L’impianto nucleare Iter dopo mesi di ritardo ed uno stallo che sembrava impedirne la realizzazione pratica, è tornato lungo la probabile strada del successo. Si tratta, a conti fatti, del più importante e costoso progetto energetico green che l’intero mondo (o quasi) si impegnato a produrre, al punto che negli anni Europa, Stati Uniti, Russia, India, Corea del Sud e Giappone hanno investito una cifra vicina ai 25 miliardi di euro.
L’impianto Iter, che dovrebbe produrre un giorno energia nucleare, sta sorgendo a Cadarache, nella Provenza francese ed è da circa la metà degli anni ’80 che se ne parla, al punto che molti hanno supposto sia, in realtà, irrealizzabile. Tuttavia, la nuova guida della costruzione del progetto è stata recentemente affidata a Pietro Barabaschi, affiancato dal suo braccio destro Sergio Orlandi, che sono intenzionati a tirare fuori dal profondo baratro l’impianto nucleare Iter. La ragione per cui ben 35 paesi (Italia ovviamente inclusa) hanno deciso di scommettere sul progetto è che potrebbe rivoluzione la produzione di energia green, abbandonando la fissione degli atomi pesanti a favore di una produzione esente da emissioni e, soprattutto, scorie nucleari complicate da smaltire.
Cos’è e come funzionerà l’impianto nucleare Iter
L’impianto nucleare Iter, d’altronde, è mastodontico e si estende su ben 420mila metri quadrati. Non a caso sarà il più grosso ed importante impianto produttivo energetico, con una capacità stimata attorno ai 64mila megavolt ampere, generati dai suoi 32 convertitori energetici, dei quali uno solo sarebbe sufficiente a garantire energia elettrica ad una città come Genova, nel corso della notte.
L’assunto da cui parte l’impianto nucleare Iter è quello di superare la complicata, costosa ed inefficiente fissione degli atomi, che ha il grande svantaggio (oltre all’insicurezza apparente) di lasciare enormi quantità di scorie nucleari complicate da smaltire. L’impianto, che in una prima fase avrà solo il compito di dimostrare la fattualità dell’idea di partenza, senza produrre energia, funzionerà a fusione. Il reattore nucleare di Iter, infatti, scalderà fino a 150 milioni di gradi deutrino e trizio, creando plasma. Questo permetterà, poi, la fusione dei nuclei atomici degli isotopi dell’idrogeno, che liberando elio ed energia sotto forma di neutroni, genereranno vapore, il quale alimenterà una turbina elettrica. Insomma, un processo teorizzato e testato su piccola scala (peraltro dallo stesso Barabaschi in Giappone) e che permetterà di produrre energia senza scorie o emissioni di alcun tipo.
Il salvataggio italiano del progetto Iter
Insomma, allo stato attuale non è ancora possibile immaginare quando e se l’impianto nucleare Iter entrerà veramente in funzione, ma è certo che i due capi progettisti sono determinati a fare del loro meglio. “L’obiettivo”, spiega Barabaschi al Sole 24 Ore, “è dominare la fusione termonucleare in modo continuo. Sappiamo che la fusione è possibile e che si può ottenere più energia; ma non sappiamo se riusciremo a sostenere questa reazione in modo continuativo”.
Non si sa neppure se l’impianto nucleare Iter sarà “economicamente conveniente“, ma secondo Barabaschi sarà una valutazione che verrà fatta più avanti dalle utilities, “coloro che devono produrre energia”. Orlandi, d’altronde, è certo che il loro apporto e supporto “sta riportando in vita il progetto”, dopo una stagione di mala gestione ad opera di Bernard Bigot. I costi, spiega, erano fuori controllo “e la regola che ci siamo dati è quella dell’assoluta trasparenza”. La loro scelta per l’impianto nucleare Iter, infatti, è stata coraggiosa, perché dopo aver contenuto i costi, “abbiamo cercato di recuperali, abbiamo dato una logica ai contratti, dando loro uno scopo tecnico”.