Si tiene oggi a Torino l’assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo. È la prima volta che si riunisce dopo che è stata definitivamente approvata la norma di effettiva privatizzazione di Banca d’Italia. Sino allo scorso anno, era facile gioco per il presidente rispondere alle domande dei soci su ruolo, valore e attività della controllata: si tratta di un accidente storico, noi teniamo le quote in custodia e aspettiamo le decisioni dello Stato italiano.
Oggi il professor Bazoli dovrà necessariamente trovare argomenti più analitici. Intesa detiene quasi il 50% del capitale di Banca d’Italia ed è la maggiore beneficiata del dono del parlamento, anche se è prevista la dismissione della partecipazione (è con tale obiettivo che si giustifica, nel bilancio che sarà approvato, la rivalutazione della quota). Ma il punto non è solamente la legittimità del miliardo e mezzo circa di beneficio – forse ora ridotto a seguito dell’innalzamento della tassazione agevolata da parte del governo Renzi – di cui in assemblea anche si discuterà. I soci chiederanno di sapere a chi appartiene l’oro detenuto, dove si trova fisicamente, come si intende gestire il patrimonio in riserve.
Intesa Sanpaolo è una spa retta dal codice civile e, almeno teoricamente controllata dalla Consob: le attività delle partecipate devono essere giustificate alla luce dei principi di sana e prudente gestione, il collegio sindacale deve vigilare sul rispetto della legge. E infine, sulla sua attività d’impresa bancaria vigila – indovinate chi? – la (fu) nostra Banca d’Italia. Il mostro giuridico creato e la grande rapina di risorse ai danni del popolo italiano finiscono ora al vaglio dei soci di Intesa, e non solo dei parlamentari pentastellati, che forse troppo presto hanno allentato la morsa. Registreremo per i lettori quello che verrà detto.
Nel frattempo, però, una questione dovrà essere chiarita. Si tratta di poche decine di milioni in termini economici, ma è un episodio di ben altra rilevanza segnaletica. Si tratta dell’incarico assegnato, senza gara alla società di consulenza Wyman, per “assistere” i funzionari di Bankitalia nella valutazione delle banche sottoposte a vigilanza europea. Ovviamente, per rendere possibile questa prima cessione di sovranità (a privati!), il governo ha emesso un decreto d’urgenza (il dl 25 del 15 marzo, immediatamente esecutivo e non ancora convertito) che autorizza tale anomalia.
Certo la stampa ha colto lo spreco di risorse, ma non pare sia stato avvertito il rischio, che sta diventando realtà, di aver “privatizzato” non una azienda qualsiasi ma l’autorità di controllo, peraltro sul settore delicatissimo della finanza. Infatti, Banca d’Italia non è solo un asset economico – che gestisce riserve per centinaia di miliardi – ma anche una struttura di vigilanza. In futuro, perché non privatizzare la Consob? Oppure, forse, basta autorizzarla ad affidare a soggetti terzi i controlli.
Nel frattempo seguiamo l’attività di Wyman e chiediamoci chi sia. Insieme a Pimco, Alvarez e Marsal, e a Black Rock forma il nucleo dei consulenti scelti – senza selezione pubblica – dalla Troika per assisterla nei progetti di ristrutturazione finanziaria. La Bce li indica quindi alle varie realtà nazionali come consulenti preferiti e, così, anche Banca d’Italia decide di farsi assistere, per valutare le banche da controllare.
Ah, e sapete chi è diventato socio importante di Intesa con il 5% e approverà il bilancio oggi? La stessa BlackRock che consiglia la troika, insieme Wyman, su cosa fare delle banche italiane. Che pasticcio per pagare 80 euro!