati dal servizio sanitario pubblico, “che sugli aspetti sanitari si sono dimostrati troppe volte sostanzialmente inadeguati”.
Le Rsa replicano lamentando una “mancanza d’attenzione sui dispositivi di protezione, i tamponi e le procedure” e reputano inaccetabile lo scaricabarile da parte della Regione. Una delle difficoltà maggiori sembra essere stata quella dello screening: molte strutture hanno chiesto tamponi e test sierologici a inizio marzo, ma in alcune Rsa non sono ancora arrivati a quasi due mesi di distanza.
Le case di riposo dunque sostengono che la sanità regionale non ha dato loro “gli strumenti per capire” e se una Rsa chiama il 118 per un suo ospite malato, l’unica risposta sarebbe quella di “tenerlo isolato”. Questo aspetto è finito anche nelle carte dell’inchiesta della procura di Prato. L’assessore regionale alla Salute Stefania Saccardi replica che “abbiamo scoperto in alcuni frangenti quasi per caso che c’erano ospiti postivi nelle Rsa”. Mentre ci si palleggia le responsabilità, l’unica certezza è che troppi anziani sono morti…