All’anagrafe il suo nome è Giorgio, anche se tutti lo conoscono come George, il cognome, invece, è Merk. Per chi non avesse capito di chi stiamo parlando ve lo diciamo subito: si tratta del secondogenito di Rita Pavone e del marito Teddy Reno. La passione per la musica, inoltre, George l’ha ereditata da mamma Rita, con cui ha uno splendido rapporto. Tanto che la canzone che l’ex Gian Burrasca porta al festival dei Sanremo di quest’anno è stata scritta proprio da lui (il numero 74 che appare tra parentesi nel titolo è il suo anno di nascita, ma anche l’età che la Pavone ha oggi, 74 anni). Il titolo completo del brano è Niente (resilienza 74), dove resilienza, parola negli ultimi anni diventata molto di moda, significa in psicologia, “la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”. Ed è a queste difficoltà della madre che la canzone fa riferimento. Difficoltà che pochi conoscono, ma Rita Pavone ne ha affrontate parecchie nella vita cominciando dal matrimonio con un uomo di diversi anni più grande di lei.
Niente (Resilienza 74), Rita Pavone: testo e analisi. La lotta contro le difficoltà
Il testo della canzone usa l’escamotage di un riferirsi a un ipotetico uomo che l’ha trattata male, ma in realtà si riferisce a tante persone, tutte quelle che non le hanno reso la carriera facile. Anche il fatto che Rita Pavone abbia deciso di prendere parte a Sanremo a 74 anni di carriera le ha tirate addosso molte critiche. La posizione di resilienza è supereroica, ma difficilissima da vivere: resistere impegna testa, mani e corpo a un immobilismo di cui possiamo persino andare fieri, ma ci rende statue e non esseri umani. Nonostante questo Rita Pavone non si arrende e lo chiarisce nel testo della sua canzone.