NOMI BIG SANREMO 2021/ Il Festival piegato alla logica dei like dei millenials

- Maurizio Scandurra

Ieri sera sono stati svelati i nomi dei 26 Big in gara al Festival di Sanremo 2021. Molti sono sconosciuti al grande pubblico di Raiuno, ma non ai millenials

sanremo 2021 Amadeus sul palco di Sanremo 2020 (Lapresse)

Caro Amadeus, le bugie hanno le gambe corte. Avevi promesso una kermesse in gran spolvero con tanto di rosa dei partecipanti allargata per dare un forte segnale di ripartenza alla musica nazionale in crisi. Ma non è stato così. Siamo per lo più innanzi a un concorso per esordienti “pronti” al debutto. Ed ecco, dunque, quelli che tu reputi i “Grandi Ambasciatori” delle sette note made in Italy: Coma_Cose, Fulminacci, Madame, Willie Peyote, Gio Evan, Aiello, La Rappresentante di Lista, Random, Colapesce Dimartino, Extraliscio con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Manzoni avrebbe detto: “Carneade, chi era costui?”. Lo Stato Sociale, Maneskin, Bugo, Gaia, Ghemon e Fasma? Fenomeni da meteore. Francesco Renga, Orietta Berti, Irama, Ermal Meta, Arisa, Malika Ayane, Max Gazzè, Noemi, Annalisa e il duo Francesca Michielin e Fedez? Come dire, un contentino sul fronte melodia.

Quello che andrà in scena, Covid permettendo, dal 2 al 6 marzo in riviera non è “Sanremo 2021“, bensì il “Festival degli Sconosciuti” di Ariccia. Solo che questa volta, al posto di Teddy Reno che lo ideò nel 1961, e di Rita Pavone che dopo averlo vinto l’anno successivo pure lo sposò e ne divenne co-organizzatrice, a cantare troviamo invece un nutrito gruppo di ragazzi qualunque del coro parrocchiale con incomprensibili velleità da pseudostar.

La verità è che questo cast, salvo rarissime eccezioni, è composto per lo più da nomi davvero ignoti, e anche in misura imbarazzante, al grande pubblico. Certamente ai seniores, ai perennials, al pubblico formato famiglia che segue abitualmente Raiuno, tranne che ai millennials: i quali non solo non comprano musica (cd, vinili) e la scaricano, ma non guardano neanche il piccolo schermo (cui preferiscono Netflix o Infinity). Il Festival non può essere solo un fatto di “visualizzazioni” (la parola più pronunciata in diretta per presentare i cantanti, mentre un tempo era “vendite”). Di click. Di like.

Il tema è: come mai così tanti signori nessuno spacciati per artisti famosi? Per quale motivo la scelta è caduta copiosa su gente che andrà pure bene in streaming su Spotify o persino alla grande su YouTube, ma di certo in piazza o in teatro, né gratis né a pagamento, non ci andrà mai? Che dopo una stagione nessuno più ricorda? A che serve aver aumentato il numero dei Big in gara da 20 a 26, se poi a sfilare sul palco dell’Ariston (perché cantare è tutt’altra cosa) ci ritroviamo, come tu ben sai, “I soliti ignoti”? A deludere gli italiani, senza offesa. Gli appassionati di dischi. E con loro tutti quegli artisti veri dai nomi rodati e dalle carriere dense di successi che, per colpa di un mainstream musicale asservito alle logiche del digitale e dell’usa-e-getta, a Sanremo non mettono più piede da anni. Ma continuano, invece, per fortuna ad avere i calendari pieni di concerti per questa o quella sagra, festa di paese, fiera, meeting, convention. Tournée estive e teatrali incluse.

Amadeus, tu sai in cuor tuo di esserti piegato a prevedibili logiche modernistico-televisive che di musicale non hanno nulla. Di audience, vedremo. Di non esserti affatto comportato scientemente e con gratitudine verso quei beniamini tuttora pietre miliari della nostra canzone che hanno ancora molto da dire e da dare, seppur dimenticati dalla discografia ufficiale. Che anche tu ascoltavi da piccolo, proprio come me. Come noi. Come i più in questo Paese ormai allo sbando, comprese le canzonette.

Che non sei stato accorto nell’aver voluto dare spazio, su ben 26 posti disponibili, a un “buon” ‘80% di personaggi (perché chiamarli artisti è improprio) che con la Canzone Italiana, quella che Sanremo graniticamente dovrebbe rappresentare, non c’entrano proprio niente. Sfido qualunque Pro Loco o comitato dei festeggiamenti ad acquistare una data di tutti questi giovani travestiti da “Campioni”: con buona pace di tutto quell’indotto in gravissima crisi del dietro le quinte. Quel backstage affamato e fermo da circa un anno che, grazie a nomi nazionalpopolari e di chiara e riconosciuta fama avrebbe quantomeno potuto sperare, oltre che in un ritorno alla normalità, magari pure di guadagnare qualcosa a partire dalla primavera in poi.

Sanremo 2021? No, certo che no. Semmai una riedizione invernale tout court di “Castrocaro”. Un “Festival delle Nuove Proposte” con qualche superospite italiano ingiustamente messo in gara alla pari di giovani: realmente anonimi per la stragrande maggioranza del popolo italiano.

La sola categoria presente nella Città dei Fiori è quella degli “Emergenti”. E da un “Professionista” come te, tutto ci si poteva aspettare, tranne che uno scivolone del genere. Aspettiamo tempi migliori. Avanti il prossimo! (Amadeus, mi riferisco al tuo successore).





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