SANREMO 2013/ Le pagelle della finale: Marco Mengoni, Chiara Galiazzo ed Elio e le storie tese over the top!

- Maria Elisa Buccella

Il sessantatreesimo Festival della canzone italiana è finito. Arrivato alla sua conclusione, in questa finale è stato il trionfo della musica. Le pagelle di Sanremo 2013: i voti ai cantanti

mengoni Mengoni

Vince la 63ma edizione del Festival di Sanremo Marco Mengoni. Si afferma una voce vera, un talento autentico. Il pubblico più giovane e il web, con i suoi social network, è stato determinante per questa vittoria. E sarà Marco Mengoni a rappresentare l’Italia al prossimo Eurovision Song Contest, il prossimo maggio in Svezia.  Va detto che Elio&C. nei tre finalisti conferma che, forse, qualcosa è veramente cambiato al Festival di Sanremo ma anche nel pubblico. La partecipazione di Elio a X Factor può aver contribuito alla diffusione-comprensione di una musicalità diversa, considerata di nicchia fino a ieri, e sostanzialmente raffinata.
Con la “Cavalcata delle Walchirie” di Richard Wagner, diretta dal M° Daniel Harding inizia la serata finale di Sanremo 2013. La kermesse canora  dunque rende omaggio anche a Wagner oltre che a Verdi, eseguita la sua Marcia trionfale dell’”Aida”: nel 2013 si celebrano dei due compositori il bicentenario della nascita. Un inizio di serata a dir poco trionfale che suggella il successo, da ogni punto di vista (ascolti, copertura mediatica –con il web che la fa da padrone- svecchiamento, qualità generale delle proposte musicali) della “formulaFazio”. La formula mescola “l’alto” –temi importanti e seri con risvolti sociali significativi che nelle serate degli show di prime time non vengono neanche sfiorati- con “il basso” – l’intrattenimento cosiddetto leggero e assolutamente disimpegnato. Il copyright di questa formula è certamente di Fabio Fazio (che l’ha già sperimentata e con successo nelle due precedenti edizioni di Sanremo da lui firmate, nel 1999 e 2000, e negli altri programmi) con la quale scompone e sovverte il format per poi ricomporlo creando nello spettatore un disorientamento che lega allo schermo, inesorabilmente verrebbe da dire, lo spettatore stesso. Tra le cose che hanno funzionato nel Sanremo 2013 c’è stata la scelta dei due brani per ogni cantante –che sembra abbiano molto gradito-  in gara. Genialata del fazismo televisivo che ha fatto dire a molti, compresi i vertici Rai: ma perché non ci si è pensato prima? Eh, sì, perché? A piedi nudi, con due lampadari alle orecchie, in un bianco macramè a sirena, entra il scena la simpatica Bianca Balti, super modella che tiene alto il nome dell’Italia in giro per il mondo. L’immensa stazza Martin Castrogiovanni (colonna della Nazionale italiana di rugby), capelli scarmigliati d’ordinanza, sconvolge la Littizzetto che sentenzia:”Questo porta su una confezione d’acqua con il mignolo”. Claudio Bisio, accompagnato dalla tromba di Daniele Moretto, nonostante l’attacco frontale alla classe politica, non viene contestato. La lezione è passata: par condicio di critica = libertà di espressione. Lungo monologo che si conclude con l’invito a non disertare le urne il prossimo weekend. Il super ospite della serata Andrea Bocelli che canta “Love Me Tender”, accompagnato al piano dal figlio Amos, diciottenne.  La presenza del Bocelli Jr. ha una sua ragione, anche tenera, che suggella un percorso artistico ed esistenziale: quando Amos nasceva il padre era all’Ariston per cantare “Con te partirò” poi diventato un successo planetario. Approda a Sanremo il fenomeno musicale del momento: Birdy, 16 anni, inglese e lanciata da un altro talent (con buona pace di chi gli avversa) Open Mic UK. La ragazza può già vantare 120 milioni di visualizzazioni su YouTube e un milione di dischi venduti. Bella e brava.   Assolutamente inutile l’esibizione (troppo breve per il genere, per poter far capire a un pubblico televiso così vasto ed eterogeneo) di Lutz Forster, uno dei ballerini di lungo corso della compagnia di Pina Bausch, la madre del teatro-danza europea.   Premio della Critica Mia Martini a Elio e le Storie Tese ai quali va anche il premio per il Migliore arrangiamento (votato dai professori dell’orchestra). Tutto meritatissimo. Annunciati i tre finalisti che si giocano la vittoria: Elio e le Storie Tese; Modà; Marco Mengoni. 
