FCA/ Lo sgambetto di Alfa Romeo a Marchionne

- Franco Oppedisano

Sergio Marchionne deve preoccuparsi. Non tanto per i nuovi studi sulle emissioni negli Usa, ma per i numeri di Alfa Romeo. FRANCO OPPEDISANO ci spiega perché

Marchionne_Fca_Lapresse Sergio Marchionne (Lapresse)

Marchionne deve cominciare a preoccuparsi. Ma non per le emissioni di sostanze inquinanti delle auto Jeep e Ram che, secondo l’università del West Virginia, sono 20 volte superiori a quelle dichiarate e del tutto simili a quelle delle Volkswagen, forse anche perché il fornitore del software e delle centraline è in entrambi i casi la tedesca Bosch. Fca, al contrario del gruppo di Wolfsburg, non ha mai ammesso nulla e la vicenda, probabilmente, andrà per le lunghe nei tribunali. Forse finirà in una bolla di sapone, ma se anche avrà delle serie conseguenze è possibile che arrivino soltanto dopo la fine del 2018, quando Marchionne non sarà più al vertice del costruttore italoamericano.

Quello che deve preoccupare molto il numero uno di Fca, scusate il gioco di parole, sono i numeri. Quelli di Alfa Romeo e in particolare quelli della Giulia. Diciannovemila berline vendute in un anno in Europa e circa tremila negli Usa, da aprile 2016 a maggio 2017. E 8 mila in tutto nei primi quattro mesi di quest’anno. Un po’ pochino per chi, come Marchionne, aveva predetto delle vendite globali per questo modello tra le 75 mila e 100 mila vetture l’anno. Un vero flop per tutti gli altri. Colpa della Cina, che è ancora troppo lontana o colpa della scelta di non avere, al contrario dei concorrenti tedeschi, una versione station wagon. Sta di fatto che i numeri veri di Giulia scompigliano i piani di Marchionne e mettono una pietra tombale, almeno per adesso, ai mirabolanti target di vendita del marchio.

Addio alle 400 mila vetture pronosticate nel 2014 per il prossimo anno che dovevano salire a mezzo milione nel 2019. E addio agli obiettivi più realistici forniti di recente da Marchionne per quest’anno. Il ceo di Fca aveva parlato di 230 mila vetture commercializzate nel 2017 con i brand Alfa Romeo e Maserati. Considerando il target di 60 mila auto con il marchio del Tridente, Alfa dovrebbe vendere 170 mila vetture. Ma è una missione impossibile. Di Giulia abbiamo detto, Giulietta perde colpi, Mito, trainata dagli investimenti sul marchio, va un pochino meglio dello scorso anno e il Suv Stelvio è ancora in rampa di lancio. Per questo anche il più ottimista degli analisti parla al massimo di 120 mila vetture vendute alla fine del 2017, il 30% in meno del target ipotizzato.

Jeep va bene, Fiat anche, le vendite in Europa e negli Stati Uniti reggono, ma i risultati di Alfa Romeo mettono in dubbio la validità della strategia premium di Fca. Sul marchio del biscione sono stati investiti, secondo gli analisti, dai 4 ai 5 miliardi di euro per riuscire a entrare nei segmenti delle auto di prestigio cha assicurano margini di guadagno più alti. Ma per ora Alfa ha fatto solo il solletico a Bmw, Mercedes e Audi che venderanno anche quest’anno più o meno un milione di auto ciascuna. Il break even è ancora lontano e i piazzali sono pieni di Giulia da vendere che, si dice, verranno piazzate scontatissime, solo ai noleggiatori per non rovinare da subito la politica commerciale del marchio. Intanto, a Cassino la produzione continua a ritmo ridotto e si punta forte sul suv Stelvio. Che potrebbe essere l’ultima spiaggia.





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