Sono in tutto otto i femminicidi rimasti irrisolti e soprattutto senza un colpevole commessi dal cosiddetto “mostro di Modena”. Otto donne, quasi tutte prostitute e tossicodipendenti, uccise in modo brutale tra il 1985 ed il 1995 nella provincia Emiliana senza che il responsabile dei massacri venisse mai allo scoperto. Nei giorni scorsi però, la procura di Modena ha deciso di riaprire le indagini a distanza di 24 anni dall’ultimo delitto e per questo, come spiega Corriere.it, il magistrato avrebbe già chiesto alla Squadra Mobile ed ai carabinieri di poter entrare in possesso di tutti gli atti delle inchieste. L’obiettivo è quello di ripercorrere uno ad uno i singoli casi di omicidio a caccia di possibili lacune nelle indagini che furono eseguite nel decennio maledetto. Ora i documenti sul mostro di Modena sono stati digitalizzati e accorpati in un unico fascicolo. Grazie alle nuove tecnologie e possibilità di investigazione scientifica, a partire dall’esame del Dna all’epoca ancora inesistente, potrebbero emergere elementi utili ai fini dell’inchiesta. Potrebbe così emergere – ed è questa la speranza – un unico filo conduttore alla base di una possibile svolta. Nei giorni scorsi, intanto, è avvenuto il primo incontro tra procuratore, carabinieri e polizia, durante il quale è stato stilato un elenco di reperti dai quali partire con gli accertamenti, tutti ancora in custodia all’Ufficio corpo di reato del tribunale.
MOSTRO DI MODENA, AL VIA LE NUOVE INDAGINI
Otto donne uccise in modo violento e nessun colpevole: riparte da qui la nuova inchiesta sul mostro di Modena che terrorizzò dal 1985 al 1995. Giovanna fu uccisa con una pietra che le spaccò la testa, Annamaria con 12 stilettate al cuore, Filomena con cinque pugnalate. Non andò meglio a Monica, soffocata con una violenza tale da spaccarle l’osso del collo, Donatella, accoltellata a carotide e cuore, Marina strozzata con il suo stesso foulard, così come Claudia e Fabiana. Infine Annamaria, morta in un incendio che poi si scoprì essere doloso non prima che qualcuno le mettesse una calza in testa. E proprio dai reperti trovati sulle vittime ripartirà l’inchiesta. Nel dettaglio, da residui di pelle trovati sotto le unghie di Monica, che lottò con il suo assassino, la pietra trovata accanto al corpo di Giovanna, le impronte di una scarpa e di un copertone rinvenuti nel luogo del delitto di Donatella, ed il foulard giallo di Marina trovato accanto al suo cadavere. Gli inquirenti sono ora a caccia di tracce biologiche utili ad unire i vari punti di un giallo che da decenni resta aperto.