Nave Diciotti, Cassazione accoglie ricorso dei migranti: governo dovrà risarcirli, perché il "soccorso in mare è un dovere che prevale su norme e accordi"
CASO DICIOTTI, MIGRANTI DA RISARCIRE
Nuovo scontro tra governo e magistratura, stavolta sul caso Diciotti. La Cassazione ha condannato lo Stato italiano a risarcire i migranti che erano stati trattenuti per dieci giorni sulla nave della guardia costiera dopo il soccorso in mare. Il trattenimento deciso da Matteo Salvini, che all’epoca era ministro dell’Interno, per i giudici delle sezioni unite della Suprema Corte non va ritenuto un atto politico, perché il soccorso in mare è un dovere che va oltre norme e accordi bilaterali per fermare l’immigrazione clandestina.
La sentenza arriva a due anni dall’inizio di questa battaglia legale avviata da un gruppo di migranti eritrei che ritengono di essere stati privati in maniera illegittima della loro libertà, e per questo chiedevano un risarcimento dal governo italiano. Il loro ricorso è stato accolto dall’organo supremo della giustizia italiana.
Dunque, è stata annullata la sentenza d’appello che aveva negato il risarcimento. L’ordinanza della Cassazione avrà valore per le altre azioni civili presentate dai migranti eritrei. Si tratta di 41 cause in cui si chiedono risarcimenti che oscillano dai 42mila ai 71mila euro.
Ora bisogna quantificare il danno, ma intanto sono stati fissati dei paletti importanti, a partire da quello del divieto di sbarco, che non è insindacabile. Il testo della sentenza della Cassazione fa anche un richiamo al quadro normativo sul salvataggio in mare, ricordando che non è solo una regola antica dal carattere consuetudinario, ma è un cardine delle convenzioni internazionali, e nello specifico del diritto marittimo, costituendo un dovere che prevale su tutte le norme e gli accordi.
NAVE DICIOTTI, “SBARCO DOVEVA ESSERE RAPIDO”
Oltre a demolire il divieto di sbarco per la nave Diciotti, che poi fu revocato dopo dieci giorni, la Cassazione nella sua sentenza evidenzia come fosse necessaria anche rapidità nello sbarco. L’autorità SAR italiana, secondo la Suprema Corte, doveva organizzare lo sbarco “nel più breve tempo ragionevolmente possibile“, in base alle norme convenzionali, a prescindere dalle contestazioni riguardanti lo Stato competente per la ripartizione in zone SAR, visto che le operazioni di soccorso erano state assunte sotto la responsabilità dell’autorità italiana.
La Cassazione, dunque, valorizza un altro aspetto importante, cioè che la restrizione della libertà personale di 10 giorni può causare un danno a livello psicologico e relazionale.
Per il caso Diciotti l’attuale vicepremier venne indagato per sequestro di persona, un fascicolo che passò dal tribunale dei ministri di Palermo a Catania per una questione di competenza territoriale, ma per tale procedimento venne chiesta l’archiviazione, respinta dal tribunale dei ministri che chiese al Senato il via libera per procedere contro il leader della Lega. Il caso si chiuse con il muro innalzato dalla Giunta per le autorizzazioni del Senato, visto che votò contro.
