Sono ormai passati quarant’anni da Woodstock, il più grande concerto rock della storia e la voglia di replicare non manca, all’insegna dell’ambiente e delle energie alternative.
Il prossimo settembre, da mezzogiorno a mezzanotte, una decina di complessi dovrebbero alternarsi su un megapalcoscenico a Prospect Park (Brooklyn) davanti a centinaia di migliaia di fan.
Dietro la macchina organizzativa ancora loro: Michael Lang e Joel Rosenman, ma anche questa volta i problemi non mancano, a cominciare dagli sponsor e dai permessi.
«Vogliamo soltanto sponsor verdi come Volkswagen e Fiat-Chrysler – spiega Lang -. Il concerto costerà 8 milioni di dollari, ma a noi basterebbe raccoglierne 4 o 5. Vogliamo far coincidere la nostra kermesse verde alla settimana del clima organizzata in settembre a New York dall’Onu in preparazione della Conferenza Internazionale di Copenhagen di dicembre».
Ma il vero scoglio sono proprio i contrasti tra i due organizzatori che sembrano proprio aver perso ogni rapporto. A complicare la situazione interviste pepate, accuse reciproche e l’uscita del libro “The Road to Woodstock”, in cui Lang non risparmia critiche e frecciate al proprio partner.
A celebrare questi quarant’anni non saranno comunque solo loro, i concerti si sprecheranno, così come i libri sul tema e gli affari… «Ci rifiutiamo di organizzare un anniversario for-profit perché sarebbe un’eresia – spiega Lang -. Il vero significato di Woodstock è chiaro ad entrambi, così come lo è per milioni di persone intorno al pianeta. Woodstock è la prova che un mondo più pacifico, giusto e altruista è possibile, ieri come oggi. Il messaggio di Woodstock è libertà e speranza».
Per ripercorrere la storia di quello che successe quarant’anni accedi alla (Prima puntata, Seconda puntata, Terza puntata), curata da Walter Gatti.