Nino D’Angelo: “Ho amato solo mia moglie Annamaria Gallo”/ “La Sinistra m’ha tradito”
Nino D’Angelo, sulle colonne di “Specchio”, ha rivelato: “Mia moglie Annamaria Gallo? Stiamo insieme da sempre. Quando la Camorra aprì il fuoco…”

Nino D’Angelo ha rilasciato un’intervista sulle colonne di “Specchio”, settimanale in abbinamento obbligatorio con “La Stampa”, nella quale si è raccontato a tutto tondo, cominciando dalla sua mancata residenza nella “sua” Napoli: “Andai via quando la Camorra sparò contro casa mia. Un proiettile arrivò vicino al letto di mio figlio. Io e mia moglie lasciammo la città dopo poche ore e ci trasferimmo a Roma. Ma a casa nostra è tutto napoletano”. L’artista ha anche parlato di politica: “Io sindaco del capoluogo partenopeo? Quando lo dissi scherzavo. Napoli ha avuto un grande primo cittadino: Antonio Bassolino”.
Alle elezioni Nino D’Angelo ha confessato di avere sempre votato a sinistra, anche se “dalla Sinistra italiana mi sento tradito e deluso, mentre i Cinque Stelle mi sembrano ambidestri. Non fanno per me, ma hanno elementi validi”. Napoli, a giudizio del cantante, ha bisogno di lavoro, perché “dare lavoro significa dare rispetto”, mentre sul Reddito di Cittadinanza ha asserito: “Toglierlo è un errore, ma comunque dev’essere regolamentato meglio”.
NINO D’ANGELO: “IL PRIMO BACIO D’AMORE VERO? A MIA MOGLIE”
Concentrandosi sul suo privato, Nino D’Angelo a “Specchio” ha ammesso di non fare troppa vita mondana e di avere pochi amici tra i suoi colleghi: “Sto con la mia famiglia, mia moglie, i nostri figli – ha affermato –. Io e mia moglie Annamaria Gallo stiamo insieme da sempre. Ho amato e amo soltanto lei. Il primo bacio vero, d’amore, lo diedi a lei. La vidi passare mentre giocavo a biliardino. Stava con mia sorella, erano amiche. Quello che giocava con me disse che era bellissima e, allora, temetti che me l’avrebbe portata via. La rincorsi, la raggiunsi, stava per entrare in ascensore: la baciai, lei mi diede uno schiaffo. Fece bene. Io volevo lei, ma lei non voleva me. Però poi la corteggiai e ci innamorammo”.
Come figlio, invece, Nino D’Angelo era molto affezionato alla mamma (“Quando mio padre si sedeva a tavola, tremavo”) e di quel periodo sente la mancanza della buona educazione, che era “un valore condiviso da tutti. Il senso di comunità. Il dialogo. Si parlava. Si parlava tanto. Ci si conosceva. Ora il mondo è diviso perché nessuno parla più, al massimo ci telefoniamo. Anzi, ci videochiamiamo. Io vorrei tanto che a scuola venisse ripristinata l’educazione civica, perché penso che sia un antidoto al classismo, che mi sembra imperante, e alla maleducazione, altrettanto imperante”.
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