Le delegazioni di Russia e Ucraina torneranno ad incontrarsi oggi a Istanbul. C'è grande tensione dopo l'attacco ucraino in territorio russo
Nuovo round delle trattative Ucraina-Russia dopo l’attacco senza precedenti sferrato dal regime di Kiev alle basi aeree russe. Il teatro è sempre la Turchia, Istanbul, a riprova che ormai il mediatore scelto per il negoziato non cambierà. Erdogan, spiega Valeria Giannotta, direttore scientifico dell’Osservatorio Turchia del CeSPI, ha molti dossier (a partire dal Mar Nero) sui quali non può rinunciare al confronto con la Russia e ha anche un interesse specifico che il conflitto in Ucraina finisca. La guerra, infatti, sta danneggiando l’economia turca e l’interscambio con Mosca.
La Turchia media il nuovo incontro Ucraina-Russia a Istanbul. Che ruolo vuole giocare Erdogan e perché ha interesse ad essere della partita?
La Turchia, visto il vuoto dei grandi attori internazionali, è l’unico interlocutore possibile per la mediazione. Il precedente negoziato a Istanbul, nonostante tutte le schermaglie che lo hanno preceduto, alla fine si è tenuto e ha portato a risultati positivi, come lo scambio di mille prigionieri. Usciti dal negoziato, non era stata fissata una nuova data e infatti il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan poi è partito per Mosca, dove ha incontrato Putin e Lavrov per continuare il dialogo con i russi: hanno parlato di questioni bilaterali e di quella russo-ucraina.
Ci sono questioni bilaterali tra Mosca e Ankara che sono legate al conflitto?
Sì. L’interscambio commerciale fra i due Paesi mostra forti squilibri, anche a causa delle sanzioni imposte alla Russia. Creare le condizioni per un cessate il fuoco e una normalizzazione della situazione avrebbe effetti positivi per Ankara. C’è poi il dossier Siria: Erdogan ha avuto un incontro con Al Sharaa in cui ha rinnovato il sostegno al nuovo presidente, ma per sostenere questo sforzo ha bisogno di Putin. Ci sono poi le preoccupazioni per la situazione in Libia, dove entrambi i Paesi hanno forti interessi. Spesso Turchia e Russia si sono trovate su fronti opposti, ma sono sempre state capaci di raggiungere accordi.
I buoni rapporti con la Russia servono anche per sviluppare i rapporti dei turchi in Asia centrale, nelle zone turcofone in particolare?
La Turchia ha forti interessi anche lì. La Russia le serve per agevolare il processo di pace fra Armenia e Azerbaijan. Ankara, inoltre, in questa area ha grandi progetti, soprattutto infrastrutturali: vie commerciali. Da risolvere con Mosca c’è la grande questione dell’energia: in Turchia dal 2020 è iniziata la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu con Rosatom. Erdogan punta sul nucleare per essere autosufficiente. Ma sta sorgendo un problema: la centrale è in mano a un consorzio che per il 90% è controllato dai russi e questo crea delle forti tensioni a livello politico. Unita al nucleare c’è la questione del TurkStream, l’impianto che convoglia gran parte del gas russo: la Turchia ha come obiettivo quello di ergersi ad hub energetico.
Come vuole esercitare Erdogan la sua mediazione fra russi e ucraini, su quali basi?
Sicuramente vuole mantenere un dialogo aperto. Non per niente Fidan è stato anche in Ucraina. L’obiettivo turco, se non il 2 giugno almeno nel prossimo futuro, è di portare al tavolo entrambi i leader, di Russia e Ucraina, e quelli delle potenze regionali coinvolte, facendo intendere che l’opzione prospettata in precedenza di far incontrare Putin e Zelensky (ed eventualmente Trump) è ancora valida. Putin probabilmente non riconoscerà mai Zelensky come interlocutore, ma c’è la necessità di alzare il livello dei tavoli diplomatici.
Che aspettative ci sono per queste trattative in Turchia?
L’operato della Turchia è visto con un certo orgoglio anche dall’opposizione interna. Erdogan, per quanto criticato, è apprezzato invece per la sua attività sui tavoli di politica internazionale. Le negoziazioni di metà maggio avevano suscitato un certo entusiasmo e, anche se il presidente ucraino e quello russo non si sono incontrati, quando Zelensky è arrivato ad Ankara ha avuto un faccia a faccia con Erdogan, dal quale è uscito affermando che per senso di amicizia e rispetto nei confronti del presidente turco e di Trump avrebbe fatto partire comunque le trattative.
C’è un piano, una proposta turca per sbloccare il negoziato?
Il primo obiettivo è creare le condizioni per un cessate il fuoco, perché di fatto anche dopo il 16 maggio la Russia ha continuato a bombardare. A partire da questo intento si cercheranno degli aggiustamenti, considerando che alla fine chi dovrà fare dei passi indietro sarà l’Ucraina. Considerato che la Russia non intende fare passi indietro, occorre creare le condizioni perché l’Ucraina ne esca con meno danni possibile. Questa volta a Istanbul si punta ad avere delegazioni che siano guidate dai rispettivi ministri degli Esteri, quindi Sergej Lavrov per i russi e Andriy Sybiha per gli ucraini. L’idea è quella di cercare almeno di alzare il livello delle trattative.
(Paolo Rossetti)
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