Secondo la Consob non vi fu alcun patto occulto sulla vicenda MPS Mediobanca: questo quanto scrive stamane il quotidiano Il Sole 24 Ore, i dettagli
Per la Consob non c’è mai stato alcun “patto occulto” in merito al caso MPS, la banca Monte dei Paschi di Siena, e Mediobanca. Il riferimento, come si legge sul quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore, è a un documento datato 15 settembre 2025 a firma appunto della Consob, autorità che vigila sul mercato finanziario italiano, a cominciare dalla Borsa.
Stando a quanto riferito ancora dal quotidiano, nello stesso incartamento si fa appunto riferimento a una presunta “trama” fra Delfin e il CEO di MPS per prendere il controllo di Mediobanca e Assicurazioni Generali, provando quindi ad aggirare l’obbligo di Opa. Su quella vicenda venne acceso un faro da parte appunto della Consob, l’autorità di vigilanza, e dopo tutte le attività di verifica svolte non sono emersi “indizi gravi, precisi e concordanti” che facciano appunto emergere questo patto definito in precedenza occulto, fra Caltagirone, Delfin e il Mef.
Sempre dall’indagine della Consob emerge che non sono emersi presunti accordi scritti o verbali, che siano stati espressi pubblicamente o taciti, fra i vari soggetti coinvolti sopra, che possano far pensare “all’azione di concerto”. Per l’autorità di vigilanza quindi, ciò che hanno fatto i due massimi rappresentanti di Delfin e Caltagirone non appare “sufficiente” a mettere in pratica un’azione univoca con l’obiettivo di “controllare Mediobanca e Generali” attraverso l’Ops Mediobanca, visto che le loro condotte sono state giudicate coerenti con il perseguimento di “interessi economici personali” dei vari azionisti, diversi invece dall’obiettivo di controllare Mediobanca e Generali.
MPS MEDIOBANCA, INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO IN CORSO MA…
Ricordiamo che sulla vicenda la procura di Milano ha aperto un’inchiesta, ed fra gli indagati vi erano Lovaglio di MPS, quindi Milleri della Delfin e Gaetano Caltagirone dell’omonimo gruppo.

Il Sole 24 Ore specifica che la Consob “fotografa” la situazione che vi era a metà settembre, di conseguenza bisognerà attendere ancora l’indagine in corso per capire se vi possano essere ulteriori risvolti, ma nel contempo si sottolinea come sia molto difficile pensare che la Consob, dopo sei mesi di accurate verifiche, possa giungere a una conclusione differente da quella che sarà l’esito a chiusura indagini, ricordando anche la famosa telefonata fra Caltagirone e Lovaglio, che sembra tutto tranne che compromettente.
