La Malfa piange la fine del “salotto buono”, ma il risiko bancario va avanti. Mps ha stretto l’abbraccio a Mediobanca e i mercati dicono sì
La Borsa non si è attardata neppure per un classico minuto di silenzio di fronte alla lunghissima intervista “funebre” rilasciata ieri mattina sulla Stampa da Giorgio La Malfa, ultimo epigono e corrucciato cantore della Mediobanca di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi. Il mercato ha preso invece totalmente sul serio il rilancio dell’Ops sulla banca milanese, deciso l’altra sera dal Cda di Mps, presieduto da Nicola Maione.
Da ieri l’offerta è diventata “d’acquisto e di scambio” grazie all’aggiunta di 0,9 euro per cassa alla proposta originaria di concambio di 2,533 azioni Mps per ogni azione Mediobanca. Ed è stata letta come segnale (atteso) di determinazione finale anche la scelta di rifissare al 51% la soglia di accettazione per le azioni depositate all’offerta.
Il pugno di Rocca Salimbeni sembra in ogni caso stringersi attorno a Mediobanca. Ieri è stata superata la soglia – più che psicologica – del 30% delle adesioni, al termine di una giornata di contrattazioni chiaramente leggibile. Entrambi i titoli si sono allineati nell’assestamento (-3,01% il Monte e -2,85% Mediobanca), ma è su questo binario che si è inserito in misura sostanziale il rilancio: riportando per l’intera sessione e fino alla chiusura “a premio” l’offerta del Monte. Ed è parsa significativa di per sé la specifica dinamica al ribasso del titolo Mediobanca.

Il mercato, dunque, non sembra credere a colpi di scena, a battaglie finali per il controllo della banca d’affari fondata da Cuccia nel 1946. Viceversa non è escluso che le vendite di ieri – e più ancora la spinta a ulteriori vendite – siano giunte da investitori che avevano preso posizione alla vigilia dell’assemblea-verità dello scorso 21 agosto, quando il 35% dei soci Mediobanca si era espresso a favore della proposta difensiva di fusione con Banca Generali. Ma – com’è ancora alle cronache – la maggioranza dell’assemblea non ha sostenuto l’estremo tentativo dell’amministratore delegato Alberto Nagel.
Il 42% del capitale intervenuto – imperniato sui gruppi Caltagirone e Delfin – ha fermato il management di Piazzetta Cuccia, obbligandolo ora ad attendere l’esito dell’offerta, rilanciata ieri sul piano finanziario e supportata dal business plan concepito dal Ceo di Mps, Luigi Lovaglio.
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