Raphael Gualazzi – Sai (ci basta un sogno) VOTO 7 Una ballata in perfetto stile Gualazzi, niente di nuovo  dunque. Non gli rende merito. L’esecuzione buona, come sempre. Elegante nel complesso il tutto. Molto trasporto e voce un filo traballante.
Almamegretta – Mamma non lo sa  VOTO 7 Tradizione e innovazione per un reggae che è grido di dolore e denuncia dalle periferie disastrate napoletane. Il sogno più che legittimo di una nuova e migliore umanità migliore, una nuova umanità.
Daniele Silvestri – A bocca chiusa VOTO 7 Conferma il suo talento di saper giocare con le parole, vero marchio distintivo. Una canzone godibile e delicata con alto contenuto politico-sociale e che restituisce il Silvestri, molto amato, di “Salirò”.
Modà – Se si potesse non morire  VOTO  6 Piacciono e piacciono. Sentimentalismo a buon mercato. Si replicano, furbescamente, sempre uguali. Ma questa canzone andrà bene anche se proprio non si può parlare di capolavoro.
Simone Cristicchi–La prima volta (che sono morto) VOTO   6 Garbato e ironico, decisamente più a suo agio (come dire: è finita, finalmente!). Ci ha dato di più e ci darà di più, sicuramente.
Maria Nazionale – È colpa mia  VOTO   7 L’amore declinato secondo la tradizione napoletana e neomelodica che piacerà ai più tradizionalisti. Sempre, tutto sommato,  misurata l’interpretazione con  una bella voce.
Annalisa Scarrone – Scintille VOTO  6 Accattivante e antica formula per una canzone che mette bene in risalto le capacità vocali della sua interprete. Molto ben scelto il look.
Max Gazzè – Sotto casa VOTO 6 Più originali le sue mise (compreso finto occhio azzurro) per la quarta presenza al Festival del cantautore romano che, con un accenti balcanici, canta divertendo del dramma di un testimone di Geova.  Godibilissimo l’arrangiamento.  
Chiara Galiazzo – Il futuro che sarà VOTO  9 Ogni aggettivo usato per lei è confermato: elegante, intonata, sicura (oltre l’immaginario, se si pensa che solo tre mesi fa era totalmente sconosciuta), simpatica, vera. Vocalità senza tempo e una canzone che, ascolto dopo ascolto, conquista.
Marta Sui tubi – Vorrei VOTO  8 La voce di Giovanni Gulino, carismatico frontman della band, conquista per la sua forza e la musicalità che accende il fuoco (d’altronde arriva dalla terra dell’Etna) sul palco dell’Ariston: una scommessa vita.

Malika Ayane – E se poi VOTO 6   Era tra i favoriti della vigilia, ma ha deluso.  Nonostante gli ammiccamenti da bambolina (un po’ eccessivi), il nuovo colore dei capelli, il trucco anni ’60 e i vestiti di alta sartoria, veramente belli, non riesce ad andare oltre, e conquistare il cuore. Canzone non adatta a lei.   
Elio e Le Storie Tese–La canzone mononota VOTO 10 Eccentrici e imprevedibili, spiazzano anche i conduttori, si presentano travestiti da Pavarotti. Irresistibili e bravissimi interpreti di un brano difficilissimo –quasi impossibile per chiunque altro poterlo eseguire con altrettanta credibilità. Con grande leggerezza Elio&C. regalano una dotta lezione di musica 
Marco Mengoni– L’essenziale VOTO  8 Convince ed emoziona il “Re Matto” del pop italiano: la sua prova è stata un crescendo di sera in sera. Voce e tecnica vengono fuori bene, finalmente. Maturato molto.   
Simona Molinari & Peter Cincotti–La felicità VOTO 5 Lascerà il segno questa canzone e rimpiangeremo i suoi interpreti? Forse no. Ma certo non si può dire la Molinari e Cincotti manchino di professionalità.





